«L’ultimo hutong» di Gregotti La Cina tra passato e futuro

Salvare la Cina da una catastrofe ambientale è diventata una sfida mondiale: «Dall'urbanistica alla demografia fino ai problemi legati all'ecologia, questa grande nazione rischia con la sua mutazione di azzerare valori millenari. Questo vale anche per la sua architettura futura», spiega lo storico dell'architettura Vittorio Gregotti nel suo libro L'ultimo hutong (Edizioni Skira, pagg. 140, euro 19,50), dopo dieci anni di lavoro in Cina. Lo Studio Gregotti&Associati ha progettato l'intera città di Pujiang, 100mila abitanti, che sta per essere completata per l'Expo del 2010; progetto premiato anche in considerazione della salvaguardia di un elemento architettonico locale peculiare: le ville tradizionali a cortile chiuso, «hutong» appunto. La difficoltà della Cina è quella di esprimere una sintesi feconda della propria tradizione e, paradossalmente, la modernità sembra essere più antica del maoismo. Shanghai ne è la prova. La sua dimensione esplode negli anni tra le due guerre del '900: negli anni Trenta verrà soprannominata la Parigi d'Oriente. Secondo Gregotti l'attuale modernizzazione si scontra con le tonnellate di emissioni a carico dell'industrializzazione.

Il sinologo tedesco Richard Wilhelm già nel 1925 scriveva: «Riscoprire i linguaggi, i valori, le forme e i luoghi adatti per ospitare l'anima antica della Cina è una missione dell'architettura del XXI secolo che non ha solo una dimensione estetica. Sono in gioco la pace sociale, la qualità della vita, la dignità umana, la salvezza dell'ambiente e il futuro del pianeta».

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