L’Ottocento in Accademia

Pier Luigi Gardella

È stata inaugurata presso il Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti la mostra «Ottocento in Accademia - Tradizione & Rinnovamento». Alla cerimonia d'inaugurazione, tenuta dal presidente dell'Accademia Giancarlo Piombino, con il conservatore del museo Giulio Sommariva ed il direttore Raimondo Sirotti, presente un folto pubblico, sono intervenuti il sindaco Pericu e l'assessore Regionale Morchio. Dopo l'introduzione di Piombino che ha evidenziato il collegamento della Mostra alle celebrazioni mazziniane della città, il conservatore Sommariva ha delineato le caratteristiche dell'esposizione, che offre una rivisitazione in chiave nettamente ottocentesca dei capolavori conservati al Museo dell'Accademia; un periodo nel quale l'istituzione rivestiva un ruolo determinante nel contesto culturale e artistico genovese. Suddivisa in tre parti, nei tre locali distinti che comprendono il salone di facciata del palazzo, così come era stato progettato dall'architetto Carlo Barabino, la mostra offre al visitatore un'immagine di quella che era l'Accademia di belle arti con il suo museo ai tempi di Mazzini, o meglio, quando la famiglia di Mazzini viveva a Genova; una raccolta di opere sicuramente vista dalla madre di Mazzini, che, in una sua lettera al figlio, raccontava di aver visitato.
Tre parti distinte, si diceva. Una prima sezione con i celebri ritratti di esponenti dell'arte genovese tra i quali spiccano l'autoritratto di Giuseppe Isola ed il ritratto di Tammar Luxoro eseguito dal figlio Alfred, avuto in prestito dalla Galleria d'arte moderna di Nervi. Due dipinti che racchiudono anche i contenuti della mostra: la «tradizione» con Giuseppe Isola ed il «rinnovamento» con Tammar Luxoro. Nella seconda sezione, che raggruppa anche dipinti a carattere sacro e mitologico, è ricostruita un'aula dell'Accademia, con le opere degli allievi ed i loro strumenti di studio, così come poteva essere a metà Ottocento. Ed il rinnovamento, con le opere di Luxoro, Rayper e Scanzi per citare solo alcuni tra gli autori presenti, è racchiuso nella terza sezione, che comprende anche opere per la prima volta esposte al pubblico. Ed una novità, ha sottolineato Sommariva, è il ritorno all'Accademia della celebre scultura di Scanzi, «L'orfanella» dimenticata per decenni in un corridoio dell'assessorato alla cultura del Comune, e che oggi torna finalmente nella sua sede primitiva, dalla quale era stata ritirata dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale.


Un allestimento molto indovinato, sia per la scelta dei quadri che per la loro collocazione, in un ambiente dove nelle pareti prevale un tenue colore rosso, scelto personalmente dal presidente Piombino e dal direttore Sirotti. Se un appunto si può fare è la scarsa leggibilità delle pur eleganti targhe didascaliche, che costringono a contorsionismi surreali per poterne decifrare i contenuti.

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