Da lunedì non è più obbligatorio indossare le mascherine negli ospedali e nei presidi sanitari, ultimo baluardo di un obbligo ormai estinto, che accompagna la dichiarazione di fine pandemia. Le indicazioni del Ministero della Salute parlano di «obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie per i lavoratori, per gli utenti e i visitatori delle strutture sanitarie all'interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura, identificati dalle Direzioni Sanitarie delle strutture sanitarie stesse. Nei reparti delle strutture sanitarie diversi da quelli indicati e nelle sale di attesa, la decisione sull'utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie da parte di operatori sanitari e visitatori resta alla discrezione delle Direzioni Sanitarie». Tradotto: ad eccezione dei reparti indicati, a partire dalle terapie intensive, spetta alle singole direzioni decidere in quali reparti far valere l'obbligo.
Ecco quindi che la situazione varia da ospedale a ospedale e da reparto a reparto. Unica certezza in questo puzzle di regole diverse, le strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistenziali, gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti dove l'obbligo è esteso - recita la circolare - ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori.
Il Dipartimento Sociosanitario del Pio Albergo Trivulzio, per esempio, dispone l'utilizzo obbligatorio della mascherina a tutto il personale addetto all'assistenza degli ospiti e pazienti all'interno dei reparti, palestre, poliambulatori e aree ove vi è presenza di pazienti o ospiti, a tutti i parenti e visitatori che accedono alle unità operative della struttura per l'intero tempo della visita e a tutti i pazienti e loro accompagnatori per la fruizione alle attività ambulatoriali o di Day Hospital. Decade l'obbligo di utilizzare le mascherine in tutti gli spazi dove non vi sia presenza di ospiti o pazienti, ma rimane l'obbligo all'ingresso (al momento della rilevazione della temperatura) e per gli spostamenti interni alla struttura.
Il Policlinico regolamenta l'uso elencando gli spazi dove l'obbligo non sussiste: le aree non sanitarie, gli ambulatori, il Centro prelievi, il Centro donatori Sangue, il Pronto soccorso Ostetrico-Ginecologico. Così la mascherina non è necessaria per accedere ai reparti di Pediatria, Ginecologia e Ostetricia, sala parto, Puerperio e Patologia della gravidanza. Accesso libero anche ai reparti di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Nefrologia Pediatrica, Urologia Pediatrica, Chirurgia Pediatrica. Rimane l'obbligo in tutti gli altri reparti.
A Niguarda non è più necessario indossare dispositivi di protezione delle vie aeree per accedere all'ospedale e alle strutture territoriali, ad eccezione dei reparti di Malattie Infettive, Ematologia, Oncologia, il Centro Trapianti di midollo osseo, il Centro Trapianti di rene, la Chirurgia dei trapianti, le Alte intensità chirurgiche e mediche, la terapia subintensiva e l'Hospice. L'obbligo è esteso al Pronto Soccorso.
L'Asst dei Santi, che gestisce gli ospedali San Paolo e San Carlo, ha previsto l'obbligo di dispositivo per visitatori e operatori sanitari in Pronto soccorso e nei reparti di Oncologia, Oncoematologia, Terapia intensiva, terapia subintensiva, Pediatria, Nefrologia e dialisi, reparti dove i pazienti sono particolarmente a rischio.
A
discrezione delle direzioni degli ospedali anche il tampone di accesso ai pronto soccorso, anche se la Regione «raccomanda l'esecuzione di tampone ai pazienti con sintomatologia respiratoria che accedono in pronto soccorso».
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