La «Messa» e il successo del «Mi To»

da Milano

La risposta della gente ai concerti di «Mi-To» è talmente clamorosa che tutte le riserve fatte in apertura, anche su queste pagine, possono diventare utili per il futuro, ma intanto è saggio godersi un bel po' di felicità. Dunque, Milano affolla i concerti che durante l'anno, annunciati in modo normale, posti in luoghi tradizionali, o gravati d'un biglietto costoso, restano spesso trascurati, giovani compositori e voci coreane, autori sacri medievali e intrattenimenti per bambini, oltre a quelli di grande repertorio e grandi interpreti. Sono tre scommesse vinte: orari, prezzi, fantasia; più una, il gusto della straordinarietà che ha contagiato la gente solitamente tanto più pigra. Che dire? Evviva. La gente ha sentito che qualcosa s'era mosso per tutti, ed è uscita allo scoperto, mostrando spudorato amore per la musica.
Nella chiesa di San Marco, domenica mattina, per esempio, un serpentone lungo di gente in coda si è riversato per ascoltare la Messa di San Giacomo, di Guillaume Du Fay. Prima Messa «plenaria» della storia, con i cinque pezzi dell'Ordinario più quattro canti del Proprio, come annuncia un arduo programma di sala per specializzati, risale agli anni Venti del Millequattrocento, ed affonda le radici nell'arcaico d'un canto di spigolosi equilibri e di simmetrie rotte e ricomposte, dove la sensibilità per la consonanza e la dissonanza è diversa dalla nostra, in cui però suscita il suggestivo effetto di una specie di costruzione d'un'architettura di cui intuiamo la forma e la grandezza senza mai possederla nella sua visione d'insieme. Forse. Perché ognuno ascolta la musica di cui s'è persa la consuetudine con suggestioni sue, e ne riporta impressioni diverse.


Don Luigi Garbini ha celebrato la messa, Vittorio Sgarbi ha zigzagato abilmente fra i secoli alla ricerca di parametri nelle arti figurative, la partitura è stata eseguita dal famoso e prestigioso Ensemble La Reverdie con voci e strumenti che sembrano talvolta uscire dalle preziose pagine miniate d'un lontano medioevo e venirci incontro, e a volte rimanerci.

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