La Lega fa pace con il governo: «Linea unitaria»

Roma«Mi arrivano un sacco di messaggi, che fanno la stessa domanda che fa la gente che incontro, anche non leghisti: “ma siete matti?”». Il bossiano Stefano Stefani non parla al plurale come Lega nord ma come maggioranza di governo. «Perché, diciamo la verità, noi siamo stati trascinati in questa guerra da certi benpensanti che dicevano “non possiamo mancare”. Ma allora la Germania? Aveva ragione Bossi, prudenza, prudenza...» dice al telefono il presidente leghista della Commissione esteri alla Camera. Però in Consiglio dei ministri il dissenso della Lega è di fatto rientrato, è stato immesso nei binari di un iter parlamentare che si sta concretizzando, in queste ore, in una risoluzione da sottoporre al Parlamento. La richiesta della Lega ruota su quattro punti, spiegati dal capogruppo Marco Reguzzoni: «Il rispetto del trattato Italia-Libia, che non abbiamo firmato con Gheddafi ma con lo Stato libico, trattato che ci tutela dal punto di vista delle risorse energetiche; il rispetto integrale della risoluzione dell’Onu; l’impegno perché con il blocco navale si impediscano gli sbarchi dei clandestini sulle nostre coste; infine - ha concluso il capogruppo del Carroccio alla Camera - un impegno proporzionale comune di tutti i paesi Ue per la gestione sia dell’emergenza umanitaria sia dei profughi». Dentro ci sono i due grandi timori che l’attacco alla Libia ha scatenato negli uomini di Bossi: che fine faranno i nostri accordi commerciali? Chi si prenderà carico dei profughi e come si controlleranno i flussi? La Lega si è riletta i documenti che proteggono i nostri patti per lo sfruttamento del petrolio e del gas dello Stato libico (con o senza Gheddafi, sottolineano i leghisti), e poi il testo della risoluzione Onu, «perché non noi ma qualche altro Paese la sta prendendo in modo troppo elastico...» dice Calderoli.
Tra Lega e Pdl non sono mancate le scintille, soprattutto all’indirizzo di La Russa, ma ora la situazione sembra calmata, con una mediazione che ha avvicinato le parti. La Lega ha riconosciuto che serve «posizione unitaria» e compatta riguardo al coinvolgimento dell’Italia in «Odissey dawn», mentre il Pdl potrebbe convergere sulla risoluzione leghista, per ora - dicono i leghisti - «sembra ci sia condivisione delle nostre clausole che sono tutte di buonsenso».
Il tema immigrati è quello che preoccupa di più la Lega, anche per i risvolti inquietanti che il radicalismo può avere sui giovani del Maghreb. In Consiglio dei ministri Maroni ha allertato il governo sul «rischio che terroristi entrino in Italia infiltrati nei flussi di migranti clandestini». Per questo motivo i controlli su chi arriva «si sono fatti più stringenti», dice il capo del Viminale, che ha incassato un importante riconoscimento dal presidente della Repubblica, che a Varese ha detto di «condividere» la linea Maroni sulla gestione dei flussi migratori. Una medaglia al petto del ministro leghista. Sotto osservazione leghista c’è anche un lembo di Italia molto distante dalla Padania, Lampedusa, ma che i leghisti sembrano avere molto a cuore. Il governo ha nominato non a caso Sonia Viale, maroniana sottosegretario all’Economia, come coordinatrice degli interventi per il superamento dell’emergenza a Lampedusa. Dopo lo sbarco di altri 500 immigrati circa, l’isola ha ormai di fatto raddoppiato la popolazione in poche settimane: oltre cinquemila gli immigrati sull’isola che, assieme a Linosa, conta una popolazione di 6.200 abitanti. Perciò è stato deciso di «inviare da subito la nave San Marco - dice Maroni - per evacuare rapidamente i clandestini, così da dare una risposta concreta all’emergenza».
Poi c’è l’Europa, poco attiva secondo la Lega, che ha depositato una mozione che chiede un contributo di almeno 100milioni di euro per la gestione comune dei flussi migratori e il pattugliamento congiunto.

Questo insieme alla distribuzione proporzionale degli eventuali profughi (la «burden sharing» auspicata da Maroni) e al blocco navale per fermare i barconi. Se l’Europa chiede, l’Europa deve anche dare, dicono i padani. Nelle vesti inedite di paladini degli interessi italiani.

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