L’Unione cambia i «piloti» di Alitalia e Ferrovie

Alla compagnia aerea si profila il ritorno di Mengozzi

Gian Battista Bozzo

da Roma

Il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi preannuncia il benservito a Giancarlo Cimoli ed Elio Catania. La decisione del governo sui vertici di Alitalia e Ferrovie dello Stato arriverà entro l’estate, comunica Bianchi alla commissione Trasporti della Camera. Nella stessa audizione, il ministro conferma che il ponte sullo Stretto di Messina non si farà e che per la decisione sull’alta velocità (o forse «capacità») ferroviaria Torino-Lione i tempi saranno biblici. In ogni caso il governo, dice Bianchi, non fornirà una risposta alla commissione Ue entro il 4 luglio, come aveva richiesto il commissario Loyola de Palacio. «Quel cantiere non riaprirà più», conferma il sottosegretario all’Economia Paolo Cento.
Per i vertici di Alitalia e delle Fs è, dunque, solo questione di tempo. «Stiamo concludendo l’istruttoria su queste aziende, e la gestione non appare brillantissima. I numeri parlano chiaro, con uno sbilancio di 1,8 miliardi per le Ferrovie e un rosso stimato di 5-600 milioni per Alitalia a fine anno», spiega Bianchi alla Camera. Il ministro dei Trasporti cerca di coprire l’operazione di spoil con la foglia di fico dei piani industriali: «L’ipotesi che ho avanzato a Prodi - dice - è di parlare di nuovi vertici contestualmente al risanamento economico e ai piani industriali. Gli eventuali nuovi manager dovranno essere dotati - aggiunge - di un mandato con precise linee di indirizzo». Per quella che fu la compagnia di bandiera si parla di un ritorno illustre, quello di Francesco Mengozzi, al posto di Cimoli. In alternativa, si fanno i nomi di Gianni Sebastiani (anche lui ex Alitalia) e di Giorgio Zappa.
Bianchi non è soltanto molto critico sulla gestione dell’Alitalia, ma anche perplesso sulle prospettive di alleanza. «Bisogna intervenire subito, per fermare - osserva Bianchi - la deriva lenta ma inarrestabile della compagnia. Non basta sostituire un presidente con un altro. Alitalia dovrebbe recuperare l’accordo con Air France e Klm, ma mi chiedo se oggi questo sia risolutivo». E non mancano rilievi negativi, da parte del ministro, sulla gestione delle Ferrovie: «Perdono soldi e offrono un cattivo servizio: l’unico motivo per cui le Fs stanno lì è di soddisfare le esigenze degli utenti, altrimenti - attacca il ministro - è meglio che chiudano». La rivoluzione dei vertici ferroviari potrebbe coinvolgere, oltre al presidente e amministratore delegato Catania, anche l’ad di Trenitalia Roberto Testore. Al posto di Catania potrebbe essere nominato Mauro Moretti (ma l’ex sindacalista è responsabile di Reti ferroviarie italiane, non certo esenti da critiche). In alternativa, si parla di Vito Gamberale o dell’ex ragioniere generale Andrea Monorchio. Per Testore si è speso, presso Prodi, Luca di Montezemolo: basterà?
Spoil system a parte, l’audizione parlamentare di Bianchi offre numerosi altri spunti. Ad esempio il «no», ormai definitivo, al ponte sullo Stretto di Messina. La teoria del ministro è che il corridoio 1 Berlino-Palermo si possa comunque chiudere con l’«intermodalità strada-ferrovia-mare» (in parole povere coi vecchi traghetti). Quanto alla Tav sulla Torino-Lione, Bianchi non ritiene «impegnativa» la data del 4 luglio, fissata dal commissario de Palacio, per una risposta del governo italiano: «Non ci sono mai scadenze così tassative: diremo a Bruxelles che stiamo discutendo, i soldi ci sono lo stesso». Ma Paolo Cento, uno dei vice di Padoa-Schioppa all’economia, aggiunge sicuro: «Quel cantiere non riaprirà mai più».

E Angelo Sanza, capogruppo di Forza Italia in commissione Trasporti, attacca: «Il no del ministro al ponte è grave. Più equivoca, e comunque inaccettabile, la trasformazione dell’alta velocità in alta capacità in Val di Susa: l’Italia resterà esclusa dalle grandi reti».

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