L’opposizione attacca Prodi: «Così offende il Parlamento»

Telecom, lettera del centrodestra al presidente del Senato Marini. Fini: «Grave arroganza del Professore». Schifani: «Viola la Costituzione»

Fabrizio de Feo

da Roma

Romano Prodi mette nero su bianco il suo «gran rifiuto» a comparire in Senato per riferire del caso Telecom. E lascia al ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, il compito di sostituirlo nel dibattito che si terrà oggi nell’aula di Palazzo Madama. Una scelta che accende la rabbia della Casa delle libertà, compatta nella condanna dello «sgarbo» inflitto dal presidente del Consiglio alle istituzioni. Ma anche decisa a reagire attraverso formali iniziative politiche, come la lettera di protesta con cui i capigruppo del centrodestra al Senato chiedono a Franco Marini quali iniziative intenda prendere per tutelare la volontà dell’assemblea che, nella maggioranza dei suoi componenti, si è espressa per avere Prodi in aula. Marini che, in serata, risponde solo ratificando l’assenza del premier a Palazzo Madama.
Il fuoco di dichiarazioni che si alza contro il Professore è fittissimo. E al coro partecipano tutti i big del centrodestra, senza distinzioni o timidezze. «È gravissimo che Prodi non si presenti in Senato contro una decisione presa da una maggioranza diversa dalla sua» dice Gianfranco Fini. Sulla vicenda Telecom il premier «non ha chiarito proprio nulla e continua ad essere arrogante nei confronti del Parlamento» perché «si rifiuta di prendere atto che la sua maggioranza è stata battuta». Altrettanto vibrante è la presa di posizione di Forza Italia che, con Renato Schifani, si attesta su tonalità simili a quelle del leader di An. «La decisione di Prodi rappresenta un’offesa al Senato e una palese violazione della Costituzione» attacca il presidente dei senatori azzurri. «Il presidente del Consiglio non ha chiarito nulla e dimostra di avere paura di palazzo Madama». Durissima anche l’azzurra Isabella Bertolini. «Sul ponte di Prodi sventola bandiera bianca. Il Professore si è arreso, ammettendo di fatto responsabilità nel torbido affare Telecom. Quindi ha mentito. E chi mente se ne deve andare». Mentre il presidente degli europarlamentari azzurri, Antonio Tajani, chiede conto al presidente del Consiglio dell’annullamento del suo discorso al Parlamento europeo previsto per la sessione di metà ottobre.
Non manca all’appello neppure la voce di Roberto Calderoli che definisce Prodi «indegno di fare il presidente del Consiglio». «Sappiamo che fa di tutto per evitare il Senato, dove, non solo sono incerti i numeri della maggioranza, ma è prevalente la corrente di maggioranza che avrebbe preferito che Telecom diventasse preda di “media-coop“» attacca il vicepresidente di Palazzo Madama. «Ma prima o poi Prodi dovrà venirci in Senato e sapremo come accoglierlo, anche se gli artigli dell’opposizione fanno meno paura dei canini rossi». L’offensiva del Carroccio è rafforzata dai poster che la delegazione della Lega distribuisce a Strasburgo agli europarlamentari. Lo slogan stampato sopra è secco e ironico: «Mr.Prodi wanted by European Parliament». E a testimonianza della compattezza dell’opposizione sul caso Telecom arriva anche la dura condanna del comportamento del premier firmata dal segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa.

«Le parole di Prodi sono gravissime, perché in Senato c’è stato un voto che ha richiesto la sua presenza. Peraltro Prodi non ha chiarito assolutamente nulla della vicenda Telecom. Il presidente del Consiglio ricordi che il Parlamento rappresenta l’Italia e porti maggiore rispetto per il Senato».

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