Una manovra firmata Stanlio e Ollio

Con la protesta degli operai della Fiat di Mirafiori il governo ha fatto il pieno. Questa volta a farne le spese sono stati i tre segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil, Epifani, Bonanni e Angeletti ritenuti per loro stessa ammissione tra gli autori della legge finanziaria. E mentre il cerchio della protesta si chiude non lasciando fuori nessuno, ecco i primi segnali del rallentamento della crescita economica. Il terzo trimestre dell’anno si è chiuso con più 0,3 per cento, la metà esatta dei primi due trimestri e l’ultimo farà registrare un misero 0,2 per cento in più. È vero che l’anno si chiuderà con un Pil che cresce dell’1,7 per cento, ma l’allarme per il rallentamento della nostra economia è già scattato. E non è solo un problema di quantità. Ciò che preoccupa maggiormente è la composizione di questa debole crescita del terzo trimestre. Gli investimenti privati sono nettamente in calo, le esportazioni sono ampiamente al di sotto delle importazioni, in valore assoluto e in percentuale, la domanda di consumi regge ancora anche se non è all’altezza della produzione. Il che significa, in parole povere, che sono aumentate le scorte. Il risultato sarà che nei prossimi mesi anche la produzione comincerà a calare. Quando gli effetti fiscali della finanziaria faranno sentire la propria morsa sul reddito disponibile delle famiglie, si avvierà un avvitamento verso il basso con minore domanda e minore produzione. Se a tutto ciò si aggiunge l’aumento dei tassi di interesse decisi dalla Banca centrale europea e il rallentamento dell’economia americana, le prospettive di crescita per il prossimo anno diventano davvero allarmanti.
In questo orizzonte nuvoloso si staglia una finanziaria che alterna follia e comicità. L’aumento della pressione fiscale di oltre un punto e mezzo di Pil, il via libera lasciato agli enti locali per mettere più tasse e per fare più debiti, i mille piccoli balzelli (l’ultimo sull’acqua minerale) sono solo i segni più evidenti di questa follia. La comicità è tutta dentro la fibrillazione legislativa per cui il governo un giorno mette una tassa per toglierla il giorno dopo e rimetterne due il giorno successivo. Sembra di rivedere quella famosa gag di Stanlio ed Ollio quando tentano di portare su per una scala un pianoforte salendo uno scalino per scenderne subito due. Le complicazioni, poi, di tasse come quella di successione (prima la franchigia per i figli, poi per i fratelli e le sorelle e poi per altri parenti in assenza di eredi diretti) o quella sul pronto soccorso produrranno bassissimo gettito irritando solo la parte più debole della società italiana. Per non parlare, infine, di quella ridicola norma programmatica, non si sa se al momento è approvata o meno, per cui il frutto della lotta all’evasione fiscale dovrà essere utilizzato per ridurre a tutti le tasse.

Una promessa senza alcun effetto pratico perché essa diventerà concreta solo se sarà prevista nella Finanziaria del prossimo anno.
Molti per dimenticare in fretta questa Finanziaria parlano di una «fase 2» del governo. Se il buon giorno, però, si vede dal mattino i prossimi mesi saranno veramente difficili.

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