Leonka, la farsa non finisce più. Ora il Comune offre (gratis) "casa"

Per risolvere la grana di via Watteau, Palazzo Marino pronto ad ospitare il centro sociale in un suo stabile a Rogoredo. Oggi assemblea pubblica. Il 25 notifica del 130° sgombero

Leonka, la farsa non finisce più. Ora il Comune offre (gratis) "casa"
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Sarebbe un capannone abbandonato nella periferia sud est, in zona Rogoredo, quanto avrebbe offerto il Comune all'associazione Mamme antifasciste del Leoncavallo per cercare di sbrogliare la matassa intricata di una storia che va avanti da vent'anni. Sul centro sociale di via Watteau, infatti, l'ingiunzione di sgombero previsto per il 25 gennaio. Uno sgombero, che di fatto, si tradurrà nella «visita» dell'ufficiale giudiziario, arrivata a quota 130, che si limiterà a consegnare la notifica di sfratto. Un atto dovuto anche perchè la questione è diventata molto più complessa, intecciando alla vecchia questione di ordine pubblico, politica e giustizia.

Il 2 settembre 2010 la sentenza della Corte di Appello impone al Viminale e a Questura e Prefettura la colpa del mancato sgombero dell'ex cartiera di proprietà della società L'Orologio srl della famiglia Cabassi, che dovrà essere risarcita con 3 milioni di euro. Nello specifico l'accusa sarebbe «il rifiuto di assistenza della forza pubblica nell'esecuzione dei provvedimenti del giudice». Nel novembre 2004 il tribunale impone agli occupanti di via Watteau (dal 1994) di lasciare immediatamente l'immobile. Cosa che di fatto non avverrà mai. Il pronunciamento dell'ottobre 2024 ha riproposto parallelamente la questione, ormai sopita, della «regolarizzazione» del centro sociale. Tentativo che era già stato intrapreso dal sindaco Giuliano Pisapia nel 2011 in chiave «urbanistica» con uno scambio di aree tra il Comune e i Cabassi: Palazzo Marino avrebbe ceduto l'ex scuola abbandonata di via Zama mentre le mamme antifasciste sarebbero rimasta in via Watteau, mettendosi in regola e versando l'affitto. La cosa non andò in porto per l'ostruzionsmo in consiglio comunale di Basilio Rizzo.

Ora i termini dello scambio sono mutati: l'intenzione del Comune sarebbe quella di concedere uno stabile di proprietà direttamente ai Leoncavallini che lascerebbero l'ex cartiera ai proprietari. Ecco, quindi, che Palazzo Marino ha tirato fuori dal cilindro un capannone a Rogoredo per gli autonomi, su cui pende per altro, la minaccia di dover restuituire al Viminale i 3 milioni di euro, come ha annunciato l'avvocatura distrettuale dello Stato con l'intenzione di rivalersi sulle Mamme antifasciste in caso di risarcimento ai Cabassi.

La questione è estremamente delicata: da un lato lo Stato si trova in difficoltà perchè il risarcimento alla società L'Orologio aprirebbe il fronte della Corte dei conti e quindi l'eventualità del danno erariale.

Per altri versi se è vero che i Cabassi hanno subito un danno nel non poter tornare in possesso del proprio immobile per 20 anni è vero anche che furono loro a consentire ai leoncavallini di entrare nella cartiera, quando vennero sgomberati da via Leoncavallo. In sostanza non si trattò di una vera occupazione.

Oggi durante l'assembela pubblica convocata per le 18 in via Watteau, in vista della giornata antisgombero del 24, l'associazione dovrebbe annunciare le sue intenzioni.

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