"Milano è brutta? Direi di no Ma ha bisogno di un lifting"

Anna Godeassi lavora per giornali e riviste realizzando disegni colorati. Il suo studio-atelier è una casa di ringhiera della vecchia Milano. Città che l'ha adottato e che lei ama, anche se vorrebbe più bella. FOTO

"Milano è brutta? Direi di no Ma ha bisogno di un lifting"

Sono entrato per caso nel suo studio-atelier, una casa di ringhiera "vecchia Milano", non lontano da piazzale Loreto. Mi avevano invitato a un aperitivo organizzato dall'Agam (Associazione giovani avvocati), e mi colpiva il fatto che si tenesse non in un locale ma in una casa privata. Non una casa qualsiasi ma quella di un'artista, Anna Godeassi. Ho scoperto, così, l'autrice delle belle illustrazioni che più di una volta avevo notato nelle pagine culturali di alcuni quotidiani. Guardando le pareti della casa sono rimasto rapito da un mondo dove ogni oggetto, anche il più banale, può diventare un'opera d'arte: il citofono, la caldaia del riscaldamento, un cassetto svuotato e variopinto. E che dire delle lastre radiografiche, anch'esse colorate. Sperimentazioni, ricerca di materiali. Non mancano i quadri "normali", fatti con le tecniche più svariate. Un esempio dei lavori di Anna si può avere guardando il suo sito internet: www.annagodeassi.it. L'abbiamo intervistata per chiederle qualcosa sul suo lavoro, sull'arte in generale e sulla città che l'ha adottata, Milano.

Quando ha iniziato a pensare di fare, dell'arte, il suo mestiere?
Sin da piccola mi piaceva esplorare il mondo ritagliando, incollando, inventando forme strane e disegnando mondi impossibili. Collezionavo sassi, legnetti e pezzi di carta per farli diventare elementi vivi e per dar loro un'anima.

Che studi ha fatto e quando ha iniziato a fare questo lavoro?
Dopo il liceo avevo diverse aspirazioni, non tutte artistiche: diventare architetto, designer, giornalista, medico. Poi ho pensato di provare a iscrivermi all'Istituto Europeo del Design (IED) e di seguire il corso di illustrazione. Terminato il triennio ho cominciato a collaborare con alcuni negozi creando pannelli, quadri ed elementi decorativi per la casa. La mia aspirazione era però diventata quella di collaborare con editori e riviste. E così ho cominciato a proporre nelle redazioni i miei disegni, creati ad hoc per servizi e dossier. Dal 2005 lavoro in questo settore a tempo pieno, avendo così ormai poco spazio da dedicare alla pittura e alla libera espressione. Sono sempre più o meno vincolata a temi e soggetti, o comunque alla necessità di usare una serie di codici comprensibili e tutti, non come quando realizzo un'opera di mia ispirazione.

In cosa si cimenta di più ultimamente a livello lavorativo?
Collaboro per quotidiani (La Repubblica e Il Sole24ore), agenzie di pubblicità e riviste tra cui A, Astra, Bravacasa, Cosmopolitan, Donna Moderna, Emergency Magazine, Psychologies, Traveller.

Quale lavoro le è rimasto di più nel cuore?
Mi è piaciuto realizzare video (una sigla per RaiTre e un cortometraggio per Sky). E' un lavoro che di rado mi capita di fare,ma è interessante perchè lo si deve fare in squadra,e in cui il risultato è comunque sorprendente e inatteso;le mie creature(io mi occupo appunto solo e soltanto delle illustrazioni nel caso di un'animazione) escono finalmente dalla carta per interagire nello spazio e nel tempo, e scoprire il mondo.

Qual è la sua tecnica preferita?
In generale direi che amo mischiare e improvvisare .Ci sono alcuni illustratori che adottano sempre lo stesso range di tonalità tecniche e personaggi. A me piace invece analizzare il tema o il dossier che devo rappresentare anche attraverso la tecnica. E così utilizzo il materiale, la rugosità di una stoffa o una carta stropicciata per esprimere anche il concetto vero e proprio. E credo sia anche un modo per sfuggire alla noia esistenziale che comunque spesso mi accompagna. Ho bisogno di essere sempre in  movimento,o comunuque in viaggio, seppur mentalmente,e il variare le tecniche espressive è anche un modo per sfuggire alla monotonia della vita.

Molti artisti famosi del passato quando non erano sodisfatti del loro lavoro spaccavano le tele. A lei è mai capitato?
Sono molto istintiva, spontanea, incontrollabile e spesso irrazionale. Ma non mi è mai venuto in mente di scagliarmi contro qualcosa di mio,sarebbe quasi come farlo nei confronti di un figlio. Mi potrei arrabbiare al punto magari di lanciare un computer, quello sì! la tecnologia è un mezzo che utilizzo per spedire i materiali, catalogarli, semplicemente un mezzo, on nutro nei suoi confronti affetto, e segue delle regole e una logica che spesso non comprendo. E mi innervosisco. Ecco, sì, direi che l'artista famoso del presente potrebbe spaccare il proprio computer

Lei per lavoro fa una cosa che le piace. Ma le capita, qualche volta, di essere stanca di disegnare o dipingere?
Certo! Quando una tua passione diventa un lavoro,devi trovare altre passioni ovviamente. Il lavoro impone disciplina, orari, regole, stress che una passione non porterebbe. E attualmente, quando finisco di lavorare e ho del tempo libero, non mi metto certo a disegnare. Questo un po' mi dispiace, ma rimane sempre in me la voglia di progettare e inventare nuove suggestioni.

Lei è di Pordenone. Come si trova a Milano e dove le piacerebbe vivere e lavorare un giorno?
Milano mi ha da subito ben accolto, nonostante si dica che è una città fredda e chiusa. Non ho mai avuto questa sensazione, e credo sia assolutamente una generalizzazione perché è una realtà cosmopolita in cui si trovano persone di tutta italia e di tutto il mondo. Si respira un'aria positiva e creativa, per me stimolante, ed ha il vantaggio di essere una piccola metropoli a misura d'uomo, in cui posso andarmene in giro con la mia bicicletta fiorita. E' un po' come una donna brutta ma molto interessante. Ecco, forse meriterebbe un lifting, una seria riqualificazione estetica, cui mi piacerebbe partecipare. Essendo una freelance posso lavorare ovunque, e perché no, prima o poi su una barca, o su un ramo e comunque sempre con una valigia vicino per poter cambiar luogo e suggestioni

L'arte può aiutare a vivere meglio?
Spesso mi domando quanto il mio lavoro possa essere utile nella società contemporanea, e paragonandolo alla professione di un medico o di un giornalista o di un assistente sociale o un comico o un vigile o un astronauta, ho il dubbio di fare un'attività superflua.

Poi però credo anche che la vita abbia anche bisogno di un aspetto ludico, creativo ed estetico, e non solo funzionale in senso stretto. Ed ecco allora che mi rincuoro e continuo nella mia missione, nel cercare di comunicare delle metafore della vita che servano a vederne nuovi aspetti, e nel suggerire sogni cromatici.

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