L’ultimo pasticcio: sparite 122mila schede

L’Unione: «Pressioni indebite». Bondi (Fi): «Si potrebbe studiare un accordo istituzionale alto»

Adalberto Signore

da Roma

Ieri l’appello unitario alla Corte di Cassazione affinché si prenda tutto il tempo necessario per verificare «nel modo più accurato possibile» il risultato elettorale. Domani le mozioni e i ricorsi, ai singoli uffici elettorali delle Corti d’appello e pure alla Cassazione e agli uffici competenti di Camera e Senato, per tenere sub iudice la vittoria dell’Unione («non lo escludiamo», si limita a dire Sandro Bondi).
La strategia della Casa delle libertà, limata ieri da Silvio Berlusconi in una lunga riunione a Palazzo Grazioli, non prevede sconti. Soprattutto finché dal centrosinistra continueranno ad arrivare segnali negativi sul fronte del dialogo. Così, mentre si rifiniva il comunicato congiunto che di lì a pochi minuti Bondi avrebbe letto nel parlamentino di via del Plebiscito «a nome di tutti i partiti della Cdl», i tecnici di Forza Italia già buttavano giù l’elenco delle circoscrizioni elettorali su cui concentrare le contestazioni. E un primo assaggio è già arrivato, con un ricorso presentato all’ufficio circoscrizionale della Corte d’appello dell’Emilia Romagna in cui si chiede che sia «terminata la verifica dei dati elettorali su tutte le oltre 4.200 sezioni che sono state» esaminate perché ci sono «numerose anomalie e discrepanze» tra le tabelle e i verbali.
Un’offensiva, quella della Cdl, che si preannuncia su più fronti. Con due cavalli di battaglia: una sorta di prova del nove tra il numero complessivo di votanti e la somma di voti validi, schede bianche, nulle e contestate («mancano all’appello 122mila voti», dice Elio Vito) e le «molte irregolarità segnalate» nel voto degli italiani all’estero (oggi da Bruxelles Antonio Tajani chiederà a nome di Forza Italia che la Cassazione non promulghi il risultato se non dopo «rigorosi controlli»). Ma sul tavolo c’è anche la querelle sull’apparentamento con l’Unione della Lega Autonomia Alleanza Lombarda, il voto della circoscrizione Trentino Alto Adige (che, dice Paolo Guzzanti, per le sue caratteristiche di tutela delle minoranze linguistiche, «non andrebbe sommato al resto d’Italia») e il fatto che le schede bianche della Camera sono 40mila in più rispetto al Senato nonostante i votanti siano quattro milioni di meno. Tutti punti che, spiega Guzzanti, potrebbero essere riassunti in un documento di Forza Italia («che potrebbe essere presentato alla Cassazione») di cui si è parlato a lungo nella riunione di ieri, anche alla presenza del ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Che, però, in una nota ufficiale del Viminale precisa di «non essere a conoscenza né diretta né indiretta di alcun documento».
Di certo, c’è che sulla questione del conteggio il premier continua a raccomandare ai suoi fermezza, «perché uno scarto dello 0,6 per mille è troppo risicato per non verificare nel dettaglio ogni passaggio». Così, durante la riunione a Palazzo Grazioli, Berlusconi decide di coinvolgere anche gli alleati, per dare un’immagine di compattezza ma pure per lanciare un messaggio chiaro a Romano Prodi che, dice Bondi, ha voluto fare «una forzatura istituzionale» attribuendosi la vittoria. Dal centrodestra - è questo il senso della conferenza stampa congiunta con il coordinatore di Forza Italia Bondi, il portavoce di An Andrea Ronchi e il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione - nessun tentennamento. E pure la Lega, assente perché impegnata a Milano nel Federale, è d’accordo. Così, mentre dalla Cassazione filtra che i risultati «ufficiali e definitivi» potrebbero arrivare già oggi (con tanto di soluzione al lodo Calderoli), la Cdl accelera. E punta il dito contro quelle Corti d’appello che hanno soddisfatto «l’esigenza di concludere rapidamente i lavori a scapito della puntualità dei controlli e dei conteggi». Perché - si legge nella nota congiunta - «avevamo chiesto ripetutamente che il conteggio ufficiale avvenisse attraverso la verifica di tutti i documenti in possesso delle Corti, con il raffronto tra le tabelle di scrutinio e i verbali». Sul fronte del voto all’estero, invece, scende in campo Mirko Tremaglia, il ministro padre della legge. Che annuncia per oggi il deposito in Cassazione del «materiale comprovante tutte le irregolarità in modo che la Corte possa avviare un’indagine». L’Unione attacca e parla di «pressioni indebite» (anche se solo una settimana fa era il responsabile Giustizia dei Ds Massimo Brutti ad appellarsi al «serio» giudizio dei magistrati).
Dunque, un vero e proprio muro contro muro. Con l’obiettivo di logorare Prodi e avviare quel dialogo cui aveva aperto Massimo D’Alema. Sintetizza Buttiglione: «Qualcuno ha alzato la voce chiedendo di fare in fretta, noi chiediamo di fare bene». Eloquente Bondi: «Domani non ci potrà essere alcun pronunciamento della Cassazione». Poi il messaggio al Professore sul dialogo: «Spero che in politica ci siano persone responsabili, avvedute e lungimiranti.

Se un uomo politico non prende atto della realtà, potrebbe combinare dei grossi guai». Concetto ribadito in un’intervista a Famiglia Cristiana: «Si potrebbe studiare un accordo istituzionale alto, con Prodi a Palazzo Chigi e Berlusconi al Quirinale. O viceversa».

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