L’Unione rimpiange già i girotondi

I conti con il "movimentismo di protesta"

L’Unione rimpiange già i girotondi
Roma - Si potrebbe dire che chi di comicità ferisce, di comicità perisce. E così, improvvisamente, il centrosinistra si sente ferito dal «movimentismo di protesta», scopre l’indigazione contro «l’antipolitica», contro «il turpiloquio», «il qualunquismo», l’evocazione di «sentimenti beceri». Persino l’ex direttore di un brillante giornale satirico come Cuore, Michele Serra, sulla prima pagina di La Repubblica si è accigliato: «È roba da Bagaglino». E subito dopo ha aggiunto quello che molti nei Ds pensano: «Già altri movimenti impetuosi sono finiti in niente dopo avere riempito piazze e giornali e telegiornali».

Insomma: Adda passà a’ nuttata. Ma intanto il beppegrillismo impazza, le Feltrinelli esauriscono il libro dello showman e il suo sito si blocca perché supera i due milioni di contatti. Certo, dalla manifestazione del Palavobis (decennale di Mani pulite) a quella dell’Auditorium (contro la soppressione del programma di Sabina Guzzanti, Raiot) ai Girotondi di Nanni Moretti, fino al «Vaffa-day», il salto è abissale (non a caso ieri Pancho Pardi si arrabbiava per la battuta di Grillo su Nanni Moretti).

Tutto cambia per due motivi: il primo è che Beppe Grillo spara a 360 gradi, ma soprattutto contro il governo (ovvero contro l’Unione). Archiviando l’antiberlusconismo militante che era motore primo delle altre mobilitazioni. Il secondo è che stavolta non ci sono le cautele e il dialogo e i contatti di una costola di sinistra dissidente che vuol riformare la sinistra ufficiale (ma ci dialoga). Stavolta l’attacco è feroce e non risparmia nessuno. Piero Fassino invitava Moretti ai convegni, da Grillo riceve solo dei «vaffa». Walter Veltroni viene dipinto da Grillo come «il leader di un partito che non esiste, uno che dice tutto e il contrario di tutto». Giuliano Amato liquidato come «un nano che faceva da cassiere a Craxi». Le migliori prove di questo salto di qualità e dei suoi effetti sono la defezione in extremis della conduttrice Milena Gabanelli e il forfait dell’assessore di centrosinistra Libero Mancuso, spaventato da un video di critica sulla legge Biagi. Ieri Grillo rispondeva da par suo: «Nessuno ha offeso la memoria di Biagi, ho solo criticato le leggi sulla precarietà. Gli intellettuali con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra hanno evocato il qualunquismo, il populismo, la demagogia. Uno con la barba ha citato, lui può farlo, Aristofane per spiegare il V-day. Lui può farlo».

A ben vedere ci sono solo tre persone che hanno partecipato a tutte le diverse incarnazioni del «movimentismo di protesta»: due giornalisti come Marco Travaglio e Massimo Fini e un’artista come Sabina Guzzanti. Eccetto loro è cambiato tutto. La platea dei girotondi poggiava su una intelaiatura di borghesia illuminata colta e progressista, all’Auditorium erano accorsi intellettuali dello spettacolo e tele-indignati. Nei girotondi, un pugno di illuminati chiamava la piazza a raccolta. Adesso la rivoluzione la fanno i gruppi dei Meetcom «Beppe Grillo», internauti in erba, età media 30 anni. Sui loro siti si trovano 8mila foto dei meetcom cittadini: 200, in Italia, che organizzano 50mila persone. Il girotondini si passavano parola con i messaggetti telefonici, questi corrono lungo il tam-tam di un sito.

Uno dei principali coordinatori del movimento, Marco Canestrari, ha solo 24 anni.

Ed è illuminante l’autorappresentazione di Stefano, 23enne studente di architettura, raccolta da Gianluca Simonetti su La Stampa: «Non leggo i giornali, ma solo il blog di Grillo e Dagospia, vado in rete tutti i giorni e raccolgo notizie che sulla stampa non arriveranno mai».

Spiega Travaglio: «Rispetto ai girotondi questi ragazzi sono più giovani, meno partitizzati, vivono attaccati a Internet, sono capaci di una trasversalità assoluta. I girotondini erano soprattutto elettori e militanti delusi, questi sono giovani che se non trovano qualcuno che li convince a votare non ci vanno». Per questo che la sinistra fatica a capirli. Travaglio sorride: «Mi pare che a parte Rosy Bindi nessuno dei leader dell’Unione abbia capito cosa sta accadendo. E mi diverte la reazione indignata dei dirigenti Ds. Dicono che la limitazione di mandato a due legislature è una richiesta demagogica? Ma se è una regola che hanno nel loro statuto! Evidentemente il fatto che nessuno la rispetti, a partire dal segretario e da sua moglie, li ha indotti in confusione». Intanto Grillo ha venti spettacoli già prenotati nei prossimi due mesi. Ancora Travaglio: «Se pensano che non sia sincero quando dice che non vuole fare un partito sbagliano. Mentre credo che un altro Vaffa day per vigilare sul Parlamento quando dovesse discutere la legge sarà scontato». Sorriso: «E se Grillo riesce a portare a casa uno dei suoi tre punti, per lui sarà un trionfo».
Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica