Mastella: «Se la Lega fa sul serio il referendum elettorale salterà»

Il leader Udeur dice sì al modello tedesco che «garantisce coalizioni omogenee» e propone di ridurre a 4 anni la legislatura

nostro inviato a Telese Terme (Benevento)

Altro che forche caudine, Clemente Mastella alza la posta sulla manifestazione del 20 ottobre contro il protocollo sul welfare. Chiusa la Festa del Campanile, il leader dell’Udeur s’appresta ad un autunno caldo e intenso. Dice che se Bossi «fa sul serio» nella Cdl «come io faccio sul serio» nell’Unione, si può evitare il referendum elettorale. Il modello tedesco raccoglie un vasto consenso, Mastella è disposto a scegliere l’alleanza prima del voto e propone di accorciare anche la vita delle legislature, da 5 a 4 anni.
Niente ministri e niente segretari, non lascia spazio di compromesso alla sinistra di lotta e di governo che vuol manifestare contro Prodi e i sindacati? Almeno i sottosegretari, una licenza per Cento...
«Che vadano i sottosegretari, e magari dettino la linea di governo come hanno fatto in estate Grandi e Cento, uno tentando di fare il rottweiler fiscale contro la Chiesa e l’altro annunciando una nuova tassazione delle rendite, francamente è ancora peggio. Mi dispiace, ma i segretari e gli esponenti di governo non possono partecipare alla manifestazione del 20 ottobre».
E come via d’uscita, propone il solito vertice dei segretari di maggioranza?
«Se Giordano dice che il problema è l’attuazione del programma, la strada maestra è proprio quella del vertice dei segretari. È bizzarro che il vertice appaia illegittimo, una sorta di rito della Prima repubblica, mentre il rito nuovo sarebbe quello di fregare il governo. Se scende in piazza Diliberto che debbo dire, che non sciopera contro il suo ministro perché lo ha lasciato a casa? Cento fa il sottosegretario per caso? E il segretario Pecoraro manifesta mentre il ministro Scanio resta a casa?».
In tema di legge elettorale, ha incassato da D’Alema l’appoggio al modello tedesco. Però D’Alema propone anche di fissare per legge la scelta preventiva delle alleanze. Accetta?
«Io non ho problemi, perché tutti ormai sono arrivati a quella che quando la dicevo io sembrava un’eresia, cioè che le alleanze non sono eterne: do il benvenuto nel club a Veltroni e Rutelli. A me sta bene indicare le alleanze prima delle elezioni, perché il sistema tedesco garantisce coalizioni omogenee: che la scelta avvenga prima o avvenga dopo, non è assolutamente un problema».
In sincerità e realisticamente, quante probabilità vede di superare il referendum elettorale con una riforma?
«Se Bossi fa sul serio con Berlusconi e io faccio sul serio di qua, allora si evita il referendum».
La convention centrista dell’anno prossimo che ha annunciato nel comizio di chiusura, sarà l’avvio della campagna elettorale con Casini, per toccare quel 10% che prevede alle europee?
«Non solo, spero. Quella che immagino io è una convention dove ci sono intellettuali, rappresentanti sindacali e del lavoro, dell’industria, esponenti dell’Udc e dell’Udeur, che non ponga il tema del “con chi andiamo” ma piuttosto le premesse programmatiche. A differenza di Veltroni che nasce con un partito berlusconiano a sinistra, prima il leader e poi si vedrà il programma, io voglio che prima si definisca il programma, l’anno successivo ci si sottopone alla prova elettorale delle europee, e poi si sceglie anche la leadership di questo raggruppamento. La mia proposta all’Udc è semplice: ritroviamoci, creiamo la nostra piccola, confortevole abitazione, e poi quando usciamo di casa decidiamo noi da chi accettare l’invito. È tutto da vedere, ma scegliamo noi».
Nei giorni scorsi ha lanciato anche una proposta di moratoria, un patto tra gentiluomini per cambiare la legge elettorale, fare le riforme costituzionali necessarie, e andare ad elezioni nel 2010, un anno prima della fine della legislatura. L’ha lasciata cadere?
«No, ma mi sto convincendo che una delle ragioni di dissenso dalla Prima repubblica è che ormai le nostre legislature risultano lunghe, andrebbero portate a 4 anni. Si vuole ridurre il numero dei parlamentari, sarebbe opportuno ridurre anche la durata. Va fatto non per populismo o per concessione a chi denuncia la presunta “casta”, ma perché da quando sono aumentati i poteri dei consigli regionali, non ha più senso che ci siano 630 deputati e 315 senatori in carica per 5 anni».
A confrontare gli applausi che qui alle Terme di Telese sono andati a Berlusconi con quelli strappati da Giordano, si direbbe che il popolo mastelliano ami poco o punto la sinistra. Non la vive come una pressione?
«Il mio è un partito di centro, di ispirazione cristiana. Viviamo il disagio di un’alleanza che non è omogenea, ma di là non è che il disagio diminuirebbe, anzi. È per questo che all’Udc mando un messaggio: non possono dirci ogni giorno, “rompete a sinistra”. Se io devo lasciare di qua perché c’è Caruso, loro devono lasciare di là perché c’è Borghezio. Per quanto riguarda gli applausi poi, ho scoperto che devo fare un corso accelerato ai miei, perché applaudono più gli altri dei nostri. Sono talmente ospitali, che applaudono anche una mezza frase da condividere, mentre sono fiacchi coi nostri oratori».


Non mi ha detto ancora quante probabilità vede di evitare il referendum, pur se è chiaro che tutto si gioca tra il 15 e il 20 ottobre.
«Siamo ancora al 50% di possibilità. Ma sia chiaro: se gli altri vogliono spingerci sull’orlo del precipizio... ».

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