L’ultima partita padana: derby con «Roma ladrona» per la Domenica sportiva

Tutte le vie portano a Roma, specie quelle della Rai. Il trasloco pare imminente e pressoché sicuro: la Domenica sportiva, storica produzione della Rai milanese, passerà l’estate baciata dal ponentino che accarezza il Tevere e er Cuppolone, tanto per rimarcare che la Tv di Stato è cosa di Roma e le sedi decentrate sono, appunto, decentrate. Colpa degli eventoni sportivi che si sommeranno tra giugno e luglio, coi Mondiali di calcio, il Giro d’Italia e la Formula Uno, non certo imprevedibili ancorché in calendario da qualche annetto, ma comunque troppa roba, devono pensare a Viale Mazzini, per lasciarla alla smilza redazione di Corso Sempione. Saputo del prossimo «scippo», la Lega nord - che ha le antenne lunghe nella Rai di Milano-, ha lanciato l’allarme, con l’eurodeputato milanese Matteo Salvini. Il dubbio del Carroccio è che Milano venga penalizzata, paradossalmente, per via di un suo punto di forza: la capacità di produrre con un numero ristretto di risorse. Perché proprio l’esiguità dell’organico di Corso Sempione sarebbe il motivo del trasloco del programma da Milano a Roma. «Troppi pochi giornalisti nella sede di Milano? Facile averne tanti se la Rai di Roma non è un’azienda televisiva che vive nel mercato ma un “assumificio”» contesta Salvini. Va detto che lo «scippo» del celebre programma (prodotto a Milano da una cinquantina d’anni) sarebbe solo temporaneo, legato alla contingenza di un’estate densa di appuntamenti di sport, dopo la quale la Domenica sportiva tornerebbe in Lombardia. Ma il tema rimane. Perché, si chiede la Lega, non rafforzare la sede milanese (come pure quella di Torino o Bologna o Napoli) in modo strutturale, invece di lasciarla sguarnita e sottrarle, aggiungendo al danno la beffa, le produzioni importanti nei momenti di massima visibilità? Anche perchè di idee alternative al «sacco» romano ce ne sarebbero. Davide Caparini, deputato della Lega e segretario della Vigilanza Rai, ne ha qualcuna. «Si potrebbero usare le forze della TgR lombarda, ricordo che a Torino chi segue la Juventus è un giornalista proprio della TgR Piemonte. Oppure pensare ad una forma di outsourcing con le tv locali lombarde. Altrimenti ogni occasione è buona per mortificare Milano, che tra l’altro ha una specifica competenza sullo sport, come dimostra il prossimo lancio, proprio qui, di nuovi canali sportivi Rai sul digitale terrestre. Del resto non sarò un caso se Mediaset e Sky hanno le redazioni sportive a Milano e non a Roma, no?».
La battaglia del Carroccio peraltro non è isolata, e non sorprende nemmeno più, in questa nuova veste «operaista» della Lega, che si registri una sintonia perfetta con la sensibilità dei sindacati Rai di Milano.

«É vero, siamo molto sacrificati rispetto alla sede centrale di Roma, facciamo il doppio del lavoro e le promesse di avere nuove forze sono rimaste sempre soltanto promesse» dice Andrea Corbella, della Rsu di Corso Sempione. Dunque una domanda: sono i sindacati «rossi» ad essere diventati filo-leghisti o è la Lega che ormai ha rubato la scena ai defunti partiti dei lavoratori?

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