Dopo i campus è il tempo dei campeggi. É il secondo tempo degli oratori della Diocesi di Milano. Quello che parte, zaino in spalla, per le montagne fin dal 1983 quando si esauriscono le attività cittadine delle parrocchie. Celebra 40 anni tondi proprio quest'anno il gruppo Campeggi Riuniti che coinvolge 35 oratori del milanese e circa 14mila persone ogni anno tra ragazzi e volontari. La celebrazione ufficiale sarà il prossimo ottobre. Ma ieri mattina, come tradizione vuole, l'Arcivescovo Delpini ha visitato uno dei campeggi, in Valtournenche dove si trovano circa 150 ragazzi degli oratori di San Bernardo e San Giuseppe di Rescaldina e della parrocchia di S.Domenico in Legnano.
Una visita simbolica per parlare a tutti i ragazzi che ogni anno partecipano a questa attività. Per loro, davanti a una candela spenta e ad una accesa, ha avuto 3 parole: «vocazione», «responsabilità» e «custodia». Ognuno ha tutte le doti per fare luce, ha detto Delpini. Stoppino e cera. Ma per «accendersi» c'è bisogno di un intervento esterno, la vocazione, cioè la chiamata di Gesù. Una volta «acceso», ognuno ha anche la responsabilità di accendere gli altri con la sua fiamma che va protetta: lasciata libera ai quattro venti si spegne, ecco perchè il bicchierino vicino alle candele, cioè la Chiesa che aiuta a custodire la fiammella. Massimo Pavanello responsabile dell'ufficio turismo della Diocesi di Milano, presente ieri mattina all'omelia, racconta che l'esperienza dei campeggi «entra nella carne e rimane nella memoria», tanto che oggi nelle tende ci sono «i figli di quelli che 40 anni fa avevano cominciato a fare campeggio. E se i padri mandano i figli significa che hanno un buon ricordo».
Quest'anno, racconta, c'è stata una vera impennata di richieste, tanto che ci sono state addirittura le liste di attesa. Basti pensare che i ragazzi ogni anno presenti ai campus degli oratori cittadini che durano in media 5 settimane, sono circa 300mila tra i 6 e 18 anni, come racconta don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori della Diocesi milanese. Una parte prosegue poi con i campeggi rientrando tra i 14mila partiti, «a turni brevi, di una settimana per ospitare il maggior numero di persone», spiega Pavanello, un'altra parte viene inserita nelle case vacanze. Ma l'esigenza è tanta. «Un po' perché c'è il desiderio di fare gruppo dopo il lockdown», concordano Guidi e Pavanello.
Esigenza che da una parte «risponde a una necessità delle famiglie quando finisce la scuola - spiega don Guidi - ma dall'altra anche a un bisogno dei ragazzi, specie degli adolescenti, di quella fascia di età che va tra i 14 e i 18 anni che solo così riescono a fare un'esperienza di servizio e di comunità che non ha uguali su così larga scala».
L'importanza di queste attività è testimoniata dal fatto che nella Diocesi di Milano le prime attività di oratorio risalgono al 1500, «poi - racconta Guidi - c'è stata la diffusione sociale nel 1800 e il grande rilancio con l'attività estiva negli anni '80». E ora sempre di più.
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