Mauri e Spagnol, una bella storia milanese

Al duplice cognome si rifanno sigle gloriose dell’editoria ora riunite in una nuova holding

Mauri e Spagnol, una bella storia milanese

Luciana Baldrighi

Sarebbe piaciuto a Luciano Mauri, il «papà» della Longanesi scomparso nei giorni scorsi, il titolo che accompagna l’autobiografia di Piero Ottone, presentata l’altra sera allo spazio Krizia da Ferruccio De Bortoli, Natalia Aspesi e Matteo Collura. «Memorie di un vecchio felice» recita infatti la copertina del libro. E quella di Luciano Mauri, ricordato nel corso della serata, è stata proprio una vecchiaia operosa, così come alle sue spalle c’erano state una adolescenza e una maturità piene e vivaci.
Quella che lega la famiglia Mauri alla famiglia Spagnol, i due nomi-numi tutelari della Longanesi è del resto una bella storia tutta milanese che emana un buon profumo di famiglia e di tradizioni, concretizzatasi ora in una nuova holding editoriale. Oggi quella storia si chiama Gems, Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, proprio in onore dei due soci di una vita, Luciano Mauri e Mario Spagnol, ma come sottotitolo potrebbe avere «da Harry Potter alle Garzantine». Al duplice cognome, infatti, si rifanno sigle gloriose quali Longanesi, Garzanti, Vallardi, Guanda, Corbaccio, Tea, Nord, Pro Libro, Salani e Ponte alle Grazie. Ma dietro il nuovo polo dei figli, Stefano Mauri e Luigi Spagnol, entrambi poco più che quarantenni, il primo presidente-amministratore delegato, il secondo amministratore delegato, c’è il racconto di una amicizia che vale la pena ricordare. Bisogna infatti fare un salto all’Italia dell’immediato dopoguerra quando Fabio Mauri, primogenito di Umberto Mauri, patron delle Messaggerie Italiane, stringe amicizia con Mario Spagnol, pupillo di Valentino Bompiani. Nel tempo Mario entra in rapporti anche con Luciano Mauri, fratello più piccolo di Fabio e successore del padre alla guida delle Messaggerie. Si tratta di due caratteri molto simili, accomunati dalla passione per il mare, dalla sincerità nei giudizi, da una personalità capace di rischiare, da una volontà di rinnovare un settore quale quello editoriale e distributivo asfittico.
A fine anni Settanta Luciano acquistò case editrici gloriose, ma in crisi quali Longanesi, Guanda, Salani e convinse Mario Spagnol, che intanto aveva fatto una brillantissima carriera di direttore editoriale in Bompiani, Mondadori e in Rizzoli, ad esserne il capo.
Scomparsi i padri fondatori, adesso dunque è il turno della nuova generazione, unita anch’essa dagli stessi vincoli di amicizia e di lavoro in comune, ed è questo il senso della creazione di un gruppo che proprio al nome di chi lo ideò e lo portò al successo deve la sua ragion d’essere.

Qualche numero aiuterà a capire il valore dell’impresa: un catalogo di oltre 5mila titoli in commercio, 800 novità e 150 autori esordienti sul mercato italiano ogni anno, 100 milioni di euro di fatturato, dieci milioni di copie vendute.

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