Alla Memoria «Maledetti e scapigliati»

Andrea Indini

Brani lirici, scherzi poetici, prosa e scenette teatrali della seconda metà dell’Ottocento. A partire da questa sera, il palcoscenico del Teatro della Memoria ospiterà Maledetti e scapigliati, spettacolo diretto da Filippo Crivelli.
«Ci dite corrotti e banditori di corruzione! Ma guardateci! Guardate alle nostre fronti ventenni e trovateci, se siete bravi, lo striscio del vizio. Scapigliati. Vi si arricciano i capelli al solo pensarvi. Eppure gli scapigliati sono gente brava di cuore, sono gente buona perché onesta». Proprio con queste parole, si proclamavano ai cittadini milanesi gli scapigliati, artisti che credevano ciecamente in un mondo d’arte e niente più, estrosi personaggi che, in «un Milanin che se gonfiava» - come più tardi lo definirà Emilio De Marchi - amavano pervadere di follia e fantasia una società già pronta a impavide speculazioni e nuovi guadagni.
L’ottimismo della vita e la negazione di tutto, la speranza nel progresso e la tragica incapacità di credere nell’avvenire, l’amore come ispirazione e l’amore come cieca distruzione di ogni bene: questi sono i temi che si ritrovano negli scritti, nei versi, nelle musiche e nelle stesse vite vissute da questi maledetti e scapigliati.
«Abbiamo raccolto il materiale - spiega il regista - in un apparente disordine, riuscendo tuttavia a dare un’immagine colorata o malinconica o sorridente di una Milano che sta per affrontare il nuovo secolo».
L’arco di vita della scapigliatura lombarda potrebbe stabilirsi tra il 1860 e il 1900, anche se i movimenti di maggiore ispirazione si sottolineano nei primi trent’anni.
Nell’ultimo decennio, infatti, gli scapigliati si disperdono: alcuni moriranno, in altri si spegnerà quell’entusiasmo d’arte che tanto scandalizzava, altri ancora saranno distratti da attività diverse. Nel 1896 Puccini celebra con la Bohème il tramonto della scapigliatura. Nel 1898 Bava Beccaris fa tuonare i suoi cannoni, una società diversa prenderà coscienza, le osterie fuori porta muteranno aspetto ed Emilio De Marchi scriverà un’elegia sul Milanin che si trasforma in Milanon.
Con l’arrivo del Novecento la Scapigliatura tace per sempre, ma il suo nome diventa poco a poco un’affascinante leggenda. Lo spettacolo di Crivelli, che vanta la presenza al pianoforte del maestro Roberto Negri, si configura come un viaggio nella società milanese di fine Ottocento, un breve excursus musicale fatto di contraddizioni e sentimenti forti in una miscela esplosiva di testi poetici, musicali e teatrali. Così prosa, musica e teatro concorrono a disegnare un grande affresco della Milano post-unitaria che comprende un arco di quasi quattro decenni per spegnersi sotto i colpi del cannone di Bava Beccaris.


A partire da questa sera (ore 21), lo spettacolo sarà di scena fino a domenica 27 (ore 16) presso il Teatro della Memoria (via Cucchiari 4). Per prenotazioni ed eventuali informazioni è possibile telefonare allo 02-313.663.

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