Mediatrade, tra gli indagati anche il premier Ghedini: "Pervicace volontà di processarlo"

La Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta Mediatrade-Rti, tra gli indagati Berlusconi, il figlio Piersilvio, Confalonieri e un'altra decina di persone. Ghedini: "Le contestazioni hanno dell'incredibile. Procedimento alla vigilia delle elezioni". Bondi: "Avanti così e muore il senso della giustizia"

Mediatrade, tra gli indagati anche il premier 
Ghedini: "Pervicace volontà di processarlo"

Milano - La Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta Mediatrade-Rti nella quale tra gli indagati ci sono Silvio Berlusconi, Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri e un'altra decina di persone. Il pm Fabio De Pasquale, tramite la Gdf, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini. L’inchiesta è nata da uno stralcio di quella principale Mediaset e riguarda presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi per creare, secondo l’accusa, fondi neri. La chiusura di questo filone di indagine era attesa da tempo. L’atto prelude alla richiesta di rinvio a giudizio e a un nuovo processo. L’inchiesta è nata da uno stralcio da quella principale avvenuto nel 2007, quando Berlusconi venne indagato per concorso in appropriazione indebita in concorso con altri. In precedenza, nel corso dell’indagine Mediaset, nell’ottobre 2005, la Gdf aveva perquisito gli uffici di Rti, società controllata da Mediaset e che ha incorporato Mediatrade. Sempre nell’ottobre di quell’anno, in Svizzera, vennero sequestrati sui conti di una società con sede a Hong Kong di Agrama, ritenuto dagli inquirenti "socio occulto" del premier, una somma in franchi svizzeri equivalente a circa 100 milioni di euro. Il reato contestato a Silvio Berlusconi è quello di appropriazione indebita, mentre per il figlio Piersilvio è ipotizzata la frode fiscale. Gli altri indagati sono Roberto Pace, Framk Agrama, Gabriella Ballabio, Davide Lorenzano, Giorgio Del Negro, Paolo Del Bue, Fedele Confalonieri e Giovanni Stabilini.

Ghedini "La Procura di Milano ancora una volta continua nella pervicace volontà di sottoporre a processo Silvio Berlusconi. Le contestazioni mosse hanno dell’incredibile sia per il contenuto delle stesse sia per gli anni a cui si riferiscono, periodo in cui Silvio Berlusconi non aveva la benchè minima possibilità di incidere sull’azienda". È quanto afferma in una nota Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl e avvocato del premier contestando la notifica dell’avviso di chiusura delle indagini sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediatrade. "Estendere l’incolpazione a Piersilivio Berlusconi, colpevole evidentemente di essere figlio di Silvio Berlusconi, - prosegue Ghedini - è poi del tutto sconnesso da qualsiasi logica e da qualsiasi realtà fattuale essendo già da tempo dimostrata in atti, con documenti e testimonianze, la sua totale estraneità ai fatti contestati. L’ennesimo procedimento, che non potrà che risolversi in una declaratoria di insussistenza dei fatti, alla vigilia di una delicata competizione elettorale e proprio quando si stanno discutendo le riforme della giustizia - conclude Ghedini - non può non destare una straordinaria indignazione".

Bondi: "Così finisce il senso della giutizia" "Dopo la chiusura dell’inchiesta sui diritti tv, c’è qualcuno che può ancora credere che alcuni pubblici ministeri siano interessati a celebrare la giustizia, applicare le leggi e ricercare la verità?". Lo chiede in una nota il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi che vede nella decisione dei giudici milanesi sull’inchiesta "Mediatrade" il rischio che se si va avanti "di questo passo, muore il senso della giustizia e scompare definitivamente la fiducia dei cittadini nella magistratura".

"L’unica speranza - aggiunge - è che maturi, anche da parte della sinistra, la consapevolezza della necessità e urgenza di una riforma che restituisca imparzialità, dignità e fiducia all’amministrazione della giustizia nel nostro Paese".

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