Il matrimonio fa vivere più a lungo ma per la scienza è un rompicapo

Eleonora Barbieri

Il matrimonio paga, almeno sul lungo periodo. Chi è sposato, infatti, vive di più rispetto a chi è single, separato o vedovo. I dati di uno studio americano, che sarà pubblicato in settembre ed è stato anticipato dal New York Times, rivelano infatti che le persone che non si sono mai sposate hanno il 58 per cento di probabilità in più di morire rispetto a chi vive con la moglie o il marito.
La ricerca, che è stata condotta da Richard Kronick e Robert Kaplan (entrambi studiosi all’Università della California, il primo a San Diego e il secondo a Los Angeles) e comparirà sul Journal of epidemiology and community health, ha preso in esame la vita di 80mila cittadini americani nell’arco di otto anni. Gli esperti hanno incrociato i dati dell’indagine sullo stato di salute nazionale del 1989 con quelli dei certificati di morte del 1997: fra questi, 5.800 persone (l’8,77 per cento) erano decedute prima del 1997, mentre oltre 61mila (pari al restante 91,23%) erano ancora vive. I ricercatori hanno calcolato il tasso di mortalità e il risultato è che chi non si è mai sposato corre il rischio più elevato di morire, rispetto a chi vive con il coniuge. Al secondo posto figurano i separati e i divorziati: per loro le probabilità di morte sono superiori del 39 per cento. Chi ha perso il marito o la moglie, secondo i calcoli degli studiosi californiani, corre invece il 28 per cento di rischio in più. Quindi, il pericolo è soprattutto per chi non abbia mai infilato una fede al dito perché, per gli altri, le speranze di sopravvivere sono comunque migliori.
La ricerca ha preso in considerazione soltanto le coppie ufficialmente unite in matrimonio, e non quelle conviventi (ma non sposate) e neppure quelle omosessuali. Altri studi,in passato, hanno indagato il rapporto fra l’inserimento in una rete di relazioni sociali e la longevità, ma l’indagine di Kaplan e Kronick si è occupata anche delle cause di morte specifiche. Innanzitutto, il legame fra matrimonio e longevità non vale nel caso di chi soffra di cancro o di malattie ai polmoni. L’effetto del matrimonio mancato, poi, vale sia per gli uomini che per le donne, anche se i maschi sembrano i più colpiti: i single, quindi, sono la categoria più a rischio di morte prematura. Per quanto riguarda la fascia d’età più giovane, quella compresa fra i 19 e i 44 anni, le cause di morte più diffuse fra i non sposati risultano le malattie di tipo infettivo (prima fra tutte, il virus dell’Hiv), seguite da motivi «esterni» (incidenti o altre ragioni, non legate alla salute). Per gli uomini e le donne di mezza età e per i più anziani, poi, la mortalità è legata soprattutto a patologie cardiovascolari o ad altre malattie croniche.
I numeri hanno permesso agli studiosi di provare il legame, ma non le ragioni della longevità regalata dal matrimonio. «Una possibilità è che ci sia qualcosa di “fisiologicamente protettivo” nel fatto di essere sposati» ha suggerito Richard Kronick, intervistato dal New York Times.

Un’altra ipotesi è che le persone più sane siano anche più propense al matrimonio e che, quindi, non sia l’unione, di per sé, a rendere più longevi. «Di sicuro - ha precisato lo studioso - il messaggio non è: affrettatevi a sposarvi per migliorare la vostra salute». Anche il partner conta qualcosa.

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