L’Ue al governo: questa Finanziaria non basta

Fabrizio Ravoni

da Roma

Il linguaggio è quello diplomatico. I toni, meno. Joaquin Almunia, questa volta, preferisce non ricorrere a un portavoce per far conoscere il proprio pensiero. Lo mette nero su bianco. La scelta del governo di ridurre del 15% la manovra per il 2007 (da 35 a 30 miliardi) non piace alla Commissione europea. E non può essere altrimenti. Anche se non lo dice in modo esplicito, la scelta, infatti, va contro lo spirito del Patto di stabilità. Ne consegue che il comunicato di Almunia è un chiaro invito a Padoa-Schioppa e Prodi a tornare sui propri passi. E oggi al Consiglio dei ministri, il titolare dell’Economia illustrerà le linee guida della prossima finanziaria.
A spingere verso un ripensamento è anche l’agenzia di rating Fitch. La riduzione della finanziaria viene giudicata «deludente». E il rating del Paese «rimane sotto implicazioni negative». Per una serie di analisti interpellati da Reuters, poi, aumentano i rischi per un downgrade (declassamento) del debito pubblico italiano. Intanto, salgono i tassi sui titoli pubblici.
La nota di Almunia è come se fosse un appunto al governo italiano, con la quale ricorda gli elementi essenziali del Patto di stabilità. Elementi che il governo si accingerebbe (con il taglio della manovra) a violare. Tanto per cominciare, invita (ma, forse, è meglio dire ammonisce) il governo a non cavalcare gli effetti fiscali prodotti dalla ripresa economica per ridurre l’entità della legge finanziaria.
Al contrario - ricorda il commissario europeo - nei periodi di buon andamento della congiuntura devono essere rafforzati gli sforzi di risanamento. «È importante approfittare - scrive Almunia - della ripresa economica per accelerare il consolidamento delle finanze pubbliche, in modo da evitare di incorrere nuovamente in una violazione del Patto di stabilità» Il Patto, infatti, prevede che si può sfondare il tetto del 3% in casi eccezionali, quando - per esempio - l’economia attraversa una fase di recessione (quantificata in una riduzione del Pil del 2%). In Italia il Pil sta crescendo oltre le previsioni.
A Padoa-Schioppa che, da Telese, aveva annunciato che il governo conta comunque di rispettare l’obbiettivo di scendere sotto un rapporto del 3% nel 2007, Almunia dice di «sentirsi costretto a ricordare che mettere ordine nelle finanze pubbliche non vuol dire limitarsi a una correzione del deficit sotto il 3%, specialmente se il debito pubblico supera il 100% ed i tassi sono in ascesa». Come a dire che se l’obbiettivo del 3% viene raggiunto grazie a maggiori introiti fiscali determinati dalla maggior crescita, è solo un obbiettivo numerico e non indica il risanamento finanziario. Insomma, una vera e propria doccia fredda per il governo che proprio oggi dovrà discutere di conti pubblici al Consiglio dei ministri. E ieri Padoa-Schioppa ha incontrato Prodi forse per anticipargli la relazione di oggi.
Ma le docce fredde per il governo non finiscono qui. Le spaccature all’interno della coalizione vengono viste con preoccupazione dalle agenzie di rating e dagli analisti finanziari. Fino al punto che l’agenzia Ficth esce allo scoperto e giudica poco incoraggiante la scelta del governo di tagliare del 15% la manovra per il 2007. Con la conseguenza che il rating sul debito pubblico italiano «resta sotto osservazione con implicazioni negative».
Alla base del giudizio l’atteggiamento della maggioranza nei confronti della legge finanziaria. «L’aggiustamento (cioè il passaggio da 35 a 30 miliardi della manovra) appare come una sorta di negoziato condotto tra i partner della coalizione». Una scelta che Fitch giudica «un po’ deludente e poco incoraggiante».
Atteggiamento analogo arriva dagli analisti consultati dall’agenzia Reuters. Per tutti l’ammorbidimento della manovra viene giudicato un messaggio negativo che l’Italia dà ai mercati. Con la conseguenza che il rischio di downgrading da parte delle agenzie di rating è sempre più probabile.
Un rischio non secondario, visto anche l’andamento dei tassi. Nelle ultime aste dei titoli pubblici sono aumentati. E con essi aumenterà la spesa per interessi e, quindi, il deficit.


Per queste ragioni, ancorate sull’andamento dei mercati e sull’atteggiamento delle agenzie di rating, Almunia decide di mettere nero su bianco le proprie osservazioni. Osservazioni che saranno argomento di discussione nel prossimo Ecofin informale di Helsinki, in programma fra una decina di giorni.

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