L'arte da salotto

di Luigi Mascheroni

Sapersi muovere nel mondo dell'arte, è un'arte. E l'arte - ecco il primo consiglio utile - non è un dono naturale, ma s'impara. La creatività non è ispirazione, ma lavoro. E la cultura non è talento, ma studio. Ecco perché non bisogna farsi intimidire dallo scintillante, mutevole e (spesso) enigmatico universo fatto di mostre, musei e artisti «che non puoi non conoscere». Infatti per (ri)conoscere gli artisti da conoscere è sufficiente un buon prontuario. Questo.

Prima di tutto ricordatevi che l'arte è una cosa troppo seria per lasciarla in mano agli artisti, e persino ai critici, e addirittura al pubblico dei vacanzieri (voi invece siete degli appassionati, ça va sans dire). L'arte - soprattutto quella contemporanea - la fa il mercato. Quindi dimenticate frasi troppo ingenue per essere vere come «questo lo sapevo fare anch'io» oppure «l'arte è questione di gusto» (e se anche lo fosse, non è il vostro) e fidatevi delle quotazioni d'asta. Prima regola: l'arte antica costa perché vale, quella contemporanea vale perché costa. Quindi, che vi piacciano o no, i cani in acciaio gonfiato di Jeff Koons (uno degli artisti più cari al mondo), è arte. Mentre i ritratti che fa la vostra amica alla domenica (tendenzialmente più belli delle farfalle morte di Damien Hirst, quello dello squalo in formaldeide) no. L'arte non è qualcosa che «si sente», ma che si legge. Sui listini. Insomma, lasciate perdere le recensioni dei critici e armatevi delle riviste d'arte che riportano aste e quotazioni: sono molto più utili per sapere cosa vedere, e perché. «Divino questo Rothko a bande monocrome...». «Trovi?!?». «Da Christie's è stato battuto a 86 milioni di dollari». «Ah, ecco...».

A proposito di opere «divine». Christo, scordatevelo. La passerella sull'Iseo andava bene per farsi un selfie, l'arte vera è un'altra cosa. Se vi chiedono un parere, rispondete schifati: «Christo ho smesso di seguirlo negli anni Ottanta, dopo l'impacchettamento del Pont Neuf... A camminare sul lago sono andati quelli che non entrano mai in un museo...».

E a proposito di musei. Ricordarsi (ecco un buon luogo comune da ripetere facendo un figurone) che «ormai il contenitore è più importante del contenuto». Quindi: l'importante non sono le opere esposte, ma dove sono esposte. Comunque, prendete appunti: sono «in», a Milano, il Museo del Novecento, l'Hangar Bicocca («la dimostrazione di come il privato lavori meglio del pubblico...») e la Fondazione Prada («un gioiellino..»); poi il Mart di Rovereto, a Roma il Macro ma non il Maxxi («è un casermone...»), il Guggenheim di Venezia («Non sei mai stato al Guggenheim di Venezia?!»), da ottobre, quando riaprirà, il museo «Pecci» di Prato e, se non fosse troppo lontano, il Macra di Catanzaro («Una vera sorpresa... non puoi non andarci...»). Sono «out» invece: il castello di Rivoli, il Madre di Napoli («le opere sarebbero anche belle... me è così disorganizzato...»), la Reggia di Caserta («è il solito problema dell'Italia, abbiamo dei veri tesori e non sappiamo valorizzarli...») e il MamBo di Bologna («Non so, è così provinciale...»).

Ah, ecco... tenere presente che l'Arte povera, Pistoletto e un po' tutti gli anni Sessanta e Settanta italiani sono molto «provinciali», che gli Espressionisti hanno rotto il ca..o, che Modigliani «è intramontabile», che Castellani e Bonalumi sono buoni soltanto come investimento, che Cattelan ormai è bollito («Ma non si era ritirato?!»), che il famoso Ai Weiwei è un bluff («un attivista politico, non un artista...»), che la street art ha stufato («Però, insomma, la mostra di Banksy a Roma...»), che lo mostre comprate chiavi-in-mano dai nostri musei e che arrivano dall'estero sono un pacco, e che comunque sono altri gli artisti che voi amate. E a questo punto fare i nomi di Rudolf Stingel, Subodh Gupta, Donald Judd. A caso.

E se volete proprio zittire il vostro interlocutore citate Zhang Xiaogang. I cinesi, si sa, tirano molto di questi tempi... E per il resto, aspettiamo tutti la Biennale dell'anno prossimo. «Ah! Io la Biennale non me la perdo per niente al mondo».

Strano mondo, quello dell'arte...

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