Sono un tassista di Milano e vi assicuro che tanta gente ha fatto un mutuo e si è ipotecato la sua casa o la casa dei genitori per la licenza, l'abbiamo pagata dai 175 ai 210mila euro, in più abbiamo comprato la macchina naturalmente. Io dico che sarebbe una truffa se Monti liberalizzasse il nostro settore, anche perché dopo non ci sarebbe più lavoro, e cmq le banche i soldi li vogliono del mutuo. Sarebbe la nostra rovina. Poi penso una cosa, la gente che parla a sproposito se sarebbe al nostro posto e avrebbe speso tutti questi soldi per lavorare, sarebbe in piazza con noi al cento per cento.
Attilio di Milano
Sono parte in causa essendo la mamma di un tassista di 30 anni laureatosi 4 anni fa mantenendosi con lavoretti saltuarii. Dopo la laurea per 2 anni si è dato da fare presso 100 agenzie interinali, si è sottoposto a pluricolloqui per un posto in un call center a 5 euro l'ora. Dopo due anni di agonia la decisione: la licenza taxi. Ipotecando la nostra unica casa di abitazione riesce ad accendere un mutuo altissimo e acquista la macchina di seconda mano ratealizzandola sempre su mia garanzia. Io sono una ex insegnate con una pensione di 1.620 euro mensili ma di fronte a mio figlio mi sono sentita e mi sento una privilegiata. Nel giro di un anno e mezzo mio figlio ha conseguito il CAP, ha frequentato il corso taxi e finalmente nell'agosto del 2010 ha acquistato la licenza. Costo 185mila euro. Regolarmente registrate e su cui sono state pagate le tasse. Finalmente l'orgoglio di sentirsi finalmente autonomo accorto nel pagamento delle rate e felice. Una felicità durata ben poco. Nessuno salvo pochi tra cui annovero la vostra testata si è esentato dall'additare i taxisti al pubblico disprezzo a partire dal comico Crozza che li ha paragonati a mafiosi. Si contano sulle dita di una mano programmi radiofonici o spazi televisivi che hanno aperto alle rappresentanze sindacali per avere un quadro della situazioni con cifre e dati oggettivi. Lo ha fatto Radio Popolare che ha chiamato il prof. Ponti docente esperto di Economia dei trasporti presso il politecnico di Milano. Alla domanda sulle conseguenze di una liberalizzazione la risposta è stata: "La creazione di grosse società con l'assuzione di extracomunitari e l'abbassamento delle tariffe".
Fra
Sono la moglie di un taxista milanese, approdato a quest’attività dopo molti anni di lavoro dipendente in un settore completamente diverso. Proprio perché in famiglia abbiamo sperimentato sia il lavoro dipendente che quello piccolo-artigiano, non riesco a capire perché ci si ostini a considerare i taxisti come appartenenti a una casta privilegiata. Godere di questo privilegio avendo ancora una famiglia da mantenere (nonostante 2 figli maggiorenni ma senza alcuna certezza, lavorativa e non) vuol dire per mio marito stare in strada 10 ore al giorno con sole, pioggia o gelo; lavorare 6 o talora 7 giorni su 7 (se l’incasso settimanale è stato magro); non potersi permettere di stare male a lungo perché se non si lavora non si guadagna; concedersi solo 7 giorni di ferie all’anno per lo stesso motivo; sostenere alte spese accompagnate a mancati guadagni se la macchina, ad esempio, ha un incidente o subisce un guasto serio. Con la manovra i tassisti dovranno sostenere costi ancor più gravosi per il carburante (a fronte di una detrazione fissa ormai quasi "simbolica") e, in quanto artigiani, verseranno anche contributi pensionistici più alti. Questo, naturalmente, si aggiunge a tutti gli altri aumenti che i taxisti sosterranno per il semplice fatto di essere cittadini italiani (Iva, Imu, addizionali regionali). Negli ultimi due-tre anni, con la crisi, gli incassi dei taxisti sono diminuiti del 25-30%; nei primi giorni del 2012 si vedono già ulteriori segni di peggioramento (immaginatevi cosa vuol dire questo per chi deve anche rimborsare alla banca le spese del prestito). A Milano il numero "chiuso" dei guidatori in realtà è stato incrementato dall’ introduzione delle cosiddette "seconde guide" (familiari in possesso dei requisiti che si alternano con il titolare al volante della stessa vettura), ora bloccate: guardate quanti taxi sono fermi ai posteggi del centro, in certe ore. E’ vero che i tassisti si oppongono strenuamente ai cambiamenti ed alla liberalizzazione e che - per una serie di motivi - non sempre hanno dato all’esterno una bella immagine della categoria. Ma è innegabile che ora siano diventati i "capri espiatori" di una situazione molto complessa, in un tentativo di gettare fumo negli occhi e dirottare l’attenzione da ben altri interessi. In altri Stati si è già visto che avere un numero potenzialmente “sregolato” di taxi in circolazione non porta ad abbassare i costi agli utenti (fissati dai Comuni e non dai guidatori). Una simile operazione servirebbe invece ad avere per le strade una categoria di lavoratori in gravi difficoltà, che si aggiungerebbe a tutti coloro che già non riescono a mantenere le proprie famiglie. E a chi gioverebbe questo? E’ invece vero che il mondo del taxi dev’essere pronto a cambiamenti, adeguamenti e miglioramenti del servizio, che di fronte ad una realtà che cambia non può rimanere immobile. Ma gran parte dei taxisti (che al 99% non sono dei "Rambo" ma persone normali che, come tanti altri, chiedono di poter fare dignitosamente il proprio lavoro) questo l’ha capito. Le associazioni sono pronte ad avanzare proposte qualificate e ragionevoli , basate su dati di fatto e su una reale conoscenza del servizio (che sembra carente nella proposta dell’Antitrust). Tutto questo, però, non si ottiene demonizzando e spingendo alla disperazione una categoria di lavoratori (cittadini italiani come gli altri, ricordiamolo) e le loro famiglie.
Rosi Tidoli
Sono un ingegnere che circa due anni fa profondomente mortificato della situazione professionale legata alla mia passata attività decise, in accordo con la propria famiglia, di acquistare una licenza taxi nel comune di Bologna per 200mila euro. Mai avrei pensato che dopo essere stato rifiutato come ingegnere da un mondo del lavoro stranissimo da qualificare adesso mi ritrovi ad essere odiato perché appartenente ad una lobby. Ho cercato sul vocabolario la definizione di lobby e poi ho fatto un resoconto delle esigente che comporta il mio lavoro. Bene non mi dilungo ma in italia siamo stracolmi di "gente" che rasenta la buffonagine. Vorrei rispondere agli scettici sul fatto che un lavoro come il nostro nn produce un gran reddito pur pagando un accesso allo stesso elevatissimo dicendo semplicemente salite nella mia macchina anche solo per una giornata e ve lo farete entrare nella Vostra testa ottusa. Il valore di quella licenza risiede nella "libertà" concessa nello svolgere un lavoro di questo tipo e se c'è lo lascerete nella possibilità di vivere la propria vecchiaia con un Tfr versato di colpo a inizio "carriera". Resta comunque una considerazione: le cose da migliorare sono tantissime e il mio sogno in primis è quello di avere un servizio taxi talmente conveniente da poter essere davvero usato da tutti ad ogni livello anche soltanto per una "mera" questione di salute dal momento che di auto per le città proprio nn se ne può più (i livelli sono ormai intollerabili). Ma mi domando: l'italiano è pronto davvero a nn andare più in Suv a comprare il latte?
Ing. Silvio Di Donna
Personalmente condivido la protesta dei tassisti. Ce ne sono – per lo meno a Milano - a sufficienza e aumentare il numero vuol solo dire rovinarli. Mi chiedo –però- perchè vi siete dimenticati delle professioni. E' solo perché non possiamo fare manifestazioni altrettanto clamorose? Mi dispiace di doverVi scrivere questo messaggio col quale manifesto la mia delusione. Faccio l’avvocato a Milano: questa mattina ho faticato a depositare un atto perché le cancellerie erano chiuse. Perché il nostro beneamato Premier e il suo sottosegretario (ex antitrust) Catricalà invece di crear problemi con l’abolizione delle tariffe e impegnarci in stupidi preventivi, da evitarsi quando il cliente non sa ancora – come mi è capitato ieri - quale iniziativa deve prendere con la propria controparte, non pensano a liberalizzare le funzioni pubbliche? O hanno paura?
Cordialmente,
avv. Fermo Benussi
C'è un modo molto semplice per valutare i guadagni dei tassisti: mettersi nei loro panni. Infatti, sia i politici che i giornalisti dovrebbero guidare un taxi per un giorno oppure per una settimana od ancora meglio per un mese od un anno intero e vedrebbero con i loro occhi quanto guadagnano realmente. Ebbene si accorgerebbero che stare otto ore in mezzo al traffico ed allo smog al freddo o sotto il sole o sotto la pioggia per guadagnare circa 100 euro al giorno quando va bene in alta stagione e neppure 60 euro al giorno in bassa stagione a cui vanno detratte le spese vive di carburante, assicurazione, consumi gomme, incidenti, riparazioni meccaniche e carrozzeria, tasse, ecc. Praticamente il loro guadagno effettivo si riduce mediamente a circa 50 euro al giorno soltanto se lavorano perché quando stanno male oppure vanno in ferie nessuno pensa a loro che non hanno neppure la tredicesima. Sono sicuro che sia i politici che i giornalisti si guarderebbero bene dal consigliare questa attività ai loro figli. Raddoppiare le licenze significa dimezzare i loro già limitati guadagni. E per favore non si continui a prendere per esempio i disonesti perchè altrimenti si dovrebbe considerare che tutti i politici e tutti i giornalisti siano dei disonesti atteso che anche tra di loro ce ne sono alcuni.
Cordiali saluti,
Antonio Sanna
Voglio semplicemente dire che siamo in un libero mercato, di conseguenza tutte le categorie debbono sottostare alla libera concorrenza (a cominciare dai petrolieri) e non solo gli imprenditori che rischiano di chiudere e di licenziare i lavoratori; la cosa che più di tutte mi indigna, è che i nostri politici (vedi Alemanno, Gasparri e company) si preoccupano troppo spesso di difendere le singole categorie per evidenti motivi elettoralistici (in sostanza per rimanere attaccati alle loro poltroncine) piuttosto che l’interesse generale dei cittadini. A seconda delle proprie convenienze di ordine politico, se non di carattere personale – mi riferisco a quelli che esercitano delle professioni al di fuori dell’ambito parlamentare – sono particolarmente solerti a fare le barricate, ma non fanno altrettanto per le persone che rischiano di perdere il lavoro. Ritengo che in un sistema economico come quello attuale non ci possiamo più permettere il lusso di mantenere infinite rendite di posizione che risalgono all'alto Medio Evo, non è più possibile; I politici sono pagati per difendere il bene comune del Paese, questo dovrebbe essere lo spirito della loro missione. Spero che l’attuale governo riesca veramente ad abbattere i privilegi delle lobby, in particolare di quelle più potenti, le prime a dover dare un contributo al paese in questo momento così difficile (se non altro per un dovere morale, ammesso e non concesso che abbiano un briciolo di moralità); credo che su questo il Governo Monti debba mantenere la giusta fermezza (una volta si diceva il bastone e la carota), la politica con la P si deve riappropriare del suo ruolo, altrimenti questo Paese è destinato inesorabilmente al degrado ed alla guerra civile tra ricchi e poveri. Se tutti facessero un passettino indietro, forse, il paese e tutti noi faremmo un grande passo in avanti.
Cordiali saluti,
Francesco da Rieti
Con le lenzuolate di Bersani l’unica categoria ad essere coinvolta fu quella dei tassisti romani. Infatti il buon Veltroni, pensò bene di inondare Roma con 1.300 nuove licenze. Nessuno degli obbiettivi, dichiarati, è stato raggiunto. Qualcuno pensava che con l’aumento delle licenze avrebbe trovato il taxi pronto, sotto casa, ad ogni suo desiderio. L’unico risultato è quello di un ingorgo alle postazioni, di un minor guadagno per ogni singolo tassista, l’inserimento in servizio di persone inadatte, maleducate e con vetture sporche. Non capisco perché, quando si parla di liberalizzazioni la prima categoria che viene coinvolta è quella dei tassisti. Quale svolta economica può venire da un settore che, ben che vada porta ad uno stipendio di 1.300 euro. Non sarà che serve solo a gettare fumo negli occhi ed a lasciare intatte le vere lobbies e corporazioni.
Gabriele Foglietta
Noi tassisti poveri viviamo alla giornata, paghiamo tutto compreso le tasse. Sono anni che siamo bersagliati, specialmente della Banca d'Italia, sono anni che i poteri forti cercano di impadronirsi dei taxi.
Umberto Morana
Sono la moglie di un tassista napoletano che effettua i seguenti turni di lavoro: dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 23 , dalle 8,30 alle 18 senza contare il turno di notte. Tutte queste ore di lavoro (e con tutti i disagi inerenti ad una metropoli come napoli che tra l' altro dalla cronaca ben conoscete) per portare a casa un misero stipendio. Misero perché ci sono i costi di gestione alti come assicurazione che a Napoli è elevatissima, radio taxi, tasse, carburante, manutenzione auto. Noi, le tasse, le paghiamo tutte ma ci priviamo di tante cose. Di cosa? A noi piace tanto il calcio ma facciamo a meno di Mediaset Premium, rinunciamo alle vacanze estive, rinunciamo spesso alla pizza con gli amici, aspettiamo i saldi per qualche acquisto ma il budget non è sufficiente perchè è proprio dopo le vacanze che spuntano tanti pagamenti... Facciamo tanta e tanta economia su tutto... Insomma, molti spreconi dovrebbero prendere esempio da noi. Il lavoro, mio marito, l'ha comprato indebitandosi fino al collo, e a quelle persone che dicono come mai si spendono tutti questi soldi se poi i guadagni sono miseri, rispondo che in questo paese non c'è alternativa o ti indebiti o fai il barbone. Vorrei dire a Monti che di certo non siamo noi piccoli a risolvere l'economia.
Mail firmata
Ciò che le liberalizazzioni vendono nella maggior parte dei casi è solo fumo negli occhi. Ma torniamo ai taxi. Ad esempio: se veramente si volesse dare un servizio a basso costo perche' non parlare di chiusura delle più grosse realta metropolitane in modo da poter aumentare i taxi e garantire ad essi la sopravvivenza? Anche abbassando le tariffe. Ma qui scatterebbero le proteste delle vere lobby, cioè in primis quella dei cittadini perbenisti ai quali però se chiedi di prendere i mezzi per recarsi al lavoro scattano ummediatamente barricate e non per salvare un posto di lavoro, ma solo per un fattore di comodo personale (la propia auto).
Enrico Lombardo
Non mi ero resa conto di essere sposata con un mafioso… eppure sembra essere proprio così, dato che mio marito, consorte e padre amorevole nei confronti di nostro figlio undicenne, ha commesso da qualche anno il "grave reato" di diventare tassista. Già, perché secondo il battage mediatico che si sta svolgendo nelle ultime settimane pare che il termine tassista equivalga a delinquente della peggior specie. Non nego che, come in tutte le categorie, possano esservi anche fra i tassisti delle "mele marce", ma sono sicuramente un’esigua minoranza. Andrebbe inoltre fatto un discorso a parte sulla situazione delle piccole città come quella in cui vivo, che non è sicuramente paragonabile a quella delle metropoli come Roma o Milano. Vi è tuttavia un'evidente ed inquietante determinazione a convincere l’opinione pubblica che gran parte dei mali della nostra povera Italia sia causa della mancata liberalizzazione delle licenze per il cosiddetto trasporto di piazza.
Nicoletta Bertazza
Sono il padre di un tassista. Rimasto senza lavoro, a 31 anni con moglie e figlio, noi genitori lo aiutiamo ad acquistare una licenza da un conoscente tassista che aveva deciso di ritirarsi. Davvero inusuale dover "comprare" un lavoro! E meno male che ci sono i genitori. Dopo due mesi di corsi, documenti da presentare, auto da allestire, esame da sostenere, finalmente inizia a lavorare. Si alza tutte le mattine alle sei, rientra alle 19, quattro settimane di ferie negli ultimi due anni, qualche ponte, niente tredicesima, se ha l'influenza deve guarire più in fretta del dipendente con mutua, se non sta bene si va a lavorare ugualmente. Al netto delle spese vive e tasse, il guadagno per il 2010 è stato di Euro 19.540, che diviso per dodici mensilità fanno circa 1.600 al mese. E ogni mese mi restituisce simbolicamente una parte della cifra prestata. E quando dovrà cambiare la vettura con qualche decina di rate potrà cavarsela. Sono profondamente indignato e mortificato come cittadino e come uomo: il diritto alla rivendicazione, alla pacifica manifestazione di dissenso e allo sciopero mi sembra il minimo che una categoria in lotta possa esercitare. Scioperano i ferrovieri, i giornalisti, i poligrafici, i medici, i dipendenti pubblici. A nessuno viene in mente di vendicarsi e pretendere di sostituirsi a loro, il disagio che si crea serve solamente a sollecitare interventi e tutele per la categoria, eventuali aggiustamenti, miglioramenti, discussioni. E noi, con grande gioia delle controparti, anziché fare fronte comune, godiamo se una categoria viene bastonata, purché il nostro orto non venga assolutamente toccato. Se non si conosce a fondo un problema occorre astenersi dal prendere posizione e dal giudicare.
Franco Gilardi
Ieri sera alla trasmissione In Onda su La7, da un sottosegretario del governo Monti, abbiamo appreso che le liberalizzazioni sono una cosa buona e giusta. Il sottosegretario ha confessato che le sue convinzioni e le sue valutazioni derivano dal fatto che: due suoi amici, che fanno i tassisti, non muoiono di fame; anzi hanno una vita piuttosto decorosa ed accettabile. Non ci ha detto se le consorti dei suoi amici lavorino o meno, ci ha detto che il tentativo in atto è di fare in modo che anche i tassisti si muoiano di fame e che le loro famiglie possano condurre una vita miserabile. La teoria delle teorie e che: se una concessione vale 100 e con quella ricavi uno stipendio di 1300-1400 euro/mese, non è stato detto che questi importi debbono essere conteggiati per 12 mesi se non ti ammali e se non fai un giorno di vacanza, altrimenti valgono solo per i mesi lavorati e che non prevedono alcun accantonamento per TFR, se io te la raddoppio ne avrai due da 50. Vorrei sapere chi comprerebbe, per una cifra qualsiasi, una concessione che ti fa sperare, ben che vada, di portare a casa uno stipendio da fame, con turni di lavoro di 8/10 ore. Complimenti alla scienza dei nostri governanti.
Gabriele Foglietta
Viaggio molto spesso e l’attuale “agitazione” dei taxi italiani mi impedisce di svolgere il mio lavoro con tempestività e accuratezza: che i signori taxista tengano conto che personalmente ho iniziato il mio sciopero nei loro confronti. D’ora in poi utilizzerò motorino, bicicletta, mezzi pubblici e mezzi simili. Ero un cliente da almeno 2-3mila euro il mese che per me e i miei clienti diventerà un bel risparmio. Non m’interessano le loro presunte giustificazioni. Vadano a Londra, Parigi, Dublino, Mosca, New York e imparino dai loro "colleghi" come si svolge adeguatamente un servizio pubblico. Hanno strapagato le loro licenze? Anch’io sono stato vittima della caduta dei prezzi incluse le mie tariffe professionali. Quindi non difendano la loro "casta" che formalmente non differisce da quella di tutta l’amministrazione pubblica di questo sciagurato paese. Lo stesso dicasi che le altre “caste”: avvocati (lo sono anch’io ma esercito all’estero per il grande disgusto nei confronti dei miei presunti quanto numerosi e incompetenti colleghi e della giustizia italiana). I notai abbassino le loro tariffe e i farmacisti guardino agli americani.
Valentino Farando
C'è una norma che vieta di avere più taxi, abbattendo questo codicillo del regolamento, quegli industriali interessati al settore. E ce ne sono, fanno un monopolio e mettono a lavorare chiunque per due soldi. Esattamente come negli Stati Uniti. La vaerità è solo questa: regalare ai poteri forti una categoria che non costa nulla allo Stato.
Giuseppe Orlando
Sono un tabaccaio con l'attività vicino all'aeroporto di fiumicino. Conosco molti tassisti e non posso che avvallare quanto scritto in queste pagine. Se la loro è una lobby di sicuro hanno scelto un modo molto bizzarro per esercitare il loro potere; tutto il giorno per la strada, mangiando un panino, spesso per guadagnare quanto serve per pagare le rate della licenza e vivere. Le liberalizzazioni da fare sono altre, ma il bancaboy nazionale si è guardato bene da mettere le mani sulle norme per gli appalti con le limitazioni dei Soa e tutte quelle norme stringenti che impediscono a chiunque di partecipare al grasso piatto degli appalti pubblici invito comunque chi ha voglia di vedere come vive un lobbista tassista a due giorni di osservazione nella mia tabaccheria con una capatina verso pranzo in quei ristoranti dove veramente vedi i veri lobbisti con le loro 24 ore discutere sottovoce di appalti miliardi.
Vittorio Selli
Sono falsi problemi. I problemi degli italiani sono altri. Non mi pare che gli italiani chiedono più taxi come non mi pare che chiedano più farmacie. Qui ci vogliono distogliere dal vero problema che è la raccolta di denaro liquido che le banche stanno facendo. Con i pagamenti solamente tramite carte di credito ed i prelievi bloccati a mille euro la realtà è che i soldi rimangono in banca a garanzia del debito pubblico. Forse ci priveranno dei nostri soldi garantendoci solo i 100mila euro per chi li ha, ma ricordiamoci, pagabili in rate massime di 20mila euro ciascuna.
GFPeri
Io sono di destra e non sopporto come tantissimi altri della stessa parte che ci siano categorie con privilegi smaccati (farmacisti in primis e tassisti, alcuni fra i tanti). Penso che difenderli, per un giornale o un partito, porti a guadagnare pochi consensi (forse) e perderne tanti (certi).
LT
Purtroppo vediamo in televisione quei pochi tassisti lavoratori che giustamente si guadagnano il duro pane quotidiano, ma vi sono anche quelli che si nascondono e del lavoro e della collettività non sono tanto appropriati. Guardiamo i tre taxisti di Portofino AUDI Q7 – Mercedes ultimo modello – Crysler Voyage ultimo modello, lavorano 6 mesi l’anno, applicano le tariffe che vogliono, e rispondono al telefono solo ai loro clienti danarosi.- In tanti vorrebbero venire ma la legge assurda li tutela, ebbene dico: Grazie Monti che con la sua nuova legge porrà termine a questo abuso legalizzato.
Giovanni
Io non sono una privilegiata e non faccio parte di una potente corporazione capace di tenere in scacco l'economia italiana e di impedirne la crescita. Sono una laureata di ventinove anni e guido il taxi. Mio nonno era tassista come lo è mio padre. Sono una lavoratrice che si alza alle cinque e mezza e che passa nel traffico minimo otto ore al giorno, moltiplicate per tutti e sette i giorni della settimana. Il mio orario tuttavia è limitato: dal pomeriggio lavora mio padre. Nel nostro caso, lavorando in due sullo stesso mezzo (con una sola licenza, s'intende), l'automobile gira nel traffico per oltre diciotto ore al giorno. Io, come i miei colleghi e colleghe, lavoro le domeniche, i giorni festivi, a Natale e Capodanno. La maggior parte di coloro che hanno figli e famiglia a carico raggiungono le dodici ore consecutive di lavoro per potersi permettere la domenica pomeriggio libera. Si lavora senza tutele né garanzie, non abbiamo malattia né ferie pagate. Per non parlare del tipo di lavoro: immersi nel traffico caotico e compulsivo delle città lo stress fisico e psicologico è notevole. L'attenzione e la concentrazione devono rimanere sempre a livelli altissimi sia perché abbiamo la responsabilità di trasportare persone, sia perché ogni piccolo errore può significare un danno alla macchina, ovvero giorni di lavoro persi. E, se non bastasse, c'è sempre il rischio di venire aggrediti o rapinati. Questi ritmi elevati non ci portano lusso, ricchezza o privilegi: in una realtà come quella di Trieste, dove nei parcheggi taxi sostiamo in doppia e tripla fila, sono necessari per raggiungere con dignità la fine del mese. Dicono che le liberalizzazioni porteranno ad una maggiore efficienza del servizio pubblico, più macchine e tariffe più basse. Falso! Quasi in tutti campi dove il mercato è stato liberalizzato i prezzi hanno registrato un sensibile aumento in breve tempo. Inoltre i singoli comuni hanno facoltà di rilasciare licenze qualora evidenziassero un malfunzionamento della rete taxi: negli anni '80 il Comune di Trieste rilasciò circa 20 licenze allo scopo di potenziare il servizio. Ma non è questo lo scopo delle liberalizzazioni, bensì quello di ridefinire la geografia del lavoro: dietro l'alibi del soddisfacimento del consumatore campeggiano gli interessi dei poteri forti. Liberalizzare i taxi significa far entrare anche in questo settore grandi compagnie di privati, magari legate al mercato dell'automobile, dar loro la possibilità di acquistare un numero significativo di veicoli e farci lavorare manodopera sottopagata e con molta probabilità immigrata. Il vero bersaglio di questo governo - quando individua nei taxi, nei benzinai, negli edicolanti la causa dei mali del paese - è il lavoro. Spogliare i lavoratori di diritti e dignità, e ridurre il lavoro a sfruttamento, è condizione necessaria alla sopravvivenza del sistema capitalista. Per questo motivo il contrasto all'ideologia delle liberalizzazioni supera gli interessi di una singola categoria e deve diventare il punto di forza di una sinistra comunista che difende il lavoro contro gli interessi del privato, dei banchieri, delle grandi multinazionali e del capitale. Che il (mio) lavoro debba essere difeso da persone quali Alemanno e Gasparri alimenta la mia frustrazione; il tema delle liberalizzazioni richiede una riflessione sul tema del lavoro, e il tema del lavoro oggi ha bisogno di rispolverare prospettive e linee di pensiero annichilite dal centro-sinistra. È in primo luogo da comunista, e poi da tassista, che mi sento di contrastare la logica delle liberalizzazioni.
Silvia
Sono il marito di una tassista. Mia moglie ha perso il lavoro nel 2008 e, dopo anni di inutili tentativi di reinserimento, ha deciso di lanciarsi in questa attività. Dopo aver ottenuto il certificato di abilitazione professionale e aver superato l'esame per l'iscrizione al ruolo, abbiamo trovato una banca che ci ha concesso il mutuo per l'acquisto della licenza (abbiamo anche detto "che fortuna! uno degli ultimi mutui concessi") e a marzo 2011 è partita la sua attività. Ora Monti sta dicendo che mia moglie deve fare qualcosa di diverso da quello che pensava di dover fare: deve lavorare in concorrenza con gli altri tassisti, abbassare le tariffe, accettare l'apertura del mercato. A parole sembra tutto giusto e facile, ma poi si scopre che la tariffa non la fa mia moglie, ma il Comune, che mia moglie non deve cercarsi clienti come fanno gli imprnditori, ma aspettare a disposizione dell'utenza mettendosi in fila, che ha il limita di ora entro cui può lavorare e che non può rifiutare una corsa per sceglierne una più conveniente. Quindi deve lavorare in concorrenza, ma senza potersi differenziare dagli altri tassisti. Di fatto, una presa in giro che arriva dal presidente della migliore Università di Economia italiana. Sig. Monti, la sua Università decide il suo prezzo, si fa pubblicità, decide chi ammettere a essere studente e poi si prende anche le sovvenzioni statali, mentre mia moglie può solo sperare in una giornata fortunata facendo la coda con i concorrenti e non costa nulla al Comune a cui dà il servizio?
Stefano Placucci
Circa trent'anni fa ho fatto una vacanza alle isole canarie. Con la comitiva italiana abbiamo usato per i nostri spostamenti diurni e notturni,quasi unicamente i taxi che si trovavano in numero molto elevato. I prezzi, per quattro persone, erano assolutamente concorrenziali con quelli dei pochi autobus pubblici; si potevano fermare al loro passaggio oppure chiamare al telefono anche di notte: il servizio era sempre rapidissimo. L'altra particolarità per gli autobus era che nessuno poteva salire senza biglietto: il controllo veniva effettuato dall'autista. Con un servizio taxi a prezzo equo in Italia si potrebbero eliminare tutte le linee extraurbane poco utilizzate con un notevole risparmio per le casse regionali: è sufficiente organizzare un servizio di prenotazione dei taxi i quali in base alle rochieste potranno urgalizzare il tragitgto migliore.
Dino
Da giovedì 13 gennaio è scoppiato lo stato di agitazione della categoria, giovedì al polmone taxi di Fiumicino dove si stava svolgendo un’assemblea tra colleghi, visto lo stato di mobilitazione del settore, sono stato minacciato da alcuni colleghi con modi non troppo gentili di non andare a prendere la corsa all’aeroporto, col morale sotto le scarpe di fronte a tali minacce e con un clima di terrore da parte di alcuni colleghi me ne sono andato a casa. Come me hanno fatto gran parte dei miei colleghi romani. Di fronte a tali comportamenti sono indignato! Sono giorni che si registrano intimidazioni e violenze a tassisti in servizio a Roma. Basta!
Simone
Non riesco a comprendere perché ogni qualvolta si voglia modificare il settore taxi si arrivi immediatamente alla conclusione più banale che sia quello di liberalizzarlo. Nutrivo la speranza che un Governo composto da tecnici potesse partorire soluzioni di indennizzo e tutela nei confronti dei tassisti che non fossero le licenze compensative,perché bisogna sempre penalizzare chi si trova all'interno di un meccanismo? Si vende questa soluzione come un sacrificio solo iniziale, che nel lungo periodo, porterà dei risultati ai tassisti. La mia famiglia non può attendere gli ipotetici risultati che si prospettano nel lungo periodo, perché i debiti, ci affliggono e le banche non aspettano. Sono purtroppo giunto alla conclusione che per la mia famiglia una volta libereralizzato valgo più da morto che da vivo in quanto potrebbero godere della polizza vita.
Marco Chieppi
Voglio rispondere a un tassista che scrive che la licenza costa da 175 a 210mila euro. Il problema è proprio questo. E’ il commercio della licenza (che a Roma si dice che valga anche molto di più) che bisogna fermare.Le licenze le concede il Comune a costo zero (o quasi), ma poi chi la ottiene se la può rivendere a prezzi esorbitanti. Voi tassisti quindi protestate, bloccate le città, prendete a calci i vostri colleghi crumiri solo per difendere il vostro capitale, che però è di fatto comunale. Voi siete o vi comportate come una casta: non volete che il comune conceda altre licenze, non volete le liberalizzazioni, date la colpa ai comuni se i vostri prezzi sono i più alti d’Europa.
La vostra battaglia sarebbe condivisibile solo ad una condizione: che le licenze fossero rese incedibili a terzi o restituite al comune al raggiungimento dell’età pensionabile.Gianfranco Napolitano
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