Il "martirio" di Pippo Baudo: ha appena due trasmissioni

Domani torna con Novecento e poi sei serate con Vespa. Ma lui si sente emarginatoi e attacca la Rai: "E' disumano"

Il "martirio" di Pippo Baudo: ha appena due trasmissioni

Italia, Paese di santi, di navigatori e di masochisti. C’è ancora chi ferma Pippo Baudo per strada e gli chiede l’autografo. E fin qui passi. Ma c’è anche chi geme: è troppo tempo che non ti vedo in tv. Che brutti scherzi fa la memoria. Comunque niente paura: l’esercito dei baudiani in gramaglie può smettere il lutto: Superpippo domani torna in video. Per la milionesima volta o giù di lì in mezzo secolo. Roba da far vacillare chiunque, Andreotti escluso. Eppure lui, che ha una certa vocazione al martirio, giustamente si lamenta: ha passato tutta l’estate nella villetta siciliana con una sola piscina e nemmeno venti stanze in attesa che la Rai lo richiamasse in servizio.

Già, perché anche in televisione, un po’ come in Parlamento, non è mai l’ora della pensione. Baudo di anni ne ha soltanto settantaquattro, vale a dire, il grande Mike insegna, che Sanremo 2020 è tutt’altro che un miraggio. Per il 2011 invece no, niente Festival, gli hanno già fatto sapere i vertici di Raiuno, con la consueta ingratitudine, scegliendo quel virgulto di Morandi. «Ho passato un periodo bruttissimo - ha confidato Pippo il Precario, ricevendo piena solidarietà dalla Fiom - sbattendo contro pareti kafkiane». Insomma, a ciascuno il suo muro di dolore. E la lamentazione prende toni ancora più drammatici: «I corridoi di viale Mazzini? Una sfilza di porte chiuse, sono tremendi: sembra un carcere». Vittorio Gassman con il teschio tra le mani diventa un teatrante di seconda schiera.
Mica è finita qui. Ecco l’affondo sofocleo: «Possibile che nessun consigliere della Rai abbia chiesto: che ne facciamo di Baudo? Lo buttiamo via?». Magari, avrebbe risposto pronto ai tempi dell’avanspettacolo qualche screanzato in platea. E arriva la chiusa da Mattatore: «Voi che in consiglio vi scannate per i telefilm, non avete detto neanche una parolina su di me? È disumano». E chi non piange con me peste lo colga! Eh sì, qui ci sarebbe voluto il tonante suggello di Amedeo Nazzari buonanima.

Disumano, un aggettivo che rende bene l’idea. Cosa costava fargli una telefonata? È vero, non si usano, più, ma un telegramma o una cartolina glieli potevano mandare. Quanto ci vuole a scrivere un sms? Che imbarazzo, la riconoscenza non è proprio di casa in viale Mazzini. E che rischio, a volte a sbattere contro le pareti kafkiane ci si può anche far male. Ma la giustizia non dorme. L’estate sta finendo, come si cantava anni fa, portandosi via col sole anche le angosce di Baudo. Che ha ritrovato il lavoro e il sorriso. Difatti domani alle ventuno ce lo ritroveremo in salotto, esattamente come nelle ultime cinquanta stagioni televisive. Il programma si chiama Novecento, titolo che riciccia una fortunata trasmissione baudiana di una decina d’anni fa. Guarda caso, anche allora Superpippo ricominciava da capo, anche allora da Raitre, con l’immancabile accompagnamento di geremiadi, la sua millesima vita artistica. Con successivi trionfi sanremesi e non solo.

Bisogna dargliene atto: la bandiera bianca non l’ha mai sventolata. E nemmeno ai quattrini, parrebbe, tiene tanto. Può anche essere. Sta di fatto che Baudo ha appena firmato un contratto di altri due anni con la Rai per condurre in comproprietà con Bruno Vespa un programma in sei prime serate, legato, non si sa bene come, ai centocinquant’anni dell’unità d’Italia. Progetto temerario per una popolazione che difficilmente si scalda per la storia patria. Ma ancora più azzardoso sembra l’abbinamento con Vespa, un altro primattore che non ammette di trasformarsi in spalla. Si diceva del compenso: Baudo assicura che incasserà tre volte meno dei suoi illustri colleghi, che in ogni caso è sempre un bel prendere.

Quindi, a conti presto fatti, Pippo ce lo dovremo sorbire ancora a lungo.

Consoliamoci ripensando a qualche sua dote, rarissima nello sbracato mondo dello spettacolo: parla in perfetto italiano, dribbla con perizia il cattivo gusto e quando vuole è perfino spiritoso. Certo che se si piangesse addosso un po’ di meno...

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