La Covisoc ha reso noto l'elenco delle società che non sono state ammesse a partecipare al campionato di Prima e Seconda Divisione della Lega Pro. Si tratta in tutto di 16 società. Di queste 5 sono di terza serie e 11 di quarta serie. In Prima Divisione le squadre non ammesse sono Avellino, Pisa, Perugia, Treviso e Venezia. In Seconda Divisione: Alghero, Barletta, Biellese, Catanzaro, Igea Virtus, Ivrea, Legnano, Nuova Vibonese, Pistoiese, Pro Sesto e Sambenedettese. Di queste ultime Biellese e Ivrea non si sono iscritte. Le escluse potranno fare ricorso e mettersi in regola entro sabato, altrimenti se non si verificheranno fatti nuovi rischiano la cancellazione.
Il 13 luglio la Covisoc comunicherà l'elenco definitivo delle società non ammesse ai rispettivi campionati. Sarà infine il Consiglio Federale della Figc, martedì 14 luglio, a rendere definitive le esclusioni. Contro la decisione del Consiglio ci si potrà appellare al Coni.
Particolarmente difficile la situazione dell'Avellino. «Oggi purtroppo - dice l'amministratore unico Massimo Pugliese sul sito della società - ci troviamo nelle stesse condizioni di un anno fa, ma ferma rimane la mia intenzione di non provvedere agli adempimenti previsti entro l'11 luglio».
Ultime ore anche per il Calcio Venezia per evitare la cancellazione dal calcio professionistico. La società veneziana deve trovare entro venerdì liquidità per almeno due milioni di euro per sistemare le pendenze e poter così presentare entro le ore 13 di sabato, alla Federcalcio di Roma, il ricorso contro l'esclusione della squadra dalla Prima Divisione della Lega Pro, decretata dalla Covisoc nella serata di ieri. Il Covisoc ha escluso anche un'altra squadra veneta, il Treviso. All'atto della presentazione della domanda di iscrizione, avvenuta lo scorso 30 giugno a Firenze, nella documentazione depositata dal Venezia mancavano le liberatorie firmate da giocatori e staff tecnico, attestanti l'avvenuto pagamento degli stipendi fino al 30 aprile; la fideiussione da centomila euro per il prossimo campionato; le ricevute comprovanti il pagamento dei contributi Enpals, e Fondo fine carriera e quello delle ritenute Irpef.
Per sanare la posizione (e vedere accolto il ricorso nel Consiglio Federale del prossimo 14 luglio), occorre quindi una cifra valutata attorno ai due milioni di euro.
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