A Milano via alle sfilate: la moda riparte da sette

Dopo il taglio di due giorni dello scorso anno, la settimana di passerelle torna intera. Polemiche per le esclusioni eccellenti. Ecco il Primo comandamento: essere sexy con i super tacchi

A Milano via alle sfilate: 
la moda riparte da sette

«Abbiamo una settimana di sette giorni» esultano gli addetti ai lavori della moda e alla cosiddetta gente normale, quel resto del mondo che si veste per vivere e non vive di vestiti, vien subito voglia di chiamare il neurodeliri. Ci sono poi quelli che sparano cifre come petardi: 78 sfilate e 77 presentazioni in otto giorni secondo stime ufficiali di Camera Nazionale della Moda, una novantina di defilè e Dio solo sa quante statiche nelle sette giornate in cui Milano torna a essere la capitale mondiale della moda alla faccia di chi voleva sostituirla con Parigi o New York. I giochi cominciano ufficialmente oggi con un grosso calibro come Gucci e chiudono sulla carta martedì 28 settembre anche se, dispiace dirlo, ma per i due nomi in calendario quella mattina (per la cronaca si tratta di Aigner e 1° Classe - Alviero Martini) sarà dura riempire i posti in sala. Dispiace ancor più sapere che il cosiddetto tavolo degli stilisti che ha fattivamente collaborato con Camera Moda a stilare il programma, si è preso la briga di depennare la sfilata di Elena Mirò adducendo motivazioni tipo «è poco internazionale» quando invece il celebre marchio delle taglie morbide vanta negozi in 35 Paesi al mondo. Ci sono poi griffe come Kristina T e Love Sex & Money che a New York farebbero furore essendo in grado di presentare collezioni più che complete sul fronte delle tendenze, ma che a Milano non si capisce bene perché hanno un sacco di problemi tanto che da tempo le rispettive designer (Cristina Tardito e Fiorella Signorino) sono in lotta con l'ente presieduto da Mario Boselli. «Vorremmo solo capire perché altri nomi vengono tutelati in tutti i modi e noi no» dicono all'unisono le due signore. In ogni caso tra morti e feriti questa benedetta settimana di sette giorni, anzi di otto contando un giorno che in una partita a briscola conterebbe quanto il due di picche, è cominciata in pompa magna ieri sera alla Scala con il popolo della moda invitato dal Sindaco Moratti a festeggiare l'eccellenza della città.
«Le aziende della moda milanese generano un giro d'affari di 11 miliardi di euro e il 75 per cento di questa cifra è generato dalle imprese del lusso» spiega l'assessore Giovanni Terzi che ha attivamente partecipato a questo restyling radicale della fashion week. «Una rivoluzione copernicana» dice giustamente Mario Boselli parlando dello spostamento dalla Fiera al centro e del fatto che finalmente c'è stato un tentativo di fare sistema da parte di tutti gli attori in scena. «Questo è un numero zero, possiamo e vogliamo fare di più» dice Terzi. Vogliamo credergli.

Ma siamo pronti a farci cinesi se Anna Wintour o qualunque altro giornalista americano utilizzerà il bike sharing per andare alle sfilate. A Parigi lo fanno, ma quella come ben sappiamo è la città in cui le Genoveffe diventano Genevieve.

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