"La verità è che Oltralpe la magistratura pende verso sinistra proprio come da noi"

L’ex Guardasigilli Castelli: «Il diritto di asilo? Dissero che era solo per chi non ha ucciso. Invece...»

"La verità è che Oltralpe la magistratura pende verso sinistra proprio come da noi"

«C’era da aspettarselo, la magistratura francese è politicizzata, peggio di quella italiana...». Roberto Castelli è in campagna elettorale in Friuli, al telefono gli raccontiamo il verdetto della Cassazione francese che non ha estradato i dieci terroristi italiani esuli in Francia, chiudendo ormai definitivamente una storia che lui aveva iniziato quando si è seduto sulla poltrona di Guardasigilli in Via Arenula: «Il mio motto era: «Nessuno tocchi Caino? Ma io sto dalla parte di Abele...», ci dice subito. Il rammarico sui parenti delle vittime di quella stagione senza giustizia è pari alla rabbia per l’occasione sfumata di fare i conti con la Storia. «E non mi vengano a dire che c’entra la dottrina Mitterrand...
Ali no?
«Quando l’allora presidente francese Francois Mitterand decise di non concedere l’estradizione, precisò che il diritto di asilo non doveva essere esteso a chi si era macchiato di fatti di sangue. Ma fu bellamente ignorato...».
Ma non da lei...
«Feci una cosa semplicissima. Chiamai il mio collega Dominique Perben, con cui avevo un ottimo rapporto personale - e questo, mi creda, conta molto lui sposò la mia richiesta e stilammo un elenco di chi poteva essere estradato.
Venne fuori una lista di 13 persone, se non ricordo male».
E poi?
«Ci furono molte polemiche, intervenne persino l’Abbè Pier (eroe della Resistenza in Francia, fondatore delle comunità Emmaus e ispiratore della Dottrina, ndr) e tutto si incagliò».
Motivi politici o c’è dell’altro?
«Anche nella magistratura francese c’è una forte connotazione di sinistra, come in Italia. Sotto sotto, anche loro pensano che costoro non siano delinquenti ma combattenti».
Ha letto le motivazioni?
«Le trovo fragili dal punto di vista tecnico, speciose e offensive per il sistema giudiziario italiano, soprattutto rispetto all’iniquità del processo che avrebbero subito e al fatto che siano stati giudicati in contumacia. Si dimenticano di dire che sono scappati, si sono sottratti alla giustizia. Lo capisce anche un bimbo».
Come se ne esce?
«Dalla piaga dei magistrati di sinistra? Quando morirà la mia generazione...».
E per l’estradizione? È finita?
«La mia cultura giuridica costruita sul campo è ovviamente imperfetta, bisogna studiare bene le carte, ma credo di sì. A meno che non si trovi qualche cavillo, o si lavori sul mandato di cattura europea - che al tempo mio non c’era - o non c’è più niente da fare».
Pensa che il governo francese farà qualcosa?
«In Francia il presidente del Csm è il ministro della Giustizia, che ha poteri ben diversi dai nostri. Potrebbe esserci un’azione disciplinare se la sentenza fosse abnorme, ma non credo - visti i rapporti tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni - che il governo francese voglia imbarcarsi in questa operazione».
Il Guardasigilli Carlo Nordio è rammaricato...
«Ha ragione ad esserlo, ha fatto tutto il possibile».
La sinistra italiana festeggia. Perché c’è un’attrazione fatale per questi criminali?
«Guardi, sono abbastanza vecchio per ricordarmi bene la Storia. Le Br erano “compagni che sbagliano” ma sempre compagni. Sa quando il Pci cambiò davvero atteggiamento? Quando uccisero Guido Rossa».
Fu una stagione terribile...
«Ho visto katanga diventare terroristi, alcuni li ho conosciuti. Altri (sorride) sono diventati opinion leader come Adriano Sofri, direttori di giornali o parlamentari. Nasce tutto da lì, da quel substrato culturale permanente che nel Sessantotto partì proprio dalla Francia, contagiando anche i magistrati come da noi».
Un’ultima domanda. Si farà mai la riforma della giustizia? Quella che lei ideò è naufragata pochi giorni prima di entrare in vigore...
«La mia riforma dell’ordinamento giudiziario io l’ho fatta perché ero un incosciente... Era epocale perché agiva nella carne viva dentro la magistratura... Con la mia riforma, lo scriva, non ci sarebbe mai stato un caso Palamara.
Ecco perché nessuno la farà mai...».


Neanche Nordio?
«Quando ero ministro Nordio lavorò in una commissione alla riforma del codice penale che era molto interessante e sarebbe valida ancora adesso. Non so perché non se ne parla più...».

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