Madre e figlia uccise, fermato il nipote in fuga

È durata meno di una manciata di ore la fuga di Caneo Francisco, il filippino di 46 anni che venerdì sera a Magenta ha ucciso, accoltellandole, la zia di 62 anni e la cugina di 33.
Prima dell'alba, i carabinieri che gli stavano dando la caccia, l'hanno bloccato a Milano in metropolitana, mentre cercava di raggiungere la stazione Centrale. Nel suo piano, sarebbe salito sul primo treno disponibile e avrebbe tentato di far perdere definitivamente le sue tracce, fuggendo per sempre dal nostro Paese. Il progetto però si è rivelato debole e non è stato difficile rintracciare il filippino. Le ricerche dell'assassino, che lavorava come domestico nel capoluogo e dimorava da un anno presso le vittime in un alloggio di cortile in via Roma 150 a Magenta, erano iniziate subito dopo la scoperta del duplice delitto. Scoperta da lui stesso determinata: aveva infatti telefonato al marito della zia, Carlo C. che lavora come saldatore in una ditta della zona, invitandolo a tornare a casa, dove avrebbe trovato una «sorpresa». Ed infatti nella camera da letto, riverse in una pozza di sangue, e colpite con numerose coltellate, c'erano i corpi straziati delle due donne. Le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo di Milano, coordinate dal pubblico ministero Roberta Brera, si sono focalizzate sulle possibilità di fuga di un uomo privo di patente e di automobile, in grado di spostarsi soltanto con i mezzi pubblici.
Così, tenendo d'occhio stazioni e fermate della metropolitana, ma anche grazie agli sms che il fuggitivo aveva inviato ad alcuni parenti dopo il delitto, sono arrivati a bloccarlo prima che si eclissasse.
Anche se non ha confessato, le sue colpe sarebbero inequivocabili; l'uomo, ancora in stato confusionale, agli inquirenti ha detto di non ricordare nulla di quanto accaduto. All'origine del duplice omicidio ci sarebbe stata una violenta lite fra congiunti, a cui ha fatto seguito uno scatto d'ira da parte del nipote. L'arma del delitto non è stata ancora rinvenuta, mentre resta da chiarire la dinamica del fatto di sangue, anche se verosimilmente l'uomo potrebbe aver colpito a morte prima la zia, poi anche la cugina, che lascia tre figli nel suo Paese d'origine, intervenuta in difesa della madre. Sgomenta la tranquilla comunità filippina di Magenta che, risaputa la notizia, ha stazionato a lungo davanti al luogo del delitto, per capire sino in fondo quanto era successo. «Mio cugino si era trasferito a Magenta da un anno presso mia madre – ha raccontato la figlia sposata della vittima, che abita a Novara - con lui non avevo molti rapporti. Sapevo però delle frequenti liti, ma non pensavo potessero degenerare fino a questo punto».
Forse non lo immaginava neppure lo stesso Caneo Francisco, descritto come una persona taciturna e soprattutto mite, nessun comportamento sospetto.

«Tutte le mattine, zaino in spalla si recava in stazione a prendere il treno per Milano – raccontano al bar Franca, a pochi metri dal luogo del duplice omicidio -; tornato a casa era difficile incontrarlo ancora per strada». Nel cortile dove abitava al secondo piano, nessuno degli inquilini si è accorto della violenta lite. Hanno saputo della tragedia soltanto dopo che il marito della vittima, per chiedere aiuto, ha bussato ai vicini.

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