Maggioranza assenteista, ora stop ai viaggi

Il centrodestra è andato sotto per due volte in due giorni perché i deputati non erano in aula: ieri battuto per 7 voti su un emendamento. Ma anche l’opposizione non brilla per il suo zelo. Il primo passo per costringerli a presentarsi è abolire le "missioni" a spese di Pantalone

Maggioranza assenteista, ora stop ai viaggi

Nel volgere di due giorni il governo è stato due volte battuto alla Camera. Non è che i deputati della maggioranza siano stati travagliati da dubbi sull’opportunità del provvedimento da adottare, e per questo se ne siano dissociati. In tal caso la defezione avrebbe avuto un motivo politico. No, hanno semplicemente battuto la fiacca. Il motivo è la negligenza di rappresentanti del popolo che troppe volte lo rappresentano svogliatamente. Da questo loro atteggiamento derivano le spontanee esortazioni dei cittadini, simili a quelle che i tifosi rivolgono ai calciatori pelandroni della loro squadra del cuore. «Andate a lavorare!».

Non c’è motivo di dare soverchia importanza alla vicenda, e di dedurne segnali negativi per la stabilità dell’esecutivo. La legge sottoposta al vaglio della Camera non era di quelle che fanno fremere il Paese e il Palazzo. Era una legge per l’istituzione del Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza sulla quale, mancandomi informazioni, preferisco mantenere il riserbo. In questi casi il sospetto che si tratti d’un ennesimo ente inutile, o utile soltanto per fornire posti di sottogoverno, è inevitabile.

Dunque l’altro giorno l’Idv di Antonio Di Pietro ha presentato un emendamento, e l’assemblea lo ha approvato con un voto di scarto. L’indomani il Pd ha avuto un’altra piccola soddisfazione - le grandi gli sono per il momento del tutto negate - ottenendo una sospensione dei lavori. Un nodo procedurale soltanto, ma il dato rilevante è che Pdl e alleati, pur disponendo in teoria d’una superiorità numerica schiacciante, sono andati sotto. Come prevedibile, s’è innestato a questo punto il rituale delle rampogne e delle promesse d’inflessibilità per il futuro. Nessuno ne è parso angosciato.
Non ho la minima idea dell’utilità dell’emendamento galeotto. Probabilmente non ne avevano la minima idea nemmeno i votanti. M’interessa di più, comunque, il fatto che 33 deputati del Pdl risultassero in missione (e 29 del Pd, tanto per far capire che lo zelo latitava sia nel centrodestra sia nel centrosinistra). Questa faccenda delle missioni mi disorienta. Fosse per me, proporrei che le missioni fossero unicamente quelle religiose in partibus infidelium, e che i parlamentari si astenessero da viaggi, scambi di delegazioni, convenevoli in luoghi ameni, gemellaggi e consimili. Li vogliamo a Montecitorio e a Palazzo Madama, lì è il loro posto.

Detto così alla grossa, non pare a noi elettori che il talento politico, il bagaglio culturale (si parla in generale) e la conoscenza delle lingue di deputati e senatori siano tali da legittimare quei vagabondaggi a spese di Pantalone. Alla carretta li vogliamo, se carretta si può definire un’attività di quattro o cinque giorni la settimana con indennità generosissime - tra le più generose del mondo - un trattamento pensionistico straprivilegiato e una produttività analoga a quella dei magistrati pigri. Se hanno una buona novella da diffondere lo facciano a Roma, non a Rio De Janeiro o a Parigi. Può darsi taluni rituali parlamentari sembrino, a chi vi partecipa, perdite di tempo. Sembra anche a noi uomini della strada. Ma quello è il mestiere che hanno scelto, per il quale hanno sgomitato e mosso tutti i santi nel Paradiso delle segreterie di partito.

Dal punto di vista dell’assenteismo la maggioranza non sta bene, l’opposizione nemmeno. Nel Pd è stata avviata un’inchiesta contro i 10 deputati assenti non giustificati al momento del voto sullo scudo fiscale. Ma non si vuole agire in fretta, sarà aperta un’istruttoria, campa cavallo. La verità è che i parlamentari hanno un rapporto difficile con il Paese, mentre la popolarità di Berlusconi cresce, la loro, anche nel centrodestra, è in ribasso. Dovrebbero chiedersene le ragioni. Sinceramente mi spiace che un’esponente del Pd, Ileana Argentin, sia stata minacciata per strada, la sua carrozzina presa a calci.

Gli elettori della sua parte erano evidentemente inviperiti per tantissime cose, incluso l’assenteismo in aula. Nel centrodestra niente minacce e calci, ma il mugugno è forte, e l’incitamento «andate a lavorare» risuona alto e forte.

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