«Meno disagi se l’anello fosse stato chiuso»

Ha suscitato polemiche e interrogativi la rivolta dei pendolari campani che ieri mattina alla stazione Tiburtina hanno paralizzato per l’intera giornata la circolazione ferroviaria regionale (oltre che nazionale), per non pagare il biglietto del treno Salerno-Milano sul quale viaggiavano. E se il sindaco Veltroni, prima di volare in Romania, si limita ad annotare come «anche le proteste devono essere misurate rispetto ai disagi che ripercuotono nei confronti dei cittadini», nell’opposizione non mancano i toni duri. «Se l’anello ferroviario di Roma fosse stato completato - attacca il capogruppo regionale della Dc per le Autonomie, Fabio Desideri - come più volte promesso dal sindaco attuale e da quello precedente per complessivi 14 anni di governo, cioè il doppio del tempo impiegato per scavare e far entrare in funzione il tunnel della Manica, oggi i disagi per gli utenti sarebbero stati minimi, sia per i treni di passaggio nella capitale che per quelli in partenza». Desideri passa subito agli esempi: «Un convoglio Roma-Firenze- spiega l’esponente della Dc - avrebbe potuto bypassare la stazione Tiburtina transitando per Tuscolana, Ostiense, Trastevere, San Pietro, Valle Aurelia, Vigna Clara e quindi prendere la direttissima per il capoluogo Toscano. Questo se le promesse sulla chiusura dell’anello ferroviario fossero state mantenute. In un Paese in cui chiunque può fare qualunque cosa, non ci stupisce certo che la protesta dei pendolari abbia bloccato il traffico su rotaia nord-sud e i treni regionali».
Sulla questione è intervenuto anche il consigliere comunale di An e membro della commissione consiliare Affari sociali, Samuele Piccolo: «Per colpa di duecento persone Roma è rimasta isolata dal resto del Paese. Si tratta di un episodio di una gravità senza precedenti. Centinaia e centinaia di pendolari, turisti e cittadini sono rimasti vittime per ore e ore, sotto un sole cocente e a una temperatura di quaranta gradi, tenute in ostaggio da persone che (assurdità nell’assurdità) protestavano non per un loro diritto ma per non fare quello che tutti i cittadini onesti fanno: pagare il biglietto». Secondo l’esponente di An «certe cose succedono solo in Italia. Mi auguro che in questo caso intervenga la magistratura, a volte troppo benevola con chi, approfittando dei soliti difensori politici d’ufficio, compie atti del genere. Questa volta a non voler pagare non erano i soliti no global o gli anarchici, anche se in quei casi almeno si richiedeva una riduzione del costo del biglietto. Oggi il fatto è ancora più grave perché qualcuno ritiene, complici i cattivi maestri, che tutto debba essere gratis.

Siamo tornati indietro di decenni e decenni, al periodo dell’esproprio proletario. Quella odierna è stata la giornata della vergogna, con delle persone che se ne sono altamente fregate dei disagi che hanno provocato ad altri cittadini e che per puro caso non si sono trasformati in tragedia».

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