Meno corna e un De Sica «onesto» Ma è sempre un Natale da ridere

da Johannesburg

Tranquilli, le micidiali vuvuzelas dell’estate tv non si sentiranno. Né si parlerà di calcio, un po’ perché è roba archiviata, un po’ perché è meglio non rivangare le figuracce azzurre. Eppure Natale in Sudafrica, il nuovo cinepanettone della corazzata FilmMauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, era stato concepito proprio per restare in qualche modo legato ai Mondiali. Ma è ovvio che un progetto nato in gennaio possa mutare rotta in tanti mesi di navigazione. Quel che non cambia è il modulo tattico della premiata ditta natalizia diretta dal nocchiero di lunghissimo corso Neri Parenti: due episodi, con un De Sica più puntuale di Babbo Natale a condurre il gioco, accompagnato da un trio di superspalle maschili (Massimo Ghini, Giorgio Panariello e Max Tortora) e da una bomba sexy al debutto (Belén).
Stavolta diminuiscono le corna («Ormai non ho più l’età», ammette Christian) ma non calano i quiproquo in entrambe le storielle, che le convergenze parallele involontariamente sottratte ad Aldo Moro buonanima portano a non incontrarsi mai. Dunque nella prima tranche il faccendiere De Sica è in vacanza in Sudafrica con la seconda moglie, la Barbara Tabita dei Cesaroni 4, quand’ecco gli piomba nei dintorni il fratello minore Max Tortora, che gli ha fregato patrimonio e prima moglie (Serena Autieri). «Stavolta - avverte Christian - il mascalzone non sono io, me lo meritavo dopo ventisei commedie natalizie». Nella seconda fetta il chirurgo Massimo Ghini parte per un safari con l’amico macellaio Giorgio Panariello e con i rispettivi figli in amore, l’altra argentina Laura Esquivel del Mondo di Patty e Alessandro Cacelli, insidiato nel flirt da Brenno Placido. I due cacciatori dilettanti si dimostreranno pronti a scannarsi per papparsi la seducente entomologa Belen. Che rivela: «La maggior difficoltà è la lingua», prontamente rassicurata dal galante Panariello: «È nata una stella».
Se l’ingresso di Max Tortora alza il tasso di romanità, quello di Panariello prova a ridurre le distanze dialettali. Mentre l’improvvisa spaccatura, dopo quattro anni, della coppia De Sica-Ghini, cerca di dar più peso all’episodio senza Christian, indiscutibile prima calamita di buonumore. D’altra parte è difficile rinnovare un cast che da una vita fa perno su De Sica. Lo riconosce senza tanti giri di parole Luigi De Laurentiis: «In Italia ci sono pochi attori capaci di portare gente al cinema».
A proposito di pubblico in calo, il giovane produttore fa puntigliosamente i conti, calendario alla mano: «L’anno scorso siamo stati penalizzati dalla cadenza delle festività e quest’anno sarà peggio». Tradotto, per i non addetti ai lavori, se, per dire, Santo Stefano o Capodanno capitano di domenica si apre una voragine, di un paio di milioni a festa, negli incassi. Ma quanto costa un film di Natale? Sui dieci-dodici milioni. E quanto rendono? Natale a Beverly Hills del 2009 ha fruttato 23 milioni e mezzo, Natale a Rio del 2008 25 e mezzo. Il perché della differenza, come detto, sta tutto nel calendario.
Sempre tutto facile per chi è mai stato sul set. Ma come si fa a indurre un elefante a strappare una valigetta di diamanti dalle mani di Tortora e De Sica seduti su una Mercedes cabriolet argento? Macché addestratore, basta una finta proboscide (così ben fatta da sembrar vera anche da un centimetro di distanza), manovrata da un atletico ragazzo snodabile appeso ad una gru in orizzontale e chino sul parabrezza. Datemi retta, si fa prima a guardare che a raccontare.

Se poi la valigetta finisce nelle fauci di un ippopotamo, anch’esso finto, ma che farebbe impallidire Carlo Rambaldi e il suo ET, a Tortora e De Sica, decisi a recuperare il maltolto, non resta che estrarre il lassativo Caga Ben Plus. Signori, in fondo è Natale in Sudafrica, mica Natale a Oxford.

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