L'Anm contro il governo: non ha legittimità morale per riformare la giustizia

Al convegno del Sel di Vendola, Cascini tuona contro il governo: "Non ha la legittimità culturale e morale per fare una riforma costituzionale". E invita la sinistra a unirsi alle toghe per contrastare la maggioranza

L'Anm contro il governo: 
non ha legittimità morale 
per riformare la giustizia

Roma - "Il governo non ha legittimità morale per riformare la giustizia". E' l'ultima sparata del sindacato della magistratura per imbavagliare la maggioranza ed evitare la "riforma epocale" che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha in mente dal 1994. Durante un convegno sulla giustizia organizzato da Sinistra ecologia e libertà, il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini lancia il programma politico delle toghe accusando Palazzo Chigi di non avere la legittimità "morale e culturale" per ridisegnare la giustizia italiana.

Le accuse al governo Di magistrati in piazza contro il governo se ne scorgono ormai un giorno sì e l'altro pure. Sabato scorso era toccato ad Antonio Ingroia al C-Day in difesa della Costituzione. Insomma, chi non si butta in politica fa la morale. Sul palco del Sel di Nichi Vendola oggi è salito pure il segretario dell'Anm per redarguire le sinistre dal pericolo Berlusconi. Al centro della tirata la riforma della giustizia che, a detta di Cascini, maggioranza e governo non hanno "legittimità morale, culturale, politica e storica" per affrontare il tema della riforma costituzionale della giustizia. Il governo non sarebbe all'altezza: lo può fare la sinistra, ma non il centrodestra. Una questione di legittimità, appunto. Tanto che lo stesso Vendola parla di "garantismo peloso" della maggioranza: "Non c’è nessuna credibilità dell’interlocutore, che è minata da una pietra sepolcrale, il conflitto tra interessi pubblici e interessi privati del presidente del Consiglio". Per il governatore pugliese, infatti, la bozza di riforma "non è altro che una forma di immunità per la casta dei potenti".

La battaglia dei magistrati Settimana scorsa il Giornale aveva pubblicato le mail dei magistrati che stavo organizzando una serrata epocale ancor prima che il consiglio dei ministri presentasse la bozza di riforma. Rivolta senza se e senza ma. Accusando la maggioranza di mettere in atto "una distrazione di massa" attraverso il dibattito sul processo breve, Cascini chiama a raccolta l'opposizione affinché si accodi alla protesta intrapresa dalle toghe: "Bisogna superare la subalternità politica e culturale al tema dettato dalla destra. La sinistra dia risposte di sinistra ma non subalterne". Nelle parole di Cascini si nasconde la convinzione per cui la magistratura è sovraordinata agli altri poteri e anche al popolo italiano. Proprio domani, infatti, il "parlamentino" dell’Anm si riunirà per decidere sulle forme di mobilitazione contro la riforma della giustizia. Diverse le opzioni in campo: da quella più dura rappresentata dallo sciopero (anche se non sono in pochi a voler utilizzare quest’arma più in là, visto che la battaglia sarà lunga) ad assemblee aperte negli uffici giudiziari ai non addetti ai lavori; dalle manifestazioni di piazza alla richiesta di incontro con i vertici delle istituzioni (il capo dello Stato in primis).

Tra politica e magistratura "Netto e profondo dissenso", fa eco il presidente Luca Palamara. Pur deprecando la riforma costituzionale perché conferisce "più potere alla politica", ancora una volta l'Anm sconfina e prova a imporre i propri diktat al parlamento. Lo fa accusando il governo di non avere l'integrità morale, il dna culturale e i pregressi storici per mettere mano al pachiderma giudiziario. Il sistema non si tocca.

Ma l'Anm sa che la serrata dei magistrati politicizzati non potrà fermare i lavori parlamentari, così prova ad arruolare le frange estreme della sinistra per sferrare un nuovo attacco al governo. "L’indegnità morale è di chi non sa rispettare i limiti del proprio compito, tuona il Pdl ricordando a Cascini che l'Italia "non è una tirannide gestita da oligarchi in toga".

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