Renzi butta via il tesoro anti disoccupati

Non usiamo i fondi Ue per i giovani senza lavoro. E rischiamo di perdere 1,5 miliardi di euro

Renzi butta via il tesoro anti disoccupati

Garanzia giovani: un programma ambizioso, una promessa da mantenere, un nome che è – appunto – una garanzia. Quella di trovare lavoro alla marea di ragazzi tra 15 e 29 anni. Un esercito di persone che non studiano, non lavorano, non seguono corsi di formazione. I sociologi li chiamano analfabeti lavorativi. Gli anglofoni li hanno battezzati Neet: Not in education, employment, training . Gente sfiduciata, che ha perso un impiego o – molto più spesso – non ne ha mai avuto uno, non sa come procurarselo e non fa nulla per ottenerlo. Una generazione inattiva che ha la prospettiva di non far nulla per tutta la vita. E alle quali il governo Renzi, nonostante fiumi di parole e di denari europei, è incapace di rispondere.

Secondo il rapporto Istat «Noi Italia» presentato lo scorso 18 febbraio, è un bacino di circa due milioni e mezzo di giovani, oltre un quarto della popolazione in quell'arco di età. In Europa soltanto la Grecia è messa peggio (28,9 per cento contro il nostro 26%) mentre Germania e Francia registrano percentuali che ci fanno vergognare: 8,7 e 13,8 per cento. Risultati analoghi si ritrovano in un'indagine di Caritas Europa . Tra i Paesi più avanzati l'Italia è quello più colpito dalla disoccupazione e le fasce maggiormente penalizzate sono i giovani e le persone con basso livello di istruzione.

UN MARE DI SOLDI DA SPENDERE

L'Europa ha stanziato ingenti fondi per «garantire ai giovani con meno di 25 anni un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio o altra misura di formazione entro 4 mesi dall'inizio della disoccupazione o dall'uscita dal sistema di istruzione formale». All'Italia sono destinati 567 milioni di euro dal fondo Youth Employment Initiative e altrettanti dal Fondo sociale europeo . In tutto fanno 1 miliardo 134 milioni. Per una volta, Bruxelles non è soltanto una matrigna. Naturalmente Matteo Renzi, che ha concretizzato un percorso avviato con i governi Monti e Letta, non si è fatto sfuggire l'occasione per fare il ganassa. L'Ue mette una somma? E noi aumentiamo. Il cofinanziamento italiano è di circa 400 milioni di euro cui potrebbero aggiungersi risorse regionali. In più, per non farsi mancare nulla, la platea dei potenziali beneficiari è stata estesa fino ai 29enni. Il totale fa oltre un miliardo e mezzo di euro. Con una postilla tutt'altro che trascurabile: i fondi europei non spesi vanno restituiti. Ma Renzi ha promesso lavoro per tutti. Il ministro Giuliano Poletti ha assicurato un milione di posti come il Berlusconi prima maniera. Scommessa coraggiosa: se la perdi, allontanerai forse definitivamente i giovani dal mondo del lavoro e abbatterai la loro già scarsa fiducia nelle istituzioni. Finirà così? Finora i risultati sono un disastro, l'ennesima presa in giro di quanti contavano sull'azione riformatrice dell'esecutivo Renzi.

I NUMERI DEL FALLIMENTO

Il piano Garanzia giovani è scattato il 1° maggio 2014. Festa del lavoro. Quando mai. La raccomandazione europea prevede che tutti i giovani siano introdotti nel sistema entro 4 mesi dall'inizio della disoccupazione o dal termine del percorso formativo: entro 120 giorni dovrebbero ricevere «l'inserimento o reinserimento in un percorso di istruzione e formazione o in una esperienza di lavoro». In realtà, in Italia quel «tutti» è stato ristretto a quanti si registrano su internet ai portali regionali (l'applicazione del piano è demandata alle regioni) o a quello nazionale. Al 26 febbraio scorso, secondo il monitoraggio settimanale del sito ministeriale www.garanziagiovani.gov.it, soltanto 431.405 senza lavoro si sono iscritti al programma. Già questo è un risultato catastrofico. Su 2,5 milioni di 15-29enni nullafacenti, appena il 17 per cento ritiene che Garanzia giovani sia uno strumento efficace per trovare un impiego anche temporaneo, uno stage, un tirocinio, una forma di apprendistato.

SOLO IL 6,8% DI FORTUNATI

Non si può dare loro torto perché in Italia, a differenza che nel Nord Europa, il meccanismo della Garanzia non funziona. Il termine di 4 mesi per offrire una qualche opportunità a questa moltitudine di disperati viene regolarmente disatteso. Fino al 26 febbraio soltanto 200.691 giovani sono stati avvicinati per un primo colloquio orientativo, il 46,5 per cento dei registrati. E per i due terzi la presa in carico è avvenuta al Nord, non nelle zone del Centro-Sud dove il dramma della disoccupazione giovanile è più forte. È un dato che mostra tutta l'inadeguatezza della macchina organizzativa messa in piedi dal governo e dalle regioni, alcune delle quali non hanno ancora avviato le procedure. Il peggio però deve ancora venire. Perché di questi 200mila ragazzi presi in carico dai servizi pubblici per l'impiego, ha ricevuto una proposta di lavoro o formazione una quota infima: circa 30mila opportunità (il sito governativo non è preciso), cioè il 6,8 per cento degli iscritti, il 12 per mille dei beneficiari potenziali. La sbandierata Garanzia giovani, la panacea contro la disoccupazione, il colpo di genio renziano per dare un futuro ai Neet italiani ha finora partorito la ridicola realtà di 30mila offerte di impiego o formazione. Poco più di nulla.

Il paradosso di questa situazione è che anche quanti cercano personale sono stati traditi dalla Garanzia giovani targata Renzi-Poletti. Le offerte d'impiego, tirocinio o apprendistato pubblicate sul portale sono circa 53mila. Non è un gran numero, perché coprirebbero appena il 12 per cento degli iscritti. Ma pur essendo poche, 3 offerte su 4 non vengono soddisfatte. Per la maggior parte (39.181 posti) si tratta di opportunità di lavoro a tempo determinato, ma vengono annoverati anche 6.050 impieghi a tempo indeterminato, oltre a circa 7.500 tra lavori accessori o autonomi e contratti di collaborazione, apprendistato e tirocinio. Anche per i datori di lavoro, dunque, la Garanzia giovani è uno strumento ricco di risorse ma del tutto inutile nella pratica.

LE CAUSE DELLO SFASCIO

A metà febbraio Michele Tiraboschi, ordinario di Diritto del lavoro all'università di Modena-Reggio Emilia e stretto collaboratore del povero Marco Biagi, ha inviato un impietoso report di sintesi a Jyrki Katainen, il vicepresidente della Commissione Ue, zeppo di dati elaborati da Adapt (Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e le relazioni industriali) di cui il professore è coordinatore scientifico. Per Tiraboschi, Garanzia giovani «non ha fornito un contributo concreto al contrasto alla disoccupazione e dispersione giovanile» che era l'obiettivo numero uno del piano, ma neppure ha posto le basi per avvicinare tra loro la scuola, la formazione e il mondo del lavoro.

LE REGIONI: CHI LE HA VISTE?

Garanzia giovani era uno strumento nuovo, che partiva da zero e poteva essere organizzato al meglio. Non nasceva sulle ceneri di vecchi servizi da rottamare o ristrutturare. La creatività renziana poteva sbizzarrirsi per dimostrare tutta la sua capacità di risolvere i problemi. Invece no, i ritardi si sono sommati all'incompetenza, alla mancanza di coordinamento centrale, alle scelte sbagliate, come quella di indirizzare pochissime risorse all'apprendistato e di non prevedere la verifica di qualità ed efficacia delle altre offerte formative.

Formalmente gli enti locali sembrano a posto: hanno approvato piani di attuazione e organizzato convegni a più non posso. Di fatto, Tiraboschi osserva che «alla data del 5 febbraio 2015 in nessuna regione l'iter per una completa attuazione di Garanzia giovani si è concluso». In Calabria, Marche, Molise non sono stati nemmeno aperti i bandi. In Sicilia il bando è stato aperto e immediatamente ritirato. L'Adapt ha verificato che le offerte di lavoro sono inadeguate, prive di filtri e piene di assurdità: molte ripropongono pari pari annunci già presenti sul web oppure richiedono precedenti esperienze, o ancora non riguardano i settori indicati come prioritari dall'Unione europea. Renzi e Poletti si sono anche complicati la vita scontrandosi con gli incentivi varati dai precedenti governi. Per esempio, la Garanzia giovani prevede sgravi di 3mila euro in media per le aziende che assumono, mentre il bonus Letta-Giovannini (varato nel 2013 e valido fino al 30 giugno 2015) raggiunge gli 11mila euro. Le due misure sono alternative.

Qual è dunque l'imprenditore che sceglie la via meno conveniente? La Garanzia è un gran pasticcio. Ricco ma inadeguato. Tra un anno il miliardo e rotti potrebbe riprendere la via di Bruxelles. Lasciando speranze deluse e promesse vane.

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