L’uomo che colleziona figli: all’anagrafe ne ha 350

Giuseppe De Bellis

Si presenta: «Sono pazzo, alcolizzato e impotente». Piacere, buongiorno. Jürgen Hass non conosce vie di mezzo. O tutto, o niente. Tutto, sempre, per la verità. Trecentocinquanta figli per esempio. Non possono ancora bastare: «Voglio arrivare a quota mille». Il signor Hass è una persona al limite: ha riconosciuto tutti quei bambini, dei quali ovviamente non è il padre naturale. «Vedo una signora incinta, mi avvicino e le chiedo: serve un padre per suo figlio?». Trecentocinquanta gli hanno risposto di sì tra la Germania (dove è nato) e il Paraguay (dove vive oggi). Il mistero è perché. Perché Hass vaga per le strade della capitale paraguayana Asuncion a caccia di donne in attesa per chiedere se hanno bisogno di un padre. La risposta più probabile è questa: soldi. Jürgen ha fatto tanti lavori che sono andati male. In Germania è stato anche sotto processo per frode: condannato a pagare una multa di 100mila euro per non finire in carcere. Allora s’è trasferito in Paraguay. A 56 anni ha smesso di fatto di avere una professione. Ha scelto di fare il papà. Non c’è prova che Hass si faccia pagare, c’è però anche nel paese sudamericano un’inchiesta aperta dalla polizia per capire se ha rispettato o meno le leggi sulle adozioni.
In realtà il confine sul quale si muove Hass è sottile. Racconta: «Voglio dare un futuro a questi bambini». A suo modo è una frase logica: riconoscere la paternità di un bimbo significa dargli la nazionalità tedesca e quindi la possibilità di trasferirsi un giorno ed eventualmente di avere un lavoro con meno difficoltà. Per questo le famiglie alle quali Jürgen offre i suoi servizi lo adorano. Sono loro che l’hanno soprannominato superpapà, sono loro che lo difendono dalle accuse che le autorità paraguayane. Al quotidiano inglese Guardian, una delle mamme avvicinate da Hass ha detto di essere felice: «Non ho mai pensato che volesse fare del male. Non mi ha chiesto niente. Voleva solo aiutarci». Negano tutti. Nessuno dice di aver mai pagato un solo soldo. Per questo il superpapà è sempre sott’indagine ma non è mai stato mai arrestato. Il Paraguay è l’ultimo paese di Hass. Prima di aver «adottato» bambini ad Asuncion, l’ha già fatto in Ucraina, Bosnia, Russia, India, Moldova, Romania e Ungheria. Come faccia a muoversi in giro per il mondo senza avere un lavoro non si sa. È il principale punto oscuro della sua vicenda, è anche il punto da cui partono tutte le indagini. Lui, però è tranquillo. Scherza: «Se riuscissi ad avere cinquemila figli, con le loro mamme avrei almeno diecimila parenti. A quel punto sarebbe come avere un paesino tutto per me. Tutto mio. Mi potrei far eleggere al Bundestag». Battuta, ma non troppo. La politica gli è sempre piaciuta: in passato, prima di avere problemi col fisco tedesco faceva l’assicuratore e anche l’attivista politico. Fu anche eletto nelle liste dei liberaldemocratici.
Era poco prima che gli venisse l’idea di diventare padre senza avere una sola donna («il sesso non mi piace neppure»). Successe a Colonia: vide una bambina seduta sui gradini della sede di un’associazione a tutela dei minori. Lei aveva 13 anni. Piangeva: «Era una prostituta. Era rimasta incinta. Voleva tenere il bambino, ma non era neanche in grado di scegliergli un nome.

Io le dissi: ok, mi assumo io la paternità». Da allora così per 350 volte in giro per il mondo. «Voglio arrivare a quota mille, almeno». È possibile: se nessuno di tutti quelli che indagano su di lui, non troverà il trucco.

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