LAVORARE MENO LAVORARE POCHI

Temendo che gli eletti dal popolo stramazzino sotto il carico di lavoro che viene loro inflitto, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, è accorso in aiuto. Forte dell’autorità di cui è investito, ha proposto che l’attività di Montecitorio sia limitata a tre settimane mensili, e che la quarta settimana venga lasciata libera affinché i deputati possano tenere i contatti con il loro collegio e - in via del tutto ipotetica - possano anche arricchire con dotte letture il loro bagaglio culturale. Il subcomandante Fausto, che pure alla volontà delle masse si è sempre appellato nella sua militanza di sinistra, questa volta delle masse se n’è proprio infischiato. Perché le masse, non turbate dall’accusa di qualunquismo, pensano che deputati e senatori siano superpagati. Pensano inoltre - rafforzate in questa convinzione dallo spettacolo dei banchi vuoti - che i deputati se la prendano piuttosto comoda. In effetti a Montecitorio le giornate utili della settimana si riducono a tre o poco più: niente il lunedì, poco il venerdì, niente il sabato e la domenica. Si aggiunga a questo che né a Montecitorio né a Palazzo Madama scarseggiano i periodi di ferie.
Nessuna formazione politica è senza responsabilità per quest’andazzo lassista nell’amministrare il tempo dei parlamentari e nell’amministrare il denaro che il contribuente spende in loro favore. Infatti corrono già voci d’un consenso diffuso, negli ambulacri parlamentari, per la geniale idea bertinottiana. Consenso del tutto analogo a quello che si verifica quando viene ventilato un miglioramento pecuniario o un qualche nuovo privilegio degli eletti. Il vizietto dunque ha contagiato molti.
Ma il centrosinistra si era presentato al colto e all’inclita annunciando un'età della virtù, del rigore, dell’oculatezza nella spesa dopo la stagione berlusconiana, cui venivano attribuiti sperperi da Basso Impero. Gli italiani più ingenui si aspettavano che, su quest’ala moralistica, Ulivo e compagni formassero un governo smilzo, poco costoso, efficiente.
Infatti si è visto. I presunti seguaci di Quintino Sella hanno messo in piedi un esecutivo pletorico, nel quale i ministri e i sottosegretari sono a tal punto numerosi che alcuni - questa almeno è l’impressione - non sanno nemmeno di cosa debbono occuparsi. Ammesso che di qualcosa debbano occuparsi. Adesso abbiamo la pensata di Bertinotti che ben si collega al No del centrosinistra per il referendum sulle riforme istituzionali. Quel No affosserà definitivamente - nessuno si faccia illusioni - la diminuzione del numero dei parlamentari che la riforma di centrodestra aveva varato, sia pure con un eccessivo ritardo (per il 2016).
È vero, non mancano nell’Ulivo gli accenni a possibili tagli futuri, ovviamente dopo una lunga discussione, e dopo infiniti dibattiti tra i costituzionalisti, ma è roba rinviata a un tempo indefinibile, che in tutta franchezza ritengo irraggiungibile. Per la proposta Bertinotti del taglio ai lavori parlamentari a Montecitorio e a Palazzo Madama si festeggerà di sicuro.

Per la proposta dell’Ulivo dei non tagli al numero dei parlamentari a Montecitorio e a Palazzo Madama si stapperà lo champagne, se prevarrà il No. Allegria, allegria. Tranne che per la gente comune la quale, lavorando quattro settimane al mese, si sente adesso più comune che mai, e anche un po’ stupida.

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