I punti chiave
Con la legge di Bilancio 2023 il governo ha introdotto alcune novità per le partite Iva al fine anche di facilitarne la crescita. La pandemia ne ha falcidiate oltre 320mila, portandole a circa 4,8 milioni di unità rispetto agli oltre 5,1 milioni del 2019.
Tant’è che la prima e più corposa modifica relativa al regime fiscale prevede che possano usufruire della flat tax al 15% le partite Iva i cui ricavi sono inferiori agli 85mila euro, ovvero 20mila euro in più rispetto ai 65mila euro precedenti.
1) Le novità per le partite Iva
La soglia dei ricavi di 85mila euro è stata ritoccata verso l’alto anche per fare fronte alla crescente inflazione (11,6% a dicembre, secondo i dati Istat) e, a fronte di una maggiore elasticità, l’esecutivo ha introdotto anche strumenti per evitare gli abusi nel regime forfettario. I ricavi che superano i 100mila euro fanno decadere immediatamente la flat tax e, oltre alla pressione fiscale più alta, viene sommata l’Iva per le operazioni effettuate al di là dello sforamento del tetto.
Va ricordato che nel regime forfettario non addebitano l’Iva ai rispettivi clienti né la detraggono dagli acquisti effettuati. Ciò significa che non sono obbligati a presentare la dichiarazione Iva.
Le nuove norme sono in vigore dal primo gennaio 2023 e si applicano ai ricavi del 2022, questo perché la documentazione fiscale che dovrà essere esibita durante l’anno in corso fa riferimento a quello precedente. Partendo da questo presupposto, ecco una guida sul tema delle partite Iva.
2) Che cos’è la partiva Iva
Dal punto di vista prettamente tecnico, la partita Iva è un codice univoco di 11 cifre che identifica una società o un lavoratore autonomo. Ha l’obiettivo di rendere nota e registrare un’attività commerciale presso l’Agenzia delle entrate.
È quindi uno strumento di primaria importanza tanto per le aziende quanto per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti.
Mediante la partita Iva si interpreta la posizione fiscale del titolare e permette il versamento di diversi tributi oltre alla stessa Iva, tra questi:
- Irap (Imposta regionale sulle attività produttive)
- Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche)
- Contributi Inps
- Assicurazione Inail
- Iscrizione alla Camera di commercio
Chi sta pensando di avviare un’azienda o di lavorare in proprio in modo continuativo ha quindi bisogno di aprire una partita Iva. Le attività autonome non abituali non prevedono l’obbligo di aprire una partita Iva.
3) Quanto costa aprire una partita Iva
Aprire una partita Iva non ha costi, a meno che non ci si rivolga a uno specialista come, per esempio, un commercialista o un Caf.
Allo stesso modo, anche la chiusura di una partita Iva è esente da costi, fermo restando che non ci si avvalga della consulenza di un esperto.
4) Come aprire una partita Iva
L’apertura di una partita Iva prevede la compilazione di un apposito modello e la scelta di un codice Ateco che identifica il servizio offerto.
Quest’ultimo va individuato tra i tanti esistenti ed è di vitale importanza perché, tra le altre cose, determina i limiti di fatturato per potere aderire al regime forfettario. Lo si può ottenere sull’apposito sito che instrada l’utente verso il codice Ateco pertinente.
Inoltre, chi vuole aprire una partita Iva, deve compilare:
- Il Modello AA9/12 (per le persone fisiche)
- Il Modello AA7/10 (per i soggetti diversi dalle persone fisiche)
- Il Modello ANR/3 (per i soggetti non residenti in Italia).
A prescindere dalla forma giuridica scelta, nel caso di società o ditte individuali, tutti gli imprenditori devono iscriversi al Registro delle imprese – così come stabilito dall’articolo 2195 del Codice civile – e questo può comportare la necessità di iscriversi al Repertorio economico amministrativo (Rea), che aggiunge informazioni di carattere amministrativo ed economico. In particolare, la registrazione Rea è obbligatoria per:
- Tutti i soggetti iscritti al Registro delle imprese (incluse le sezioni speciali)
- I soggetti che esercitano un’attività economica anche se non sottostanno all’obbligo di iscrizione al Registro delle imprese, gli enti pubblici, le associazioni e altri soggetti che esercitano attività economiche
- Gli imprenditori che hanno sede principale all’estero e che aprono una succursale sul territorio italiano.
Per aprire una partita Iva ci si può recare presso l’Agenzia delle entrate oppure si può scegliere la via telematica usando gli appositi software (qui quello per le persone fisiche, mentre qui si può trovare quello per i soggetti diversi dalle persone fisiche).
La richiesta di apertura di una partita Iva deve essere inoltrata entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
5) Quale regime scegliere
Occorre adottare un regime fiscale, scegliendo tra due alternative, ossia il regime forfettario e quello ordinario.
Il regime forfettario offre agevolazioni ed è indicato soprattutto per le nuove attività. Per poterlo scegliere occorre rientrare in determinati requisiti di forma e di sostanza. Il regime ordinario prevede invece il calcolo delle imposte per scaglioni di reddito e l’applicazione dell’Iva.
I due regimi si differenziano soprattutto in relazione alla possibilità di detrarre le spese legate alle attività del business, cosa prevista nel regime ordinario ed esclusa per principio in quello forfettario.
6) Quanto fatturato si deve avere per la partita Iva
È opinione diffusa che, superando un fatturato di 5.000 euro annui sia necessario aprire una partita Iva. In realtà questa soglia impone soltanto la dichiarazione dei redditi.
Come scritto sopra, l’apertura di una partita Iva è subordinata alla continuità dell’attività professionale che viene svolta in modo abituale. Pertanto, a titolo di esempio, chi svolge in modo abituale un’attività che gli rende una cifra di 3.500 euro è tenuto ad aprire una partita Iva. I ricavi non determinano l’occasionalità di un’attività. Non è quindi il fatturato o il ricavo, sono l’abitudinarietà e la continuità nel tempo a renderle necessaria una partita Iva.
7) Come richiedere il bonus partite Iva
Il bonus 200 euro per le partite Iva è stato introdotto con il decreto Aiuti del 17 maggio 2022. Può essere richiesto da chi:
- Il 18 maggio 2022 aveva una partita Iva aperta e attiva
- È iscritto all’Inps o a una Cassa privata di previdenza
- Ha percepito un reddito 2021 inferiore ai 35.000 euro
- Ha effettuato almeno un versamento contributivo (anche parziale) a partire dal 2020
Le domande vanno inoltrate all’Inps o alla Cassa previdenziale di competenza.
8) Quando paga le tasse chi ha una partita Iva
Ci sono due modalità di versamento delle imposte, ovvero a saldo oppure in acconto. Il versamento a saldo riguarda le imposte dell’anno precedente rispetto a quello durante il quale si presenta la dichiarazione, mentre i versamenti in acconto sono relativi all’anno in corso.
Di norma – salvo proroghe – il versamento del saldo o del primo acconto
avviene entro il 30 giugno, mentre il versamento del secondo acconto va effettuato al più tardi il 30 novembre.Nel caso in cui tali date cadessero in un giorno festivo, farà riferimento il primo giorno feriale successivo.
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