Come Londra passò dall’acqua all’asfalto

Per chi ama l’Inghilterra e il suo centro, che è il corso del Tamigi, o il suo cuore pulsante, che è Londra e il suo «territorio», ci sono due libri omologabili per interesse ma contrapposti per motivazioni ed esito. In Tamigi (il Saggiatore, pagg. 280, euro 18,50) Mauro Maffi, seguendo il corso del fiume, evoca più di duemila anni di storia. Perché il Tamigi, fin da Giulio Cesare alla conquista della Britannia, ha assistito dalle sue rive alle battaglie tra sassoni e danesi, alla guerra tra Corona e Parlamento, è il racconto inesauribile di questa nazione, la liquid history d’Inghilterra, diventando molti Tamigi diversi: quello mitico-letterario di Edmund Spenser e di Pope, quello birbone e piovoso del Jerome di Tre uomini in barca, quello di Elisabetta I e di Walter Ralegh, quello di Canaletto a Greenwich, e di Constable, Turner, Dickens.
Invece London Orbital di Iain Sinclair (Il Saggiatore, pagg. 574, euro 35) è, sì, storia, anzi cronaca, ma contemporanea e crudele, è un’opera di pop art, un pugno nello stomaco, a mezza strada tra il pellegrinaggio astioso, il racconto ossessivo, il pamphlet politico. Si chiama London Orbital l’anello autostradale (la famigerata M 25 voluta da Margaret Thatcher) che corre per 200 chilometri intorno alla Grande Londra.

Volendo vedere che cosa fosse accaduto, topograficamente, umanamente, con la sua costruzione, Sinclair e compagni l’hanno costeggiata a piedi, per più di un anno, hanno fatto appostamenti, filmato l’asfissiante traffico (allegato al libro il CD) tra gasdotti, acquitrini, alberghi spettrali, guardie armate con cani, straniamento della memoria perduta dei luoghi, un ballardiano «laccio emostatico che soffoca l’alito vitale della metropoli».

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