Il Milan torna diavolo nella bolgia di Lione «Sarà uno spettacolo»

Ancelotti punta su Costacurta «per sfidare le leggi di natura»

Franco Ordine

nostro inviato a Lione

Nella Francia turbolenta di questi giorni, tra tumulti di piazza, scioperi della fame (a ciascuno il suo Pannella) e allegre proteste giovanili, aspettano al varco la macchina da gol battezzata Milan. Hanno una sana voglia di rivoluzione anche nel calcio e l’affidano a questo fenomeno di squadra chiamata Lione che non ha a disposizione il suo talento decisivo per la prima serata (squalifica), Juninho, ma corre e sbuffa, lotta e segna con grande facilità esaltando collaudati schemi preparati da lontano. Molto lontano. Quattro anni addirittura, quanti sono gli scudetti vinti e i tentativi di sbarcare oltre i quarti di finale della coppa Campioni, le colonne d’Ercole in Europa. Aspettano al varco il Milan, in uno stadio bolgia, 42mila paganti, esaurito ieri mattina con le ultime code ai botteghini, come fecero col Real Madrid durante il girone iniziale, pensano di incastrarne i vizi e di scoprirne i limiti, le improbabili rilassatezze invece che temere di lasciarsi stregare dalle virtù e dal talento dell’attacco rossonero. C’è una cifra che lampeggia a tal proposito: 95 i gol collezionati dall’attacco boom boom rossonero, una media stratosferica, 2,2 reti a partita, negli ultimi dodici anni solo la Juventus fu capace di realizzare altrettanto.
Un anno fa ci furono stenti e pigrizie, Crespo a un certo punto l’unica arma a disposizione, Kakà in declino. Adesso Sheva e Inzaghi, con Gilardino di rincalzo e Kakà a sostegno viaggiano ad andatura da primato. «Abbiamo da sempre avuto una vocazione offensiva», spiega didascalico Ancelotti che la stampa spagnola continua a considerare il prossimo condottiero del Real con ostinazione ridicola. Al proposito Galliani apparecchia un simpatico siparietto all’aeroporto di Malpensa. «Ho chiesto 35 milioni per lasciar libero l’allenatore ma devono prendersi anche Braida», gioca il vice-presidente vicario.
Stasera, per il Milan dato in buona salute, e dal grilletto facile, c’è poco da divertirsi e molto da stare all’erta, qui sotto il cielo di Lione, patria del Beaujolais nouveau. «Prevedo ritmi elevati», indovina ancora Ancelotti che sembra eccitato dall’idea di affrontare la sfida sul versante dell’abilità delle trame. «Fossi uno spettatore disinteressato verrei a Lione a vedermi la partita» insiste Carletto che nell’occasione gioca a carte scoperte, schieramento deciso e riproposto pari pari rispetto alla serata con la Fiorentina, una sola variante preparata, Gilardino in attacco al posto di Inzaghi, e un solo rischio. Già, c’è anche un rischio da segnalare. Il mancato recupero di Stam rilancia Costacurta, ribattezzato «Crossacurta» per l’abilità inedita, da laterale destro, di firmare assist. «Sì, voglio sfidare le leggi della natura» risponde spavaldo Ancelotti ai dubbi del cronista, avvitati non tanto sull’età del senatore rossonero ma sulla difficoltà nell’affrontare tre partite di fila, e due in quattro giorni, che prevedono un exploit da atleta purissimo. Lì dietro può abbattersi la potenza del Lione, le sue folate, incarnate dalla velocità di Wiltord e dalla forza fisica di Carew.

«Gioca Costacurta, almeno muore sul campo e gli organizzeremo un memorial» chiosa Ancelotti sempre più divertito da questo fenomeno che appassiona addirittura critici di fama disposti a segnalarlo a Lippi per il mondiale. Nella Francia turbolenta di questi giorni aspettano al varco anche lui, oltre che il Milan.

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