«Travaglio è un cattivo giornalista e mi ha
rovinato la vita». È preoccupato il professor Alessandro Orsini. Da
quando Marco Travaglio lo ha accusato sul suo blog di paragonare i No
Tav alle Br la sua posta elettronica pullula di insulti. C'è poco da
stare allegri anche perché l'attacco è stato ripreso da Beppe Grillo.
Eppure, il vanitoso opinionista avrebbe preso un granchio. L'analisi
apparsa lunedì sul Giornale ,
riguardava infatti Brigate Rosse e black bloc. Bella differenza. E
grave leggerezza per un addetto ai lavori che, invece di soffermarsi
sul richiamo in prima, avrebbe dovuto leggere bene il commento a pagina 4.
Professor Orsini, lei è stato duramente attaccato da Marco Travaglio per il suo articolo sui black bloc. Perché?
«Perché Travaglio non ha letto nemmeno una parola di ciò che ho scritto, fornendo un esempio di cattivo giornalismo».
Qual è stata l'accusa di Travaglio?
«Avrei affermato che i No Tav sono come i brigatisti rossi. Mai detto.
Nel mio articolo non compare mai la parola No Tav. Travaglio se l'è
inventata».
Allora perché questo attacco?
«Perché Travaglio ragiona in maniera primitiva: se scrivi un articolo per il Giornale
sei moralmente corrotto. Sei sul libro paga di Berlusconi. Tengo a
precisare che non ricevo compensi per i miei articoli. Il fatto che
debba precisarlo mi fornisce una misura precisa del clima da
inquisizione in cui siamo precipitati. Se avessi scritto le stesse cose su il Fatto Quotidiano , Travaglio mi avrebbe applaudito».
Ma lei è un uomo di sinistra?
«Sono un uomo di sinistra da
sempre, ma questo non ha niente a che vedere con i miei studi. Uno
studioso ha il dovere di dire ciò che pensa, anche se questo può
danneggiarlo. La prima regola che un giovane studioso dovrebbe
imparare è quella di non aver paura. Soprattutto di quelli come
Travaglio. Io affermo un principio: la cultura è libera. La cultura è
di tutti. Se un giornale di destra mi chiede un'analisi sulla violenza
politica, accetto. Se uno studioso arriva a dire: "Io con te non
parlo perché stai dall'altra parte", la cultura non è più libera.
Diventa una cosa per te e per i tuoi amici e si costruisce un
detto».
Dopo l'attacco di Travaglio che cosa è successo?
«Ho ricevuto tante mail
di insulti. Molti mi hanno criminalizzato per una cosa mai detta,
mi hanno dato del corrotto, del criminale, del porco, del servo di
Berlusconi...».
Il suo libro «Anatomia
delle Brigate rosse» è considerato un classico. Una rivista di Harvard
lo ha definito "libro di alto prestigio intellettuale". Perché è
così inviso alla sinistra?
«Non a
tutta la sinistra. È inviso alla sinistra più legata alla storia del Pci
perché documenta il ruolo pedagogico del Partito comunista nella
nascita delle Br. Un ruolo fondamentale».
Che cosa non le piace della sinistra?
«La faziosità e la tendenza di una certa sinistra a demonizzare
l'avversario. La cultura dei roghi accomuna il fascismo e il comunismo.
Ma queste cose le diceva Filippo Turati, non affermo niente di
nuovo. È documentato negli atti congressuali del partito socialista.
Ecco, la sinistra italiana dovrebbe tornare a Filippo Turati ed essere
più critica con Palmiro Togliatti, che su Turati scrisse cose
orribili nel giorno della sua morte. Per non parlare di Antonio
Gramsci, uno dei più grandi maestri della pedagogia
dell'intolleranza. Un uomo che invitava a odiare gli avversari
politici.
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