Latina-Viterbo, derby per il terzo scalo

La gara è partita mesi fa, ma il traguardo si avvicina ed è già il momento della volata. L’obiettivo è ambito da molti ma anche (come vedremo) temuto da qualcuno: ospitare il terzo scalo aeroportuale del Lazio, quello che dovrebbe specializzarsi in compagnie low cost decongestionando il Pastine di Ciampino, ormai ai limiti del collasso.
Le sfidanti sono Viterbo e Latina, con Frosinone come outsider. Tre città che si combattono a colpi di comitati e operazioni di lobbying per influenzare una decisione che verrà presa dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi e dall’Enac nelle prossime settimane e che può valere, per il territorio prescelto, migliaia di posti di lavoro e un numero incalcolabile di milioni. Ieri Latina ha messo in campo 35mila firme raccolte in dieci giorni per caldeggiare la scelta di Latina come sede del terzo aeroporto nel Lazio. «Se volessimo arriveremmo anche a 350mila, come Beppe Grillo, per poi consegnarle al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano», ha detto il presidente dell’associazione Aeroporto per Latina, Dino Lucchetti, che ieri in una conferenza stampa a Roma ha illustrato l’iniziativa assieme tra gli altri al sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo. L’occasione anche per presentare uno studio di prefattibilità che dimostrerebbe come, al contrario di quanto scritto in un fantomatico rapporto Enac pubblicato sul sito internet del comitato per l’aeroporto civile a Viterbo, Latina sia meglio collegata di Viterbo a Roma grazie alle infrastrutture (ferrovie, strade, porti turistici, centri intermodali) rispetto alle altre due città laziali candidate Frosinone e Viterbo. Sempre secondo l’associazione Latina, dove è presente un aeroporto militare, necessiterebbe di «spese modeste» per i necessari adeguamenti. «L’aeroporto a Latina potrebbe essere pronto in 24 ore», la spavalda conclusione di Lucchetti.
Mentre Latina va all’attacco, Viterbo gioca invece in difesa. Ieri il partito dell’aeroporto ha dovuto riparare il danno costituito dalla lettera inviata mercoledì da otto europarlamentari del centrosinistra al ministro Bianchi per esprimere la loro contrarietà all’ampliamento dell’aeroporto di Viterbo. Gli otto hanno chiesto a Bianchi «di soprassedere a qualunque decisione fino a che non si disporrà di un’adeguata valutazione di impatto ambientale». Ma anche a Viterbo, da più parti considerata la favorita nella corsa al terzo scalo, sono in molti coloro a cui l’aeroporto low cost fa gola. Così il sindaco di Viterbo Giancarlo Gabbianelli ricorda che «tutte le amministrazioni del Viterbese e anche alcune umbre si sono dichiarate favorevoli all’individuazione di Viterbo come scalo aeroportuale, in un rapporto rischi-benefici che fa pendere la bilancia sicuramente dalla parte dei benefici, anche in previsione delle ulteriori realizzazioni infrastrutturali che saranno inevitabilmente potenziate». Dalla stessa parte il presidente della Provincia Alessandro Mazzoli: «Per decenni la Tuscia ha pagato a caro prezzo una carenza cronica sotto il punto di vista delle infrastrutture. Al contrario oggi con la realizzazione dello scalo si avrebbe un nuovo impulso fondamentale sia per lo sviluppo economico sia per quello relativo alle infrastrutture».


Una sfida tutta laziale che si è accesa proprio nelle ore in cui la più importante compagnia low cost, Ryanair, sembra aver messo gli occhi su Malpensa e Orio al Serio, in Lombardia. Il sospetto che il Lazio ne uscirebbe ridimensionato è forte. Come il timore che Latina e Viterbo stiano battagliando per un pugno di mosche.
(ha collaborato Barbara Di Fresco)

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