La Marcegaglia: "Sui mutui è emergenza, intervenga lo Stato"

Il presidente di Confindustria: "Basta cartelli di carta venduti in modo delinquenziale, solo le imprese generano ricchezza"

nostro inviato a Capri

«A essere entrato in crisi non è il capitalismo, ma un sistema finanziario basato sulla droga monetaria e costruito sul nulla. Quindi basta con i castelli di carta costruiti e venduti spesso in modo delinquenziale a cittadini e risparmiatori. Bisogna tornare alla base, all’economia reale». È un grido d’accusa allarmato e forte, quello udito ieri al Convegno dei giovani imprenditori di Capri. Grido lanciato dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, proprio in apertura del suo intervento. Non a caso. Per sottolineare infatti da un lato, una volta di più, la gravità del crac finanziario delle ultime settimane. E per rivendicare anche con orgoglio il ruolo delle imprese, «le uniche in grado di creare ricchezza e benessere vero per la comunità». Quasi riecheggiando le parole spese il giorno prima dal ministro Giulio Tremonti, a favore di una certa economia sociale, anche la leader degli imprenditori privati si è detta favorevole a un intervento dello Stato in quanto «serve ed è l’unica soluzione possibile in una fase di emergenza» come l’attuale. «Non ci sono alternative, perché altrimenti si rischierebbe di estendere la crisi a tutto il sistema finanziario, con un impatto inevitabile ed enorme sull’economia reale». Denunciando poi la colpevole inerzia della politica, soprattutto negli Usa, nei confronti di questo sistema finanziario «che ha portato guadagni enormi a pochi e che sta facendo pagare prezzi altissimi a tutti», la Marcegaglia ha auspicato che l’Unione europea «prepari un piano di intervento» e che la Bce «cambi atteggiamento» riducendo il costo del denaro per «non far mancare il credito alle imprese», dato che «in questo momento l’emergenza non è l’inflazione, ma l’economia». Venendo alle cose più segnatamente di casa nostra, la presidente degli industriali ha detto che Confindustria «saluta con favore il varo del federalismo fiscale come strumento di maggiore trasparenza e responsabilità degli amministratori locali». Ma deve «essere chiaro - ha subito aggiunto - che questo non può comportare per nessun motivo un aumento della spesa pubblica e di conseguenza della pressione fiscale complessiva. Non accetteremo - ha scandito - che per trovare l’accordo tra i vari livelli istituzionali a pagare siano imprese e famiglie». Affrontando poi il capitolo riguardante i passi necessari per far ripartire l’economia, la Marcegaglia ha voluto ricordare al governo in carica «che serve ancora molto mercato in un Paese dove ci sono 4.800 aziende pubbliche che tutto fanno meno che fornire servizi pubblici». Quindi l’attuale non è soltanto il momento per procedere a «forti tagli alla spesa pubblica improduttiva che continua a crescere», ma che è altresì «necessario ripartire dalle cose concrete, dalle infrastrutture, dalle grandi opere pubbliche che possono essere un forte volano per il sistema economico». Per concludere, una parola sui contratti. «Voglio ancora credere che il brusco e inspiegabile cambio di atteggiamento della Cgil, mentre ci si avvicinava a un’ipotesi di soluzione, possa essere oggetto di ripensamento», ha auspicato la presidente degli industriali.

Che, riferendosi all’ipotesi di Epifani di riportare in vita la scala mobile, ha messo un paletto chiarissimo: indietro non si torna, dato che «l’unica strada possibile per far crescere i salari è legare gli aumenti ad incrementi della produttività. Proporre altre strade significa vendere illusioni pericolose ed è esattamente ciò che una classe dirigente non deve fare: spacciare favole per non assumersi responsabilità». 

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