L’ULTIMO OLTRAGGIO

Le scritte anarchiche di Torino «Calabresi assassino, Pinelli assassinato. Nessuna pace con lo Stato» dimostrano che, almeno nelle teste d’una minoranza d’esaltati, gli anni di piombo non sono alle nostre spalle. Appartengono alla realtà dell’Italia d’oggi. Non è necessario aggiungere che esprimiamo solidarietà di colleghi e di amici a Mario Calabresi che da poco dirige La Stampa, e che è costretto a misurarsi con una sorta di truce sfida, lanciatagli dalle tenebre dell’odio. Si dirà che gli antagonisti fuori legge e fuori di testa sono entità trascurabili nel panorama sociale e politico del Paese. Vero. Sono schegge impazzite. Per questo propendo a dare più importanza a messaggi e proposte che vengono considerati razionali, che parlano di pacificazione, ma che in buona sostanza accreditano ipocritamente la stessa tesi che gli anarchici declamano con selvaggia violenza.
Paolo Cento, esponente di Sinistra e Libertà (ebbe con Prodi incarichi governativi) approva l’invito di Giorgio Napolitano alle vedove di Pinelli e di Calabresi. Approva perché il Capo dello Stato «ha risarcito moralmente ed istituzionalmente la figura dell’anarchico Pinelli». Ossia ha dato il suo avallo alla versione secondo cui Pinelli fu ucciso. Non una parola di rispetto se non di compianto per l’assassinato - al di là di ogni ragionevole dubbio - Luigi Calabresi. Stabilito questo Cento chiede «una discussione seria su un provvedimento di amnistia per tutti i protagonisti della lotta armata a sinistra come a destra». Ecco dunque lo stimolo che la solenne celebrazione del giorno della memoria ha dato a molti esponenti della politica: un definitivo colpo di spugna, la cancellazione della memoria sulla scia del giorno che dovrebbe invece consolidarla.
La sollecitazione per un’amnistia è venuta, oltre che dalla sinistra, anche dal Presidente emerito Francesco Cossiga. Di lui non si sa bene dove stia ideologicamente. Si sa invece benissimo che il suo proposito è stupire. Tanto che, invocando l’amnistia, ha precisato - diversamente da Cento - che «essa dovrebbe escludere naturalmente i terroristi neri». Chiestogli perché ha risposto: «Perché quelli neri sono mascalzoni e quelli rossi mancati rivoluzionari». Un ok cossighiano alla teoria secondo cui il comunismo, fossero anche state 100 milioni le sue vittime, era migliore del nazismo in quanto aveva un buon fine, la redenzione del proletariato.
Nonostante il parere di Cossiga - o da esso confortati - molti esponenti politici - alcuni anche del Pd, come Olga D’Antona - si dichiarano ostili all’amnistia. «I tempi non sono maturi. Ci sono gli irriducibili che dalle carceri portano avanti le loro ideologie distruttive».
Io credo che i tempi non siano mai maturi per provvedimenti di clemenza indiscriminati che rimettono in libertà prima del tempo gli autori di crimini atroci; che demoliscono del tutto la già traballantissima certezza della pena; che recano offesa agli innocenti che per quelle feroci esecuzioni sono da anni sottoterra; e infine perché finirebbero per dar credito alla leggenda secondo cui la «rivoluzione» - Cossiga dixit - ebbe caratteri di legittimità, fu la reazione di cuori intrepidi alla repressione del potere. Giusto riconoscerlo ufficialmente.
Cosicché Cesare Battisti si atteggia a perseguitato. «Non andrò in Italia, non arriverò vivo in Italia, ho troppa paura». Ha ragione lui. In ogni angolo di strada della Penisola sono appostati plotoni d’esecuzione, la legge da noi è nota per la sua implacabilità. Solo scriteriate come Petra Krause e Silvia Baraldini potevano preferire la detenzione in Italia a quella in Svizzera o negli Usa. Si calmi, Cesare Battisti. Non gli basta d’essere terrorista, vuol anche prenderci in giro.
La voce di un altro Presidente emerito si è aggiunta a quella di Cossiga. Oscar Luigi Scalfaro spiega che per parlare di amnistia «ci vorrebbe prima la verità sugli anni dello stragismo».

Decine di processi in vari gradi di giudizio, con motivazioni di migliaia di pagine, non sono dunque stati sufficienti? Davanti a quale organismo e con quali procedure si dovrebbe rifare tutto da capo, per qualche decina d’anni a venire? Quante idee. Cui mi pare sensato contrapporne una sola, semplice e facile. Si osservi la legge. Si eseguano le sentenze. Senza accanimenti contro i vivi e senza oltraggio per i morti.

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