"L'ultima sfida" dei tifosi davanti a un calcio malato

Il film di Silvestre su un "perdente di successo" che si gioca la partita della vita. Tra droga e ricatti

"L'ultima sfida" dei tifosi davanti a un calcio malato
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Il calcio impazza, non solo in televisione, ma, ultimamente, anche al cinema. Cosa strana, considerando che le pellicole finite sul grande schermo sono inversamente proporzionali alla popolarità planetaria di questo sport.

Del resto, provate a citare, al volo, tre titoli a tema «calcio» che vi hanno conquistati. Molti risponderanno Fuga per la vittoria e si bloccheranno lì. Perché la realtà è che il «folbal» è poco cinematografico come rappresentazione, a meno di rischiare il ridicolo o di toccare temi che gli ruotano intorno. Ciò nonostante, dopo il bruttino U.S. Palmese dei Manetti, uscito 8 giorni fa, ecco arrivare, da giovedì 3 aprile, un nuovo film sul mondo del pallone, L'ultima sfida, diretto da Antonio Silvestre. Protagonista è Massimo De Core (Gilles Rocca), per tutti (anche moglie e figlia lo chiamano così), «Il capitano». Di quale squadra, non è dato saperlo e non è nemmeno importante. Viene etichettato come «un perdente di successo», perché ha sempre militato nella stessa formazione senza mai vincere un trofeo. Ci era andato vicino, a 18 anni, perdendo la finale di Coppa di Lega e ora, alla vigilia dell'ultima partita della sua carriera, ci riprova a 40, in un'altra finale, portandosi sulle spalle sofferenze, speranze e amore di tutti i suoi tifosi, che lo idolatrano con tanto di «figurina santino». Sua moglie (Michela Quattrociocche, chi si rivede) è una famosa influencer e sua procuratrice, mentre la figlia, anche lei giocatrice di calcio (con tanto di mister molestatore), vive il peso di due persone così ingombranti.

A tre giorni dalla finale, Massimo viene drogato da una donna e ricattato con foto compromettenti. In più, una sorta di mafia dei Balcani, che ha puntato molti soldi sulla sconfitta della sua squadra, minaccia di rivelare un suo errore di gioventù, al quale aveva rimediato illegalmente. Il ricatto è servito: «O perdi, o tutti sapranno».

Che farà Massimo? Ve lo lasciamo scoprire. Le intenzioni sono buone. Il film vuole dire la sua sul mondo delle scommesse online legate al calcio, che sappiamo essere sempre di attualità, come dimostrano le squalifiche toccate anche a giovani promesse di questo sport. Ma il film è anche una dichiarazione di amore - ed è la parte dove riesce meglio - verso chi, il tifoso, vive per il calcio, al punto da condizionare la propria vita, in base a una vittoria o una sconfitta della propria squadre. Anzi, qui i due temi vanno di pari passo: «Il mondo del calcio è marcio.

Quelli che stanno dietro di noi non hanno alcun interesse per l'amore o il dolore della gente che va allo stadio. Loro vogliono solo far soldi». Un messaggio che potrebbe essere indirizzato anche a tanti mercenari del pallone, che cambiano casacca, infischiandosene della bandiera.

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