L'analisi/Il meticciato non c’entra

L'analisi/Il meticciato
non c’entra

L’entusiasmo che accompagna in Italia la campagna di Obama è quasi commovente, perché è l’unica «cosa di sinistra» su cui l’opinione pubblica appunto di sinistra abbia avuto ultimamente l’occasione di porre la sua fiducia nel futuro. E a ragione: Obama è di sinistra sui temi economico-sociali e in politica estera, è comunitario e messianico nei toni e nella storia personale. È legittimo che la sinistra e l’Europa che crede nell’appeasement e che ha odiato Bush ne faccia il suo campione: quello che non si può accettare è attribuire alla sua figura un ruolo palingenetico, salvifico, legato soprattutto al colore della pelle, alla sua storia di «meticcio». Così lo qualifica Gad Lerner nell’articolo pubblicato ieri su Repubblica.

Per due ragioni: Obama non è il primo afroamericano sulla strada del grande potere, né è un meticcio culturale. Non arriva primo perché ben due Consiglieri di Stato americani, Colin Powell e Condoleezza Rice, hanno ricoperto l’altissima carica senza che nella loro pelle scura e nella loro storia, di altissimo valore per l’emancipazione nera americana, sia stato ravvisato niente di così significativo. Come mai? Forse perché erano di un governo conservatore? La speranza suscitata da Obama (che forse potrebbe «ottenere udienza diversa dal Medio Oriente all’Africa», dice Gad Lerner, grazie alla sua figura di afroamericano) è quella di un multilateralismo che renda gli Usa più inclini a sospendere la lotta al terrorismo.

Potrebbe essere, ma non per motivi di intrecci culturali. Semmai potremmo trovarci, come sospetta Sarkozy, di fronte a un unilateralismo mansueto, che spinga il mondo nella direzione dell’appeasement, con le conseguenze tragiche immaginabili. Questo perché la politica estera di Obama verrà costruita in contrasto con quella di Bush almeno per un certo periodo, finché non sarà costretta a riprendere lo scontro inevitabile col terrore. Peraltro gli stilemi di Obama (sincerità, franchezza, facondia, adorazione dell’immagine) sono più che americani, come i valori di cui si pregia (famiglia, moglie, sogno americano). Non c’è nessun meticciato in Obama.

È un americano di sinistra come piacciono ai cultori dell’«altra America».

Farrakhan e Jesse Jackson, schierati con lui, il suo mentore Jeremiah Wright, una dimensione comunitaria, unita alla sua peraltro legittima aspirazione socialista, illuminano un modo di essere chiaro e semplice: quello della sinistra. La società «meticciata» non c’entra. Se Obama è a un passo dalla presidenza, lo deve tutto ai valori occidentali, non meticci.

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