Mezzo secolo di moda, arte e tradizione Ora il clan Missoni conquista il design

La base in collina davanti al Monte Rosa: la natura ha ispirato a Rosita anche la linea di arredamento

Luciana Baldrighi

I loro abiti non conoscono forbici, non conoscono aghi perché è sui telai che prendono la forma che poi li renderà unici.
Tutta la storia della dinastia Missoni, più di mezzo secolo, si basa sul sapiente impasto tra intelligenza e tradizione, creatività e ricerca della semplicità. Basta andare a Sumirago, sulle colline del varesotto dove i Missoni hanno «casa e bottega», per vedere come un’azienda all’avanguardia funzioni al ritmo sapiente della natura e la ricerca di sempre nuovi sensazioni non sia mai disgiunta da un felice artiginato. Su queste colline dove ogni figlio (Angela, Vittorio e Luca) possiede una casa, sono state scritte alcune fra le più affascinanti pagine della moda italiana.
Milanesi d’adozione, una cena al «Boeucc» non gliela toglie nessuno. «Dopo esserci sposati nel 1953 qui a Gola Secca abbiamo unito sapientemente le nostre esperienze. Mio padre - racconta Rosita - proprio qui faceva scialli e vestaglie con antichi macchinari. Siamo stati fino al 1968 a lavorare in una piccola «fucina» sotto casa finché l’architetto Enrico Buzzi di Sesto ci ha creato l’azienda e i laboratori con queste ampie finestre da cui si può godere il panorama del monte Rosa. Un luogo che non ha mai fatto sentire a Ottavio la nostalgia della sua Dalmazia». È qui che Tai ha dato sfogo alla sua passione per fiori e piante; e se da un lato sono una delle fonti d’ispirazione per le sue creazioni di moda, dall’altro ha dato vita a un ricco parco fiorito oggi ricoperto di neve dalla quale sbucano sculture di Carlo Mo e Cascella. Elementi non trascurati neanche nelle case di proprietà in Sardegna, a Parigi o a Venezia e persino sulla loro meravigliosa barca storica, «l’ultimo burcio di laguna».
Sono poche le famiglie italiane che possono vantare di avere portato avanti la moda in Italia in maniera tradizionale senza cedere alle mode e alle fusioni proprie dei mercati internazionali. Così come il «Clan Nonino» - nome storico della grappa italiana», il «Clan Missoni» è subito identificato dal pubblico nel nome di una italianità schietta, ben definita, colta e geograficamente circoscritta. Ma anche Ottavio si diverte a creare bottiglie d’acqua vite.
Quest’anno la Maison Missoni oltre a essere presente nel tradizionale campo della moda uomo-donna d’ispirazione anni Trenta, si inserisce nel settore dei profumi e dell’arredamento creando nel primo nuove fragranze grazie a un accordo Estée Lauder e allestendo per il secondo una vera e propria collezione di design che spazia da poltrone a tappeti, da lampade a tavolini a docce fino a ombrelloni: all’insegna del colore e della freschezza. Testimonial del profumo una delle belle nove nipoti, mentre la mente architettonica è quella forza della natura che si chiama Rosita. Missoni sfilerà sabato alle 10.30 - Fiera Milano ingresso Piazza 6 febbraio Padiglione Terzo-primo. Un totale di sessanta capi dai colori molto sofisticati, un mix di filati con sfumature che vanno dai grigi con spruzzate giallo-verde petrolio e stampe.
Ciò che è affascinante nel caleidoscopio Missoni è la capacità di coniugare le più diverse esperienze artistiche e le sensazioni e i retaggi culturali che provengono da altri Paesi: «C’è in noi un’anima mediterranea tanto è vero che gli egiziani e gli africani hanno copiato da noi - dice Ottavio - e siamo talmente radicati in quest’anima mediterranea che qualsiasi idea di globalizzazione ci sembra una forzatura e un impoverimento. La bellezza del mondo sta nella diversità di usi e costumi non di «stracci firmati».
Quella di Ottavio e Rosita è una generazione cresciuta con i nomi di Anna Piaggi (che Londra celebra con una personale di cui l’amica Rosita va fiera), di suo marito - il fotografo Alfa Castaldi -, di Maria Pezzi, di Brunetta e di Biki con la quale hanno disegnato i primi golfini. Tutti nomi entrati nell’enciclopedia della moda.
Se a qualcuno si sono mai ispirati questo è il caso della pittrice Sonia Delaunay. «Le nostre geometrie, i nastri, i pentagrammi, i nostri disegni di cui Ottavio è maestro hanno mantenuto dai 20 ai 25 tipi di filati e dai 30 ai 40 colori. Lo stesso vale per i bottoni e tutta la nostra infinita gamma pittorica, per gli accessori che vanno dai bijoux, agli ombrelli, alle borse, alle scarpe fino a gli occhiali», racconta Rosita.
Dei loro negozi centrali di Milano si è occupato lo studio Crs, ma ogni componente di arredo è sempre in mano a Rosita che del design d’autore ne sa qualcosa. Nel grande soggiorno della villa di Sumirago fanno mostra le due tavolozze che il pittore Balthus diede ai Missoni spogliandogli via due vecchi golf di cui si innamorò perdutamente quando passarono a trovarlo nel suo chalet in Svizzera.

Fra tanti oggetti strani e curiosi fanno mostra quadri di Campigli, Sironi, Severini e due dipinti della madre di Ottavio, Teresa de Dudovich contessa di Capocesto di Ragosniza, uno dei quali è stato trovato in un mercatino da un amico. L’amore per la bellezza ha un cuore antico.

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