Questo mese, secondo il programma dellassessorato capitolino per le Politiche scolastiche, sarebbe toccato alle pietanze romene: per primo Sarmale, vale a dire involtini di riso e carne con foglie di cavolo, per secondo Sformato di patate e würstel e per dolce Torta al cioccolato con crema di noci. I nostri bambini, però, probabilmente non assaggeranno le delizie danubiane. Ma guai a dire che è per colpa della brutta aria che tira nella nostra per la comunità romena e per qualsiasi cosa abbia il profumo (e il sapore) della Romania.
Fatto sta che il progetto «Ogni mese... un Paese», in base al quale una volta al mese ai bambini che frequentano le mense scolastiche viene servito un pranzo completo con le ricette dei Paese con le comunità più rappresentate a Roma (si è iniziato a ottobre con il Bangladesh, si dovrebbe continuare con Romania, appunto, e poi con Albania, Polonia, Perù, Cina, Marocco e Filippine) è stato sospeso. Slittato a dicembre. Lo ha fatto sapere ieri lassessore Maria Coscia, usando una formula ambigua: «Ci siamo presi semplicemente un po di tempo per perfezionare il progetto delle mense scolastiche, multietniche». E guai a chi fa dietrologia: «Questo non ha nulla a che vedere con i fatti di cronaca di questi ultimi giorni. Il fatto che era previsto il pasto romeno nel mese di novembre non significa nulla». Quindi «basta con le strumentalizzazioni irresponsabili riguardo la questioni dei menu etnici nelle scuole». Ma che la pioggia di proteste al baby-pranzo bengalese qualche effetto lo abbiano sortito lo dimostra il fatto che «i bambini - come spiegano dallassessorato - non saranno obbligati a mangiare le pietanze degli altri Paesi, ma potranno avvalersi di un menu alternativo o fare dei semplici assaggini. Stiamo vagliando le varie ipotesi».
Insomma, marcia indietro. Almeno in parte. E il centrodestra canta vittoria. Soprattutto chi, come La Destra, ha fatto della questione dei menu etnici una battaglia: «La sospensione dei menu etnici - dice il portavoce per Roma del movimento Fabio Sabbatani Schiuma - è una bella vittoria ma lassessore Coscia è in evidente imbarazzo se con una mano accusa di razzismo genitori e politici che criticano questa sua pagliacciata e con laltra sospende, di fatto, il provvedimento». «Dispiace vedere - continua Schiuma - che non si comprenda la portata culturale della nostra polemica: siamo in Italia, la nostra tradizione gastronomica è universalmente riconosciuta come tra le migliori, e la scusa dellintegrazione dei bambini stranieri non regge poiché è la stessa che portò alcune insegnanti di una scuola romana, mesi addietro, a fare il presepe senza Gesù, Giuseppe, Maria, il bue e lasinello, per non urtare la suscettibilità dei piccoli stranieri».
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