Margherita e Rosa nel Pugno, sbocciano nuove polemiche

Luca Telese

da Roma

Di nuovo guerra e veleni, nell’Unione, con la tensione che continua a crescere fra la Rosa nel Pugno e i partiti alleati. Il nuovo partito formato da radicali e socialisti si è ritrovato per la seconda volta nel mirino: prima - solo pochi giorni fa, la settimana scorsa - per l’attacco durissimo della segreteria dei Ds, indispettita per l’asilo politico offerto ad alcuni dei nomi più noti dell’area riformista, decapitati dalla Quercia nella formazione delle liste e prontamente «ospitati» dalla Rosa nel Pugno nel proprio cartello. Ieri per lo scontro durissimo con la Margherita sulla laicità dei programmi elettorali.
Tutto è partito ovviamente da un fondo di Europa, il quotidiano della Margherita, che prendeva le difese di Fassino & C. sparando a palle incatenate sulla Rosa. Il fondo (scritto dal direttore, Stefano Menichini) iniziava con una folata di sarcasmo su uno degli ospitati diessini, Salvatore Buglio, l’ultimo deputato operaio: «Ricavare dalle peregrinazioni del compagno Buglio una morale sui destini del centrosinistra forse è un po’ eccessivo. Però...». Il quotidiano centrista denuncia una strategia di lungo periodo che sarebbe dietro gli episodi di scaramuccia politica: «È evidente che a sinistra si è messa in moto la macchina di chi, per ostilità alla Margherita, rigetta la prospettiva del partito democratico». Secondo Europa la Rosa nel Pugno ha una vocazione minoritaria: «Non possono condividere - scrive il quotidiano - lo sforzo di tenere insieme umanesimi diversi, il dubbio di fronte all’insorgere di nuove domande etiche che attraversano l’intera società laica e non sono affatto riducibili all’ottocentesca guerra fra papisti e mangiapreti». Poteva restare senza risposta, un attacco di questo tipo? Certamente no. E non è un caso che ieri su Dagospia venisse messo in risalto come dei trentuno punti di priorità programmatica presentati dalla Rosa nel Pugno (dall’eutanasia al divorzio breve, dall’abolizione del concordato all’otto per mille) nessuno è compreso nel programma dell’Ulivo.
L’ironia di Capezzone. Il cartello radical socialista non tarda a far sentire la sua voce: «Non capisco da che pulpito partano le prediche - sorride Daniele Capezzone - visto che la Margherita sta facendo di tutto per apparire più ruiniana di Ruini e più papista del papa. Il problema è dei Ds. Che assistono scossi al precipitare di Grillini in fondo alla lista e all’ascesa della papalina Binetti. Mi chiedo cosa penseranno in queste ore i tantissimi e generosi compagni dei Ds che hanno raccolto in tutta Italia le firme per il referendum per la fecondazione assistita, e adesso vedono scomparire quelle battaglie dai programmi della lista unitaria». Quasi in un contrappunto studiato, Francesco Rutelli in serata fa sentire la sua voce per porre l’altolà alla Rosa nel Pugno: «La Margherita non accetterà forzature interpretative sul programma dell’Unione». E ancora, come se non fosse già chiaro: «Non accettiamo neanche le esternazioni, come quelle registratesi ancora nei giorni scorsi, che distolgono l’attenzione dai molti elementi positivi che meritano di essere valorizzati e che possono disorientare gli elettori».
L’affondo di Boselli. Così in serata la bordata più dura arriva da Enrico Boselli, leader dello Sdi, ancora una volta durissimo con Francesco Rutelli: «Alla Rosa nel Pugno non è mai venuto in mente, come sembra paventare Rutelli, di mettere i bastoni tra le ruote ad un futuro governo Prodi che, se conseguiremo la vittoria, abbiamo intenzione di sostenere per l’intera legislatura.

Dovremo invece contrastare - continua Boselli - tutti i tentativi della Margherita di esercitare nel nuovo Parlamento il ruolo di avamposto degli orientamenti delle gerarchie ecclesiatiche, cosa assai prevedibile, come dimostra - sottolinea - lo sbandieramento della candidatura di Paola Binetti». Più si avvicina il voto, più la tensione sale.

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