Mastella dà la libertà ai detenuti ma fa pagare il conto ai Comuni

Il Guardasigilli: «Aiutare chi beneficia della clemenza è competenza degli enti locali». Poi minimizza su chi è tornato a delinquere: «Dati non preoccupanti»

Anna Maria Greco

da Roma

Tocca agli enti locali occuparsi dell’inserimento sociale dei detenuti scarcerati grazie all’indulto. Il ministero della Giustizia, al massimo, «collaborerà». Clemente Mastella risponde così all’interrogazione del deputato di An Riccardo De Corato, che si preoccupa dei costi scaricati sui Comuni dagli effetti del provvedimento di clemenza, oltre che dei problemi di sicurezza.
A Montecitorio si svolge il question time , mentre il ministro-antagonista Antonio Di Pietro continua a sparare sull’indulto, parlando di «scambio di prigionieri» tra i due poli. In aula il guardasigilli spiega che aiutare gli ex detenuti all’uscita dai penitenziari «rientra nella sfera di interessi degli enti locali». Con quali mezzi?, chiede De Corato, che è anche vicesindaco di Milano. E i comuni non saranno costretti, per far fronte all’emergenza, a distogliere risorse già stanziate per altre categorie più deboli e socialmente bisognose?, incalza il vice di Letizia Moratti
Mastella si trincera dietro al parere espresso dal ministero dell'Interno, secondo il quale per molte delle funzioni dei comuni «il livello di intervento non è prefissato dalla legge ma è legato alla valutazione politica e all'entità degli stanziamenti in bilancio». Comunque, sottolinea, i tagli ai fondi degli enti locali «li ha fatti il governo precedente». Il ministro annuncia anche un bando straordinario «sui fondi della Cassa delle ammende». Il sottosegretario alla Giustizia Daniele Melchiorre ha già parlato di 30 milioni per progetti di reinserimento. Compito del ministero, dice Mastella, è collaborare con le autorità competenti per assicurare che avvenga nel modo migliore il reinserimento sociale «cui la stessa pena detentiva è orientata». Il guardasigilli ricorda che il 1° agosto i 5 sottosegretari hanno partecipato agli incontri nelle prefetture delle città più interessate (Roma, Milano, Napoli, Palermo, Torino). Altri ce ne saranno per pianificare l’uscita dei detenuti, che ieri erano 5.300. A fine luglio, il Dipartimento penitenziario con una circolare ha raccomandato la collaborazione tra penitenziari, questure, comandi dei carabinieri, autorità giudiziarie, enti locali, strutture sanitarie e associazioni di volontariato. Nelle stesse carceri operatori e volontari indirizzano e assistono i detenuti in uscita e sul territorio è stata «potenziata» la rete di ospitalità per chi non ha casa, mentre si pensa a corsi di formazione professionali e a borse per l'inserimento lavorativo.
Ma De Corato è «totalmente insoddisfatto» della risposta di Mastella. «Lo stanziamento di 30 milioni annunciato dal sottosegretario Melchiorre - dice -, non è affatto una soluzione efficace e immediata per le lunghe procedure di assegnazione dei fondi. Una macchina infernale che non aiuterà gli enti locali e le strutture di assistenza a far fronte a quella che potrebbe trasformarsi in una vera e propria emergenza sociale». Il Pg di Torino Giancarlo Caselli ha invocato un decreto urgente per sbloccare i 30 milioni per il Dap della Cassa Depositi e Prestiti, spendibili solo in autunno. Ma Mastella non ne parla. Il guardasigilli non ha alcuna preoccupazione. Neppure per i casi di detenuti che escono e rientrano in carcere nel giro di poche ore, perché delinquono di nuovo: almeno 18 in 48 ore. «Statisticamente è un dato non preoccupante», taglia corto. Aggiunge che «non c'è nessuno che sia stato liberato che avesse avuto rapporti con il terrorismo».

Le critiche sono «un non senso», per il ministro, anche perché in diversi casi la liberazione è stata anticipata magari di un mese. Piuttosto, Mastella sottolinea l’aspetto positivo delle 4 mamme con bambini uscite ieri dal carcere romano di Rebibbia.

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