Leo, rivoluzionario di carattere

Da «L’Italiano» a «Il Borghese», esposti riviste, libri e documenti

Luciana Baldrighi

«Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi». E ancora: «Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee». E infine: «Per indisposizione del dittatore la democrazia si replica». Ecco, in appena tre frasi c’è tutto il Leo Longanesi (Bagnacavallo 1905 - Milano 1957) del dopoguerra, quello che a fascismo caduto e finito non sognò mai di farlo tornare in vita, ma non per questo si diede all’antifascismo. Era un vinto, ma non voleva correre in aiuto del vincitore: «Non leggo che biografie di sconfitti».
La Biblioteca di via Senato 12 ospita (fino al 29 settembre, ingresso libero dal lunedì al venerdì, ore 10-13, 14-18) la mostra «Il carattere di un italiano. Longanesi e il lavoro editoriale» e come sempre accade quando è di scena questa straordinaria e singolare figura, è una feste per gli occhi e per la mente. Vi sono esposti un centinaio di libri, riviste e documenti, antiche e preziose rarità: si può così ripercorrere l’evoluzione di questo abilissimo disegnatore e manipolatore di immagini, raffinato esperto di tipografia, editore sensibile come pochi ai cambiamenti del gusto e del costume.
Da L’Italiano a Omnibus a Il Borghese la rassegna racconta un trentennio di storia patria in cui Longanesi fu uno degli indiscussi protagonisti, l’unico, dal punto di vista giornalistico, capace di coniugare uno stile italiano alla conoscenza e al gusto francese e anglosassone.
Giornalista, scrittore, fotografo, grafico, pittore, Longanesi non solo rivoluzionò la stampa del suo tempo, ma fu scopritore di talenti, editore in proprio, romanziere per immagini.
Nel catalogo che accompagna la mostra Matteo Noja delinea il «Carattere di un italiano», mentre tocca a Piero Buscaroli, che, giovanissimo, fu a fianco di Longanesi nell’avventura del Borghese, un partecipe ricordo delle idee, dello stile, delle scelte politiche, umane e sociali in occasione dei «Cento anni del gran Longanesi volante». A Laura Mariani Conti si deve il preziosissimo «Questo non è un catalogo», ovvero il recupero per immagini di tutto ciò che Longanesi ideò e realizzò come editore-disegnatore, dal primo Almanacco di Strapaese stampato nel 1928, all’ultimo numero del Borghese del settembre 1957 in cui morì. Chiude il catalogo Annia Maria Andreoli con una cronologia della vita e con un saggio, «Dal libro alla immagine. Una bibloteca virtuale», in cui viene analizzato il particolare rapporto di Longanesi con i libri, gli autori, l’editoria in generale. Fra aforismi, appunti, considerazioni e riflessioni, il visitatore potrà ricavare in filigrana una sorta di diario pubblico e privato del Novecento, mai banale, sempre in controtendenza.


Si legga, per esempio, questo suo giudizio su d’Annunzio: «Ci si accorge, a un tratto, che a paragone delle polpette di oggi è un gigante. Dominò il suo tempo, creò uno stile, riuscì a interessare quaranta milioni di italiani ai suoi capricci e, morendo, si trascinò dietro l’ultima Italia ancora presentabile in pubblico, la sua».

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