Roma - Giuseppe Tornatore è di buon umore. Baarìa sta marciando bene al botteghino, è stato appena scelto per rappresentare l’Italia nella corsa all’Oscar, anche il giudizio dei critici è migliorato rispetto ai bollenti giorni veneziani. Quel 1° settembre i complimenti di Berlusconi, alla vigilia dell’anteprima mondiale, gli causarono qualche malumore finito sui giornali. Tutto passato, parrebbe. Ieri mattina, parlando a Sky Tg24, il premier è tornato sul tema: «Era una scelta scontata (la designazione, ndr). Credo che non ci possa essere italiano che si sottragga al piacere di vedere questo film. Consiglio a tutti di andarlo a vedere». Il regista siciliano, ospite alla Stampa estera, sorride e precisa. «In linea di principio se mi riferiscono che un mio film piace a qualcuno, non importa se sia un politico o no, sono contento. Un mese fa mi sembrò che Berlusconi, proprio perché gran comunicatore, avesse sbagliato timing nel fare quelle dichiarazioni». E oggi? «Questa volta gli estremi di intempestività non ricorrono. Il presidente del Consiglio è ovviamente libero di dire ciò che vuole, al pari del presidente Napolitano, Scalfari, Riotta, Macaluso e tanti altri. Poi, certo, sono contento che il film continui a piacergli».
Incidente chiuso, quindi. Tuttavia la querelle non smette di aleggiare nell’incontro stampa per i corrispondenti stranieri. Uno dei quali gli chiede se non si senta in difficoltà nel farsi finanziare dalla «berlusconiana» Medusa. «Già, essere registi di sinistra e prendere soldi da destra... Battutaccia che funziona, ma neanche originale, la sento da sempre», scandisce il regista di Bagheria, nel definirsi, con polemico riferimento a Brunetta, «né assistito né assenteista». «Guardate, se avessi dovuto girare film solo con produttori che la pensano come me, non ne avrei fatto neanche uno. Uno sì, forse, Nuovo cinema Paradiso, perché Cristaldi aveva simpatie socialiste. La verità è semplice. Non ho mai accettato né subito condizionamenti da Medusa, che mi ha sempre lasciato libero di lavorare come volevo». Certo, aggiunge Tornatore, «Medusa fa parte di un impero imprenditoriale che fa riferimento a una parte politica a me estranea. Ma che dobbiamo fare? Un albo di registi e produttori di sinistra, un altro di registi e produttori di destra, senza che ci si possa intrecciare? Sciocchezze. Ripeto: sono stato liberissimo. Talmente libero che se fosse vero, come ho letto, che alcuni critici e giurati sono stati condizionati dalla presenza di Medusa, be’ ritengo queste persone meno libere di quanto lo sia stato io». Annuisce Giampaolo Letta, amministratore delegato della società. «I soldi di Medusa non sono di “destra”. Berlusconi ha espresso un commento positivo. E allora? Il suo interesse verso Baarìa, in questi tre anni, è stato genuino, in buona fede. Mi auguro che nessuno continui a strumentalizzare».
L’incontro va avanti per un’ora. Fioccano le domande: sul neorealismo, lo stato della sinistra, la «rimozione del comunismo italiano», l’Oscar, l’uccisione dell’ormai famoso bovino. Infine l’arresto di Polanski. Qui Tornatore di nuovo chiarisce. «Ho detto, è vero, che a un uomo della sua età andrebbe risparmiata la sofferenza dell’estradizione.
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