Si è svolto oggi a Bergamo l'incontro «Progetto Balcani: opportunità per la macchina utensile italiana e dintorni», organizzato da Ucimu-Sistemi per produrre, l'associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, in collaborazione con Ice, l'Istituto nazionale per il commercio estero. L'incontro, che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio di ospiti, tra imprenditori italiani, utilizzatori stranieri e giornalisti, è stato moderato da Roberto Iotti, caporedattore economia e imprese de Il Sole 24 Ore. Sono intervenuti al convegno, accanto a Giancarlo Losma, presidente Ucimu-Sistemi per produrre, Umberto Vattani, presidente Ice, Giacomo Vaciago, professore ordinario di Politica economica, facoltà di Economia, università Cattolica di Milano, Silvano Fini, direttore stabilimento Ducati Motor, Carlo Mazzoleni, presidente gruppo industriali metalmeccanici Confindustria Bergamo. Obiettivo del convegno era la presentazione dei risultati dello studio sulle opportunità offerte ai costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e tecnologie ausiliarie dall'area balcanica, risultata, nel 2008, la quinta area di destinazione del made by Italians settoriale in Europa.
Lo studio è stato focalizzato su: Albania, Croazia, Serbia e Slovenia (area Ascs), ove si registrano tassi di sviluppo decisamente interessanti. A conferma di ciò il dato di crescita media del Pil dei quattro paesi che, nel periodo 2002-2007, è risultato pari al 7,7%, contro il 4,5% del Pil dell'Unione Europea.
Nei quattro anni considerati, l'export italiano di macchine utensili nei paesi Ascs è più che raddoppiato, registrando un tasso di crescita medio del 16,3%. Albania e Serbia risultano essere i mercati più vivaci, sebbene il valore di macchine utensili vendute nei due paesi non sia confrontabile. Nel periodo 2002-2007, l'export di macchine utensili destinate all'Albania è passato da 0,5 milioni di euro a 2 milioni di euro. Il tasso di crescita medio è risultato pari al 33,2%.
Decisamente più rilevante il valore delle vendite di made by Italians settoriale in Serbia, cresciuto, nel periodo di riferimento, da 2,8 milioni di euro a 13,7 milioni, per un tasso di crescita medio pari al 36,9%. Se in Albania le vendite risultano trainate principalmente dagli investimenti destinati allo sviluppo di parchi energetici che forniranno l'Italia; in Serbia, gli investimenti in sistemi di produzione sono destinati al settore infrastrutture, per ricostruzione di ponti e strade distrutti durante gli ultimi conflitti, oltre che al settore automotive.
I tassi medi di crescita delle vendite di macchine utensili italiane in Croazia e Slovenia sono risultati inferiori rispetto a quelli relativi alle consegne in Serbia e Albania. Ciò è motivato dal fatto che Croazia e Slovenia sono mercati consolidati, come dimostra il valore delle vendite a esse destinati. Salito da 7,1 milioni a 12,4 milioni di euro, l'export in Croazia, nel periodo di riferimento, è cresciuto a un tasso medio pari all'11,7%. Quello destinato alla Slovenia è passato da 12,5 milioni di euro del 2002, a 20,8 milioni del 2007, per un incremento medio del 16,3%. A trainare le vendite di macchinari, oltre a auto e componentistica, sono gli investimenti in infrastrutture, specie in Croazia, impegnata nella realizzazione della rete autostradale.
«L'area che comprende Albania, Croazia, Serbia e Slovenia - ha dichiarato Giancarlo Losma - è caratterizzata da grande vivacità ed è molto più vicina al nostro Paese, sia in senso geografico che culturale, rispetto ad altre zone dove il Made by Italians è molto diffuso e apprezzato. Non può, quindi, non essere oggetto di attenzione particolare da parte degli imprenditori italiani della meccanica che, in effetti, già dimostrano di saper ben interpretare le richieste degli utilizzatori balcanici. D'altro canto - ha concluso Losma - le opportunità di business nell'area sono interessanti anche perché l'ammodernamento e sviluppo degli impianti produttivi sono una priorità per tutti i quattro paesi. L'età media del parco macchine installato nell'industria locale è, infatti, di circa venti anni. Ne deriva che oltre a un generico bisogno di ammodernamento dei sistemi di produzione, le imprese locali hanno la necessità di puntare su automazione e integrazione, che assicurano riduzione dei costi e maggiore produttività, oltre che su sicurezza e ecosostenibilità, temi cui tutti i governi sono sempre più sensibili».
Carlo Mazzoleni ha affermato: «L'Italia é riconosciuta come produttore di alta qualità.
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